Dal libro di Pierpaolo Donati e Giulio Maspero,
Dopo la pandemia. Rigenerare la società con le relazioni,
che IL CROCEVIA,
il Campo della Stella e Eliot,
presentano il
29 aprile, alle ore
21.
Per collegarsi direttamente:
https://www.youtube.com/watch?v=XqjJf7OLo6k
Donati scrive:
IL CROCEVIA |
La
pandemia ha imposto la regola opposta: "devi allontanarti dall'Altro”.
Il che significa: “salva te stesso, perché l'Altro può danneggiarti”. [...]
Durante la pandemia, la fiducia è crollata. Per rigenerarla, è necessario
promuovere un incremento di “riflessività” personale e sociale. La riflessività personale riguarda la
conversazione interiore in cui l'individuo esamina continuamente se stesso e
delibera da sé che cosa fare (che cosa è giusto fare)
in relazione ai propri fini ma anche alle caratterisiche, ai vincoli e alle
opportunitù del contesto in cui agisce.
La
riflessività sociale è invece quella che si esercita
sulle relazioni fra persone e fra soggetti collettivi per valutare gli effetti
che le relazioni [in quanto tali] hanno sulle identità dei consociati, perché
solo dando una direzione etica alle relazioni si possono creare forme allargate
di fiducia e solidarietà sociale. Per questo la soluzione alla crisi di fiducia
sta nel rimettere al centro
dell'attenzione e del dibattito pubblico le “ragioni” individuali e collettive
del dare-ricevere fiducia, i valori e i fini ultimi dell'agire in società».
[...]
Il crollo delle relazioni sociali, sia come legami nelle reti di sostegno sociale, sia come perdita di fiducia fra le persone e nelle istituzioni [...] richiede una svolta culturale e organizzativa capace di trascendere i limiti culturali delle condizioni preesistenti alla pandemia. [...]
Il cristianesimo ha ancora molto da dirci
quando afferma che la nostra identità e la nostra vita sono basate su una
relazione di filiazione divina. In questa relazione troviamo una risposta a
come gestire le relazioni quando non possono essere fisiche ma solo sociali,
nel senso che collegano le persona a prescindere dalla presenza fisica. È dunque
il prototipo delle relazioni vitali che fondano l'umanizzazione delle persone.
Ciò significa che abbiamo bisogno di una matrice teologica per la quale
sostanza e relazione si implichino come co-principi delle realtà». (pp. 35. 39.
43).
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