giovedì 24 marzo 2022

QUESTA UNIONE EUROPEA NON RAPPRESENTA L’EUROPA

 Rodolfo Casadei

Non credete alla chiave di lettura proposta da Dugin (filosofo e politologo russo, considerato consigliere e ispiratore di Putin) e Kirill, Patriarca Ortodosso di Mosca, ma nemmeno a Von Der Leyen. L'Occidente che oggi si oppone a Putin non è quello che combatté l'Urss

ODESSA

C’è qualcuno, nel mondo cattolico, che prende per buone le ricostruzioni di Aleksandr Dugin e del patriarca di Mosca Kirill, e crede davvero che quella che si sta combattendo in Ucraina sia la guerra dell’ultima cristianità (la Russia) contro il globalismo. Non è così: dietro la politica di potenza della Russia non c’è il cristianesimo, ma la tradizionale religione pagana imperiale romana verniciata di cristianesimo.

C’è qualcuno, nel mondo cattolico, che prende per buone le parole di Ursula Von Der Leyen, di Mario Draghi, di Emma Bonino, e crede davvero che i valorosi patrioti ucraini, nel mentre che difendono la loro terra dall’invasore, difendono i valori liberali e democratici dell’Europa. Non è così: l’Occidente non sta aiutando, con armi e sanzioni economiche antirusse, gli ucraini per difendere la libertà e la democrazia in Europa, ma per permettere al globalismo di continuare la sua corsa fatta di cancellazione delle identità, di mercificazione dei rapporti umani, di disgregazione della società funzionale al dominio dello Stato e del mercato sugli esseri umani ridotti a consumatori.

Impero pre-cristiano e globalismo post-cristiano

Stiamo assistendo allo scontro fra potenza imperiale pre-cristiana e globalismo occidentale post-cristiano, fra ciò che viene prima e ciò che viene dopo la de-divinizzazione della politica che il cristianesimo ha faticosamente realizzato attraverso i secoli nell’Europa occidentale e nel Nordamerica.

L’Occidente che si oppone alla Russia di Putin non è lo stesso che si è opposto all’Unione Sovietica nei cinquant’anni della Guerra fredda, e sarebbe un ingenuo chi lo credesse. È l’Occidente dell’uomo-Dio, del transumanesimo, della cancel culture. La Russia che ha scelto lo sbocco bellico per la sua rinnovata politica di potenza non lo fa per difendere la Tradizione e le ragioni della comunità contro quelle dell’individualismo, ma perché non può non agire coerentemente col suo Dna imperiale. Dugin va letto così: lo stato russo non può esistere se non in forma imperiale, quando il globalismo mette a repentaglio l’esistenza della Russia come impero, questa non può non reagire perché altrimenti scomparirebbe.

Lo Gnosticismo politico: la pretesa di sostituire il mondo reale, corrotto, con un mondo ideale totalmente nuovo

Non intendiamo in nessun modo ridurre la tradizione cristiana ortodossa e i suoi testimoni nei secoli alla copertura che Kirill ha offerto al cesaropapismo di Vladimir Putin. L’esistenza di un documento a firma di 65 teologi ortodossi di varie nazionalità che accusano di eresia il patriarca per le giustificazioni spirituali da lui apportate alla guerra di aggressione russa in Ucraina dimostra già da solo che il cristianesimo orientale non è rinchiudibile in una categoria troppo rigida.

Ma nemmeno si può ignorare quello che nel 1968 Eric Voegelin scriveva ne La nuova scienza politica, il suo capolavoro sullo gnosticismo moderno: «In Oriente si sviluppò la forma bizantina del cesaropapismo, in diretta continuità con la posizione dell’imperatore nella Roma pagana. Costantinopoli fu la seconda Roma… Dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi, l’idea di Mosca come successore dell’impero ortodosso guadagnò terreno negli ambienti russi. (…) Trascendentalmente la Russia si distinse da tutte le nazioni occidentali come rappresentante imperiale della verità cristiana; e attraverso la sua riarticolazione sociale, da cui lo zar emerse come rappresentante esistenziale, fu radicalmente tagliata fuori dallo sviluppo delle istituzioni rappresentative nel senso degli stati nazionali occidentali. Napoleone, infine, riconobbe il problema russo quando, nel 1802, disse che c’erano solo due nazioni al mondo: la Russia e l’Occidente».

Il partito messianico "WOKE"

Ma Voegelin viene utile non solo per sorprendere nel cristianesimo di Mosca la forma della religione civile pagana ereditata dall’impero romano. Mezzo secolo fa lo gnosticismo politico da lui denunciato (la pretesa di sostituire il mondo reale, corrotto, con un mondo ideale totalmente nuovo) coincideva con le ideologie totalitarie novecentesche, soprattutto col comunismo. Ma Voegelin già intravedeva nelle democrazie liberali occidentali quelle tendenze che le avrebbero portate a uno gnosticismo politico analogo a quello comunista: il mondo può essere ricreato a immagine dei nostri desideri, senza tener in alcun conto la natura umana e della realtà, coi suoi limiti.

L’Occidente si reggeva su di un equilibrio fra il cristianesimo agostiniano che nega la divinità delle realtà politiche terrene e le tendenze gnostiche, che inevitabilmente conducono a una ri-divinizzazione della politica. Oggi l’equilibrio è rotto a vantaggio delle seconde.

Come scrive Patrick Deneen: «Quella che una volta era la “sinistra riformista”, oggi è un radicalizzato partito messianico, che porta avanti la sua visione gnostica in mezzo alle rovine della civiltà cristiana che una volta bilanciava queste forze. Quello che oggi viene chiamato “woke” è semplicemente una nuova articolazione del sogno rivoluzionario che una volta era investito nel comunismo.

Gli esempi sono legione: la completa trasformazione e persino eliminazione della famiglia tradizionale (cioè naturale). Lo sforzo di definire la sessualità in base al desiderio umano, supportato dagli interventi tecnologici. Lo sforzo di imporre il dominio biopolitico su tutta la vita umana, ecc».

Il paradiso in terra

Molti si sono detti e si dicono sorpresi dell’unanimità dei paesi dell’Occidente nella scelta di essere solidali con l’Ucraina aggredita fin quasi al limite della co-belligeranza. Una parte molto rilevante dell’opinione pubblica è contraria alla decisione di inviare armi e volontari in Ucraina, ma dappertutto maggioranze intorno ai due terzi sono favorevoli a sanzioni economiche aspre contro la Russia, in grado di farla recedere dai suoi propositi, anche se dovessero comportare sacrifici materiali per gli europei. L’indignazione per le ingiuste sofferenze di un popolo aggredito è certamente il motore di queste valutazioni, ma la tela di fondo su cui si gioca la partita non è quella del diritto internazionale violato.

Scrive ancora Deneen: «La sinistra gnostica – lo gnosticismo rivoluzionario – vede giustamente la Russia come un concorrente teo-politico. Essa è la forma opposta della divinizzazione: un’eco dell’impero romano formatosi a immagine e somiglianza di una religione civile romana precristiana. Che si confronta con un avversario aggressivo, lo gnosticismo politico del liberalismo imperiale. Il fervore dell’opposizione di sinistra all’invasione della Russia è guidato da uno zelo religioso, perché la Russia è un avversario di civiltà dell’universalismo gnostico. La brama di distruggere la Russia esistente – impegnarsi in un “cambio di regime” o addirittura scommettere che una vittoria è possibile in una guerra nucleare – riflette un sogno profondamente gnostico di ricostruire il mondo a immagine di un paradiso universalizzato sulla terra».

No della Ue all’Ucraina

I patrioti ucraini – nazionalisti, conservatori, cristiani – sono, senza saperlo, la carne da cannone dell’universalismo gnostico liberale. Al quale non importa assolutamente nulla delle frontiere e della loro intangibilità, delle identità storiche, delle culture particolari, del cristianesimo ortodosso autocefalo ucraino: cioè di tutto ciò per cui gli ucraini stanno combattendo.

Dovesse sottrarsi alla stretta mortale dell’orso russo, il futuro dell’Ucraina come lo pensano a Bruxelles e a Washington non è quello del patriarca Epifanio di Kiev (la tradizione, