Non credete alla chiave di lettura proposta da Dugin (filosofo e politologo russo, considerato consigliere e ispiratore di Putin) e Kirill, Patriarca Ortodosso di Mosca, ma nemmeno a Von Der Leyen. L'Occidente che oggi si oppone a Putin non è quello che combatté l'Urss
C’è qualcuno, nel mondo cattolico, che
prende per buone le ricostruzioni di Aleksandr Dugin e del patriarca di Mosca Kirill, e crede davvero che quella
che si sta combattendo in Ucraina sia la guerra dell’ultima cristianità (la
Russia) contro il globalismo. Non è così: dietro la politica di potenza della Russia non c’è il
cristianesimo, ma la tradizionale religione pagana imperiale romana verniciata
di cristianesimo.
C’è qualcuno, nel mondo cattolico, che
prende per buone le parole di Ursula Von
Der Leyen, di Mario Draghi, di Emma Bonino, e crede davvero che i valorosi
patrioti ucraini, nel mentre che difendono la loro terra dall’invasore,
difendono i valori liberali e democratici dell’Europa. Non è così: l’Occidente non sta aiutando, con armi e sanzioni
economiche antirusse, gli ucraini per difendere la libertà e la democrazia in
Europa, ma per permettere al globalismo di continuare la sua
corsa fatta di cancellazione delle identità, di mercificazione dei rapporti
umani, di disgregazione della società funzionale al dominio dello Stato e del
mercato sugli esseri umani ridotti a consumatori.
Impero pre-cristiano e
globalismo post-cristiano
Stiamo assistendo allo scontro fra
potenza imperiale pre-cristiana e globalismo occidentale post-cristiano, fra
ciò che viene prima e ciò che viene dopo la de-divinizzazione della politica
che il cristianesimo ha faticosamente realizzato attraverso i secoli
nell’Europa occidentale e nel Nordamerica.
L’Occidente che si oppone alla Russia di Putin non è lo stesso che si è
opposto all’Unione Sovietica nei cinquant’anni della Guerra fredda, e sarebbe un ingenuo chi lo credesse.
È l’Occidente
dell’uomo-Dio, del transumanesimo, della cancel culture. La Russia che ha scelto
lo sbocco bellico per la sua rinnovata politica di potenza non lo fa per
difendere la Tradizione e le ragioni della comunità contro quelle
dell’individualismo, ma perché non può non agire coerentemente col suo Dna
imperiale. Dugin va letto così: lo stato
russo non può esistere se non in forma imperiale, quando il globalismo mette a
repentaglio l’esistenza della Russia come impero, questa non può non reagire
perché altrimenti scomparirebbe.
Lo Gnosticismo politico: la pretesa di sostituire il mondo reale, corrotto, con un mondo ideale
totalmente nuovo
Non intendiamo in nessun modo ridurre la
tradizione cristiana ortodossa e i suoi testimoni nei secoli alla copertura che
Kirill ha offerto al cesaropapismo di Vladimir Putin. L’esistenza di un
documento a firma di 65 teologi ortodossi di varie nazionalità che accusano di
eresia il patriarca per le giustificazioni spirituali da lui apportate alla
guerra di aggressione russa in Ucraina dimostra già da solo che il
cristianesimo orientale non è rinchiudibile in una categoria troppo rigida.
Ma nemmeno si può ignorare quello che
nel 1968 Eric Voegelin scriveva
ne La nuova scienza politica, il suo capolavoro sullo gnosticismo moderno: «In Oriente si sviluppò la
forma bizantina del cesaropapismo, in diretta continuità con la posizione
dell’imperatore nella Roma pagana. Costantinopoli fu la seconda Roma… Dopo la
caduta di Costantinopoli in mano ai turchi, l’idea di Mosca come successore dell’impero
ortodosso guadagnò terreno negli ambienti russi. (…) Trascendentalmente la
Russia si distinse da tutte le nazioni occidentali come rappresentante
imperiale della verità cristiana; e attraverso la sua riarticolazione sociale,
da cui lo zar emerse come rappresentante esistenziale, fu radicalmente tagliata fuori dallo sviluppo delle istituzioni
rappresentative nel senso degli stati nazionali occidentali. Napoleone,
infine, riconobbe il problema russo quando, nel 1802, disse che c’erano solo
due nazioni al mondo: la Russia e l’Occidente».
