(Charles Péguy, 1873-1914)
Giotto La Crocefissione Cappella degli Scrovegni |
Sua madre Maria trovava che andava molto bene.
Era felice, era fiera di avere un tale figlio. Di essere la madre di un figlio simile. Di un tale figlio.
Se ne glorificava forse in se stessa e glorificava Dio.Magnificat anima mea. Dominum. Et exultavit spiritus meus.
Magnificat. Magnificat.
Fino al giorno in cui aveva cominciato la sua missione.Ma da quando aveva cominciato la sua missione. Lei forse non magnificava più.
Da tre giorni piangeva. Piangeva, piangeva. Come nessuna donna ha mai pianto. Nessuna donna.
Ecco cosa aveva reso a sua madre. Mai un ragazzo era costato tante lacrime a sua madre. Mai un ragazzo aveva fatto piangere tanto sua madre. Ecco cosa aveva reso a sua madre.
Da quando aveva cominciato la sua missione. Perché aveva cominciato la sua missione.
Da tre giorni essa piangeva. Da tre giorni errava, seguiva. Seguiva il corteo. Seguiva gli avvenimenti. Seguiva come a un funerale. Ma era il funerale di un vivo. Di uno ancora vivo.
Seguiva quello che succedeva. Seguiva come se fosse stata del corteo. Della cerimonia. Seguiva come un’accompagnatrice. Come una servente. Come una prefica dei romani. Dei funerali romani. Come se fosse stato il suo mestiere. Di piangere.
Seguiva come una povera donna. Come una frequentatrice del corteo. Come un’accompagnatrice del corteo. Come una servente. Già come una frequentatrice. Seguiva come una poveretta. Come una mendicante.
Loro che non avevano mai chiesto nulla a nessuno. Adesso chiedeva la carità. Senza averne l’aria chiedeva la carità. Perché senza averne l’aria, senza neanche saperlo chiedeva la carità della pietà.
Di una pietà. Di una certa pietà. Pietas.
Ecco cosa aveva fatto di sua madre. Da quando aveva cominciato la sua missione. Lei seguiva, piangeva. Piangeva, piangeva. Le donne non sanno che piangere.
La si vedeva dappertutto. Nel corteo, ma un po’ al di fuori del corteo. Sotto i portici, sotto le arcate, nelle correnti d’aria. Nei templi, nei palazzi. Nelle strade. Nei cortili e nei cortiletti.
Era salita anche lei sul Calvario. Anche lei aveva salito il Calvario. Che è una montagna scoscesa.
E non sentiva neanche più che camminava. E non sentiva neanche i suoi piedi che la portavano. Non sentiva le gambe sotto di sé.
Anche lei aveva salito il suo calvario. Anche lei era salita, salita. Nella ressa, un po’ indietro. Salita al Golgotha. Sul Golgotha. Sulla cima. Fino alla cima.
Dove egli era adesso crocifisso. Con le quattro membra inchiodate. Come un uccello notturno sulla porta d’un granaio.
Lui, il Re di Luce. Nel luogo chiamato Golgotha. Cioè il posto del Cranio.
Ecco cosa aveva fatto di sua madre. Materna. Una donna in lacrime. Una poveretta. Una poveretta di desolazione. Una poveretta nella desolazione.
Una specie di mendicante di pietà.
Vuestra soy pues me criasteis
vuestra pues me redimisteis
vuestra pues que me sufristeis
vuestra pues que me llamasteis
vuestra porque me esperasteis
vuestra porque no me perdì:
que mandais hacer de mì?
Que mandais pues, buen Señor,
que haga tan vil criado?
Cual oficio le habeis dado
a este esclavo pecador?
Veisme aqui mi dulce amor,
amor dulce veisme aqui
que mandais hacer de mi?
Veis aqui mi corazon,
yo lo pongo en vuestra palma:
mi cuerpo, mi vida y alma:
mis entrañas y affliccion.
Dulce esposo y redentor,
pues por vuestra me ofrecì
que mandais hacer de mi?
Haga fruto o non lo haga,
estè callando o hablando,
muestrame la ley mi llaga,
gace de evangelio hablando.
Estè penando o gozando
solo vos en mi vivìs.
Que mandais hacer de mi?
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Sono tua poiché mi hai creata
sono tua perché mi hai redenta
sono tua poiché per me hai sofferto
sono tua poiché mi hai attesa
sono tua perché non mi sono perduta:
che cosa vuoi farne di me?
Che cosa vuoi o mio buon Signore
che faccia una così umile creatura?
Che compito vuoi dare a questa indegna peccatrice?
Vedi , io sono qui, mio dolce amore
amore dolce, sono qui
che cosa vuoi farne di me?
Vedi qui c´è il mio cuore,
Io lo metto nelle tue mani:
Così come il mio corpo, la mia vita e la mia anima,
tutta me stessa e tutte le mie preoccupazioni.
Dolce sposo e Redentore
poiché mi sono data tutta a te
che cosa vuoi farne di me?
Porti frutto o non ne porti
parli o taccia,
ma mostrami la strada da percorrere.
Sia felice nell´annunciare il Vangelo.
Che io soffra o sia felice
tu solo sei nel mio cuore
che cosa vuoi farne di me?
SANTA TERESA D’AVILA
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