STEFANO FONTANA 18-03-2022
L’Occidente
non è un punto geografico e ha poco a che fare con l’attuale occidente.
L’Occidente è una civiltà, entrata in crisi secoli fa, quando la sintesi
operata dal cristianesimo è stata messa in dubbio e poi demolita. Il vero
Occidente è l’Europa: inclusa la Russia, che però ha subito la stessa
degenerazione. La frattura si può ricomporre, seguendo la via indicata da san
Giovanni Paolo II.
Prendo spunto
dalla crisi ucraina non per parlare della guerra, ma per chiedermi cosa si
intenda per Occidente, dato che nelle cronache e nei commenti viene spesso
adoperata questa espressione. Non parlo della guerra, ma forse chiarire questo
punto può essere utile per considerare anche quanto sta avvenendo e,
soprattutto, le prospettive future.
L’Occidente
non è un punto geografico, perché
allora anche la Cina sarebbe Occidente, come lo è per gli americani di Seattle.
L’Occidente non è nemmeno un’alleanza militare. L’Occidente non è nemmeno
quello-che-capita-in-occidente, perché vi capitano cose che contrastano con la
natura vera dell’Occidente. L’Occidente con la O maiuscola non è l’occidente
con la o minuscola. Bisogna distinguere tra l’Occidente e questo occidente,
ossia come l’Occidente si sia malamente ridotto, degradandosi rispetto alla sua
origine e natura. L’occidente di oggi ha poco a che fare con l’Occidente.
Cosa è allora
l’Occidente? Esso è una civiltà, nella quale il
cristianesimo ha sintetizzato, purificandole, la filosofia greca e il diritto
romano. Ci sono stati anche altri elementi, che però o sono stati di disturbo,
prendendo percorsi eterodossi e degenerativi, oppure sono stati assunti e
chiariti dal cristianesimo. La crisi dell’Occidente è cominciata secoli fa,
quando quella sintesi di civiltà è stata dapprima messa in dubbio, poi corrosa
e infine pressoché demolita. Come tanti insigni cervelli hanno detto - da K.
Löwith a C. Schmitt, da M. de Corte a G. K. Chesterton - ciò che c’è
nell’occidente di oggi deriva dall’Occidente cristiano per via di un lungo
processo di secolarizzazione. Secondo Löwith “la degenerazione del sistema
europeo ha un’unica causa, cioè la degradazione politica del potere
spirituale”. Questo
processo degenerativo ha fatto dire a Joseph Ratzinger: “C’è qui un odio di sé
dell’Occidente (…) che si può considerare solo come qualcosa di patologico;
l’Occidente (…) della sua storia vede soltanto ciò che è deprecabile e
distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro”.
L’Occidente è
l’Europa, unitamente alla Magna-Europa, ma
“L’Europa (…) sembra svuotata dall’interno, come paralizzata da una crisi
circolatoria, una crisi che mette a rischio la sua vita affidandola a trapianti
che ne cancellano l’identità”, eppure il cristianesimo “proprio in Europa ha
ricevuto la sua impronta culturale e intellettuale storicamente più efficace e
resta pertanto intrecciato in modo speciale all’Europa” (Ratzinger). Questo processo degenerativo dell’Occidente
ha spesso trovato tragica espressione in “guerre civili europee”. Questa
nozione, che dobbiamo al grande storico tedesco Ernst Nolte, sembra trovare
applicazione anche oggi. Ogni guerra civile è un suicidio e infatti Benedetto
XV aveva detto che la guerra - in questo caso la Prima guerra mondiale -
sarebbe stata il suicidio dell’Europa.
Ora, se
questo è l’Occidente e se questa è l’Europa,
dell’Occidente e dell’Europa fa parte anche la Russia. Risulta impossibile
contrapporre Occidente e Russia. Giovanni
Paolo II si era impegnato a fondo sia nel segnalare la degenerazione
dell’Occidente, sia nel sognare un Occidente ricomposto in tutte le sue anime,
“la vocazione dell’Europa alla fraternità e alla solidarietà di tutti i popoli
che la compongono dall’Atlantico agli Urali” (5 ottobre 1982). Non si deve
limitare questo progetto di Giovanni Paolo II ad alcune situazioni storiche
particolari, come per esempio l’allora esistente sistema dei due blocchi,
oppure, in seguito, la guerra nei Balcani. Esso vale in quanto tale ed è valido
sempre perché radicato sull’essenza dell’Occidente. Da questo ultimo punto di vista egli propose la
“nuova evangelizzazione”, che non è da intendersi come una evangelizzazione di
tipo nuovo, ma come una ri-evangelizzazione dell’Occidente, a cominciare
dall’Europa. Impegnò inoltre tutta la sua funzione apostolica nella
proposta di tornare ad un’unica Europa, che respira con due polmoni (nel 1983 e
poi svariate volte). Per lui la Russia faceva parte dell’Occidente e faceva
parte dell’Europa.KIEV Cattedrale di Santa Sofia
L’Occidente e
la Russia non sono allora modelli di civiltà
contrastanti. Certo, questo occidente e questa Russia sono stati ambedue
colpiti dalla degenerazione cui accennavo.
Il secolarismo, il relativismo, l’irreligiosità, il rifiuto della morale
naturale interessano ambedue, ma come unica degenerazione dell’Occidente
che ha assunto due forme, non come due mondi separati e contrastanti. Il comunismo, che ha
potentemente influito sul degrado della società russa, è stato un virus
occidentale; anzi, per pensatori come Del Noce, è stato l’esito più coerente e
devastante della degenerazione moderna della cristianità. Esso, infatti, ha
agito e continua ad agire non solo in Russia ma anche più a ovest.
Non ho parlato
della guerra, ma forse assumere la visione che ho
proposto può aiutare a sollevare lo sguardo e gli intenti e a prendere le
distanze da ogni collocazione riduttiva, che senz’altro non giova alla pace.
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