VENERAZIONE DELLA SANTA SINDONE
Lectio
del santo Padre Benedetto XVI
Domenica, 2 maggio 2010
Cari amici,
(…)
Ringrazio Dio per il dono di questo
pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve
meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne
Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.
Si
può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato
Santo. (…)Giotto, La Deposizione, Cappella degli Scrovegni
Cari
fratelli e sorelle, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il
secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del
Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa
parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale,
quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di
più. (…)
E
tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto,
totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. (…) Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione,
ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata
con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla
esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo
unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in
Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro
rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.
In
quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è
“disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire
che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine
estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna
l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo,
rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per
guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti
abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che
della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di
stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può
rassicurare. Ecco, proprio questo è
accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio.
E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche
nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una
voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori.
L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello
spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita.
Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio
hominis”.
Questo
è il mistero del Sabato Santo! Proprio
di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una
speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che
guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di
questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è
al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone
vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini
– è perché in essa non vedono solo il buio,
ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto
la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono
sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte
pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore.
Questo
è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su
di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre
passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati –
“Passio Christi. Passio hominis” -, da questo volto promana una solenne maestà,
una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto
questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio.
Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è
un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine,
crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un
morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore
e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di
sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo
di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una
sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo
ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.
Cari
amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso.
Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone,
portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di
fede, di speranza e di carità. Grazie.
QUI
PRESSO A TE SIGNOR
Il
Sabato Santo
di FRANCO CASADEI
Il Sabato Santo
Il giorno del nascondimento
La terra di nessuno tra morte
e vita,
il silenzio attonito di un
Creato
sospeso nell’abisso,
perché il Re dorme.
Tempo d’enigma.
Il giorno più lungo della
storia
Abitato dalle ombre della
morte.
Dov’è Dio? Sembra assente.
Durante il Sabato Santo
La speranza del mondo
Riposa in una tomba,
ma se Dio riposa, chi si
occuperà
della tessitura della vita,
chi sosterrà il peso dell’attesa?
C’è ancora qualcosa da
aspettare
Nell’esilio in questo angolo
di terra,
dove nessuna bellezza riesce
a soddisfare
il desiderio d’infinito che
detta il cuore?
Nel silenzio del Sabato
Santo
Tutti i silenzi della vita.
Non è un giorno vuoto,
è il tempo di chi sa
aspettare.
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