giovedì 22 aprile 2021

LA TENTAZIONE DI RITIRARCI DALLA NOSTRA UMANITA’

 George Gray

 

Cloude Monet, Barche in secca 1881
Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio.
È una barca che anela al mare eppure lo teme.

 EDGAR LEE MASTERS

Antologia di Spoon River (Mondadori, 2001), trad. it. Antonio Porta

Commento di Julian Carron, Esercizi della Fraternità di comunione e liberazione, 2021

Siamo come una barca che anela al mare, non può non attenderlo, perché questo anelito è costitutivo, eppure lo teme. Ecco, allora, che si apre la lotta: assecondare l’anelito al mare, la fame di una vita piena di significato, oppure ritirarsi, accontentarsi, non rischiare, per paura degli imprevisti. È di questa tentazione di ritirarci dalla nostra umanità, di risparmiarci gli imprevisti per paura, rimanendo al sicuro a bordo di «una barca con vele ammainate, in un porto», che parla Gesù nel Vangelo con la parabola dei talenti.

 

 

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