Camillo Ruini
«La conclusione
traumatica e immeritata della sua esperienza politica è stato un danno per lui
e per tutti». Il cardinal Ruini ripercorre l’avventura di lotta e di
buongoverno di Formigoni nell’Introduzione al libro, pubblicato su TEMPI
Una storia popolare, è il libro
intervista in cui Roberto Formigoni racconta a Rodolfo Casadei la sua vicenda
politica e umana (Cantagalli, 536 pagine, 25 euro).
Non è la
storia di un uomo solo, ma e anche la storia di un popolo, fortemente coeso,
che cammina con lui. E insieme affrontano battaglie culturali e politiche, ora
vincendo ora perdendo, ma sempre tenendo la rotta e riprendendo il cammino. E
sempre lavorando perché l’intelligenza della fede che hanno ricevuto diventi
anche intelligenza della realtà.
L’impegno
politico, che ben presto diventa preponderante, viene vissuto come occasione
per incontrare e condividere i bisogni delle persone. E per cercare e costruire
soluzioni, nell’ottica, dice il protagonista, di rendere esperienza la dottrina
sociale cristiana.
Soprattutto
il principio di sussidiarietà è proclamato e vissuto come la stella polare che
orienta le diverse scelte, e questo anche alla guida di una delle regioni più
moderne e avanzate d’Europa, la Lombardia, alle prese con problemi tipici di
una società complessa, che guarda con ansia al futuro.
Incalzato
da un intervistatore che è sì un amico ma non risparmia le domande più scomode,
il protagonista parla anche di sé, degli aspetti più intimi, meno noti e più
sofferti della sua vita.
Dunque è a
tutto tondo una “Storia popolare”, la storia di un cristiano e di un pezzo di
popolo cristiano. Nell’accadere di una società sempre più secolarizzata, nel
susseguirsi di battaglie unitarie dei cattolici e di episodi laceranti, dalle
divisioni e dalla sconfitta nel referendum sul divorzio al ricomporsi
dell’unità ma sempre sconfitti nel referendum sull’aborto, fino all’unità e
alla vittoria nel referendum sulla fecondazione assistita. Mentre emerge
prepotentemente una questione antropologica che è centrale già oggi e ancor più
per il futuro e che deciderà che cosa ne sarà dell’uomo e della sua identità.
La ricerca
dell’unità
È la storia
di un politico cristiano insieme ad altri politici cristiani e non cristiani,
dalla forza alla decadenza e alla morte della Dc, al tentativo di innervare di
una visione cristiana alcuni dei nuovi partiti nati dal disfacimento della
prima Repubblica. Sempre con l’obiettivo di preservare quei valori
fondamentali, irrinunciabili, che appartengono all’essenza dell’uomo e di una
società realmente umana, messi a forte rischio dal mainstream odierno.
D’altra
parte, per chiunque faccia politica seriamente, questa è fortemente legata a
una visione culturale, e per il cristiano la cultura e indissolubilmente legata
alla fede.
Il libro si colloca sul confine tra un’epoca in cui tutto questo era evidente e la situazione odierna, dove cultura e politica sono troppo condizionate dalla pura immagine e dall’istinto immediato: una situazione che dobbiamo cercare di correggere. Rievocando ampi e significativi brani della storia del Movimento popolare e di Comunione e Liberazione, questo testo offre un esempio e indica implicitamente percorsi possibili per la ripresa di una forte presenza dei cattolici nella vita pubblica.
Dal racconto si evince che per Cl la decisione
per una presenza unitaria dei cristiani nelle questioni sociali e nell’azione
politica non è nata da un’interpretazione integralista della fede o dalla sua
riduzione a ideologia. Al contrario, Cl non metteva in discussione il principio
del pluralismo legittimo, che in quegli anni era stato esplicitato dalla
lettera apostolica Octogesima adveniens di Paolo VI; Cl
cercava di vivere fino in fondo il suo carisma, che si può riassumere nel fare
dell’unità dei cristiani in Cristo un’esperienza esistenziale.
Chi fa
l’esperienza dell’unità con gli altri cristiani in Cristo e dei nuovi rapporti
umani che gradualmente ne nascono desidera vivere quell’esperienza di unità in
ogni ambito della vita: nella politica, nell’impegno sociale, nella cultura,
eccetera. Non si trattava dunque di imporre alla società “leggi cristiane”, ma
di agire nella vita pubblica a partire da quel cambiamento della personalità
che avviene prendendo parte all’esperienza di comunione che si fa nella
comunità cristiana.
Il compito
dei cattolici
In mezzo a
errori e difetti tipici di ogni esperienza umana questo approccio ha prodotto
nel medio termine risultati positivi per il bene di tutti. Negli anni Settanta
ha contribuito ad evitare l’avvento al potere di un Partito comunista ancora
troppo subalterno a Mosca; negli anni a cavallo fra i due millenni ha dato vita
a esperienze benemerite di buongoverno, di cui la Lombardia rappresenta il caso
più avanzato. Esperienze che hanno saputo coniugare libertà e responsabilità,
solidarietà e principio di sussidiarietà.
Pur non
essendo l’unico esponente politico italiano proveniente dalle file di Cl,
Roberto Formigoni è stato l’uomo politico che più ha sintetizzato ed espresso
il patrimonio di impegno unitario, iniziative sociali e culturali,
sollecitudine per la cosa pubblica, che, a partire dagli anni Settanta, era
andato accumulandosi attraverso revisioni e correzioni che non sono mancate.
Oggi i
cattolici, al di là della questione di un loro partito, devono puntare sui
contenuti dell’azione politica e sviluppare un’azione il più possibile
unitaria, aperti al contributo e alla collaborazione di quanti, anche non
credenti, condividono tali contenuti. È un compito essenziale, che ha valore
per l’Italia e per l’Europa. Spetta ai cattolici operare affinché l’una e
l’altra accettino di riconoscere le loro radici cristiane, oggi sempre più
minacciate da un violento attacco esterno di radice in particolare islamista,
ma soprattutto dall’indifferenza e spesso dall’ostilità aperta di tanta
intellighenzia occidentale. Questo libro mostra che tutto ciò e possibile e
indica una strada.
Termino con
una brevissima riflessione personale: Roberto Formigoni è stato costretto a una
conclusione traumatica e immeritata della sua esperienza politica. È stato un
danno non solo per lui ma per quanti condividono con lui una certa visione
dell’Italia e del suo futuro.
foto ANSA
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