Il partito messianico "WOKE"
Ma Voegelin viene utile non solo per
sorprendere nel cristianesimo di Mosca la forma della religione civile pagana
ereditata dall’impero romano. Mezzo secolo fa
lo gnosticismo politico da lui denunciato (la pretesa di
sostituire il mondo reale, corrotto, con un mondo ideale totalmente nuovo)
coincideva con le ideologie totalitarie novecentesche, soprattutto col
comunismo. Ma Voegelin già intravedeva nelle democrazie liberali
occidentali quelle tendenze che le avrebbero portate a uno gnosticismo politico
analogo a quello comunista: il mondo può essere ricreato a immagine dei nostri
desideri, senza tener in alcun conto la natura umana e della realtà, coi suoi
limiti.
L’Occidente si reggeva su di un equilibrio
fra il cristianesimo agostiniano che nega la divinità delle realtà politiche
terrene e le tendenze gnostiche, che inevitabilmente conducono a una
ri-divinizzazione della politica. Oggi l’equilibrio è rotto a vantaggio delle
seconde.
Come scrive Patrick Deneen: «Quella che una volta era la “sinistra riformista”,
oggi è un radicalizzato partito messianico, che porta avanti la sua visione
gnostica in mezzo alle rovine della civiltà cristiana che una volta bilanciava
queste forze. Quello che oggi viene chiamato
“woke” è semplicemente una nuova articolazione del sogno rivoluzionario che una
volta era investito nel comunismo.
Gli esempi sono legione: la completa trasformazione e
persino eliminazione della famiglia tradizionale (cioè naturale). Lo sforzo di definire
la sessualità in base al desiderio umano, supportato dagli interventi
tecnologici. Lo sforzo di imporre il dominio biopolitico su tutta la vita
umana, ecc».
Il paradiso in terra
Molti si sono detti e si dicono sorpresi
dell’unanimità dei paesi dell’Occidente nella scelta di essere solidali con
l’Ucraina aggredita fin quasi al limite della co-belligeranza. Una parte molto
rilevante dell’opinione pubblica è contraria alla decisione di inviare armi e
volontari in Ucraina, ma dappertutto maggioranze intorno ai due terzi sono
favorevoli a sanzioni economiche aspre contro la Russia, in grado di farla
recedere dai suoi propositi, anche se dovessero comportare sacrifici materiali
per gli europei. L’indignazione per le
ingiuste sofferenze di un popolo aggredito è certamente il motore di queste
valutazioni, ma la tela di fondo su cui si gioca la partita non è quella del
diritto internazionale violato.
Scrive ancora Deneen: «La sinistra
gnostica – lo gnosticismo rivoluzionario – vede giustamente la Russia come un
concorrente teo-politico. Essa è la forma opposta della divinizzazione: un’eco
dell’impero romano formatosi a immagine e somiglianza di una religione civile
romana precristiana. Che si confronta con un avversario aggressivo, lo
gnosticismo politico del liberalismo imperiale. Il fervore dell’opposizione di sinistra all’invasione della Russia è
guidato da uno zelo religioso, perché la Russia è un avversario di civiltà
dell’universalismo gnostico. La brama di distruggere la Russia esistente –
impegnarsi in un “cambio di regime” o addirittura scommettere che una vittoria
è possibile in una guerra nucleare – riflette un sogno profondamente gnostico
di ricostruire il mondo a immagine di un paradiso universalizzato sulla terra».
No della Ue all’Ucraina
I patrioti ucraini – nazionalisti, conservatori, cristiani – sono, senza
saperlo, la carne da cannone dell’universalismo gnostico liberale. Al quale non importa assolutamente nulla delle frontiere e della loro
intangibilità, delle identità storiche, delle culture particolari, del
cristianesimo ortodosso autocefalo ucraino: cioè di tutto ciò per cui gli
ucraini stanno combattendo.
Dovesse sottrarsi alla stretta mortale
dell’orso russo, il futuro dell’Ucraina come lo pensano a Bruxelles e a
Washington non è quello del patriarca Epifanio di Kiev (la tradizione, la
storia), ma quello delle Femen, le signore ucraine a seno nudo che abbattono le
croci con la motosega e rubano il bambinello dal presepe in Piazza San Pietro.
L’altra sera a Linea Notte (trasmissione di Rai 3) Massimo Franco,
editorialista del Corriere
della Sera, spiegava con grande serietà a Maurizio Mannoni che Emmanuel Macron è molto tiepido sull’ingresso dell’Ucraina
nell’Unione Europea. Perché avvantaggerebbe l’economia tedesca anziché quella
francese? No, ma perché «teme uno
sbilanciamento a est dell’Unione Europea, che aumenterebbe il peso dei paesi
caratterizzati da valori conservatori». Andate a vedere la registrazione se
non ci credete.
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