ZAN VUOLE RIDURRE IL SESSO BIOLOGICO A CATEGORIA OBSOLETA, A FAVORE DELL’ INTRODUZIONE PER LEGGE DI UNA IDENTITA’ DI GENERE AUTOPERCEPITA
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La dott.Sandra Morano (Ginecologa, Università di Genova) in un interessante articolo pubblicato sulla rivista “Quotidiano sanità” del 19 aprile inizia citando la famosa domanda: “E’ un lui o una lei?” nel film “Il senso della vita”, fatta da una donna che ha appena partorito, e la ancor più famosa risposta del curante: ”Non le pare che sia un po’ troppo presto per attribuire dei ruoli?”, e afferma che questa potrebbe diventare a breve una formula routinaria per adeguare i protocolli delle società scientifiche perinatali a una legge che si sta discutendo nel nostro Parlamento.
Il dettato del DDL Zan, scrive la Morano, nato dalla necessità di legiferare contro atti di violenza, disprezzo o vilipendio per omotransfobia, va oltre le intenzioni iniziali.
Nell’art. 1 esso affronta il complesso
capitolo della definizione di sesso (sesso biologico o anagrafico) e genere
(identificazione percepita/manifestata di sé in relazione al genere), a sua
volta definito come “qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia
conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso”.
Si procede così, in modo autoreferenziale,
del tutto astratto, e non scientifico, in ambiti complessi, negli anni
divenuti appannaggio della bioetica, e che mai come oggi necessitano di sguardi
filosofici in dialogo con le neuroscienze e le discipline STEM (Science,
Tecnology, Engineering and Mathematics).
La saggezza del politico, continua la ginecologa, la competenza e l’autorevolezza del legislatore richiedono una visione più complessa e corrispondente alla società tutta. Definire il sesso (biologico e anagrafico) e poi riferirsi al genere (manifestazioni esteriori conformi o non con le aspettative sociali connesse al sesso) appare un dettato confusivo, non adeguato alla chiarezza del messaggio legislativo.
Mentre si definisce il sesso se ne sancisce il superamento, in base a variabili percepite individualmente, manifestazioni esteriori legati all’”autocertificazione di genere”. Il genere quindi sostituisce il sesso, e affida la sua definizione alla identificazione percepita e manifestata di sé: una ri-definizione di identità di una minoranza a cui però tutto un popolo è chiamato ad adeguarsi.
“Una
proposta di “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della
violenza per motivi fondati sul sesso” sarebbe stata molto più utile a tutti se
si fosse concentrata solo su questo”, afferma la Morano. “La pretesa di
ridefinire e regolamentare per legge “sesso, genere, orientamento sessuale,
identità di genere” interferisce anche con i fondamenti scientifici di materie
come la Anatomia, la Embriologia, la Genetica, la Fisiologia, e nel suo ambito
specialistico l’Ostetricia e Ginecologia, la Medicina della Riproduzione, la
Psichiatria, l’Endocrinologia, la Sessuologia, la Chirurgia Plastica, solo per citare
discipline, di base e non, in cui la differenziazione sessuale, il patrimonio
genetico, le patologie legate al sesso, rappresentano i fondamenti della
conoscenza, della ricerca scientifica e, in ultima analisi, delle competenze.
Secondo l’autrice, la legge in questione non vuole limitarsi a sanzionare
comportamenti offensivi ed aggressivi, ma vuole allo stesso tempo affermare e sancire (a partire dai
desideri individuali, dalle biografie, dal riferimento alla cultura gender come
modello main-stream) il superamento nei
fatti del sesso biologico, e la sua riduzione a categoria obsoleta, a favore di
una identità di genere autopercepita. Ricordiamo che questo provvedimento
riguarda solo un’esigua parte del paese, che non si riconosce nel recinto di
uno dei due sessi biologici, ma piuttosto nella sua “identificazione
percepita/manifestata di sé”.
Resta ferma la convinzione che sia necessario introdurre le aggravanti per
violenza o discriminazione a sfondo sessuale, che pur essendo già presenti nel
sistema legislativo sono passibili di ulteriori ampliamenti e integrazioni. Ma,
conclude con fermezza la Morano, proprio in ragione della molteplicità dei
vissuti intimi dell’esistenza umana, e della loro delicatezza, non si può acconsentire, a fianco di giuste
misure a contrasto della discriminazione sessuale, all’introduzione per Legge
dell’autoidentificazione di genere.
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