venerdì 16 aprile 2021

TRADITI E ABBANDONATI GLI AFGANI SONO SOLI DI FRONTE ALLA DISUMANITA’ DEI TALEBAN.

L'IPOCRISIA DELL'AMERICA. LE VENDETTE DEI TALEBAN, 20 ANNI DOPO

Dopo vent’anni, ha annunciato il Presidente Biden, le truppe occidentali si ritirano dall’Afghanistan. Domenico Quirico su La Stampa scrive un pezzo bellissimo e molto amaro. Prende spunto dalla foto di un bambino afghano che riceve l’ultima caramella dal soldato statunitense. Gli Usa, l’Occidente, noi facciamo sempre così: ora a Kabul torneranno i talebani e detteranno le regole della sharia.


«Una fotografia. Insegna molte cose: un soldato americano, con indosso tutta la sua lucida spazzatura tecnologica e guerriera, porge una caramella a uno stracciato scugnizzo afghano. Che la prende con la stessa composta miseria, la stessa timidità di fronte all'ingiustizia universale del protagonista di «Ladri di biciclette». 

Immagine indimenticabile dell'ipocrisia: ora che il guerriero se ne va, sconfitto, umiliato dai ciabattanti ma implacabili mujaheddin talebaniFine delle caramelle, degli aquiloni, del progresso sotto i cieli meravigliosi e crudeli di Kabul, della eguaglianza delle donne, del suffragio universale, della volontà dei più. Fine di questi tamponi e impiastri illusori, vaniloqui, frasi con cui sosteniamo di voler calmare i dolori più comuni dell'umanità. 

Sì. La sconfitta in Afghanistan riassume i difetti dell'Occidente. Proviamo a tentare quello che non facciamo mai, leggere la storia con gli occhi del bambino afghano, degli indifesi, dei disarmati, di coloro che hanno sopportato questa guerra come hanno sopportato le innumerevoli altre da secoli, come una fatica maledetta, necessaria a campare. Che sognavano la pace senza in fondo crederci e che adesso sono nelle mani dei taleban, assediati, senza un viottolo di scampo. Sono i milioni di afgani che in questi anni hanno creduto alle promesse che abbiamo regalato senza risparmio, gli americani, noi, gli occidentali. È vero: per credere alle promesse degli americani, smentite ogni giorno dalla storia del Vietnam, dell'Iraq, della Somalia, di mantenerle, bisogna avere la fede che nutrivano i primi cristiani che credevano nel prossimo avvento del regno di dio. Eppure molti afgani ci hanno creduto. 

Che cosa non si aspetta, in fondo, dall'America? Anche chi la disprezza e la maledice la crede capace di grandi cose. Così ci sono donne che hanno gettato il burqa nella spazzatura, hanno spezzato fragorosamente abitudini, minacce, proibizioni, legami famigliari. Non c'erano gli americani, l'Occidente lì a vigilare che il medioevo non tornasse in vigore, e li stritolasse? E poi ci sono, giovani soprattutto, quelli che hanno scritto, firmato documenti, sono apparsi in televisione, hanno usato i nuovi strumenti della tecnologia, per ribadire che loro erano pronti, volevano la tolleranza, un mondo pulsante di contraddizioni e molte verità perché questo è la natura dell'uomo. Che erano stufi di kalashnikov e di fatwe e madrase che eruttavano fanatici ignoranti. Volevano la modernità. Ci voleva coraggio e loro l'avevano. 

Ma gli occidentali non erano lì a ripetere, a data fissa, che erano apostoli proprio di quella modernità, per salvarli dai loro demoni? (…) Gli occidentali non volevano far del bene agli afgani ma a sé stessi. E adesso, traditi, abbandonati, sono di fronte alla perentorietà disumana dei vincitori, i taleban. Non li consolano certo le spigolature degli sconfitti per nascondere la ritirata: che ci sono taleban buoni e taleban cattivi, che i ragionevoli stanno prevalendo. Altre bugie. I taleban scendono a Kabul con il loro armamentario intatto, che è sintetizzato in una parola: sharia. 

Compiranno con calma le vendette, purificheranno, ripuliranno i traditori, gli apostati».

il testo di Domenico Quirico e’ tratto dalla news letter : “La versione di Banfi”

la foto è di Asiablog

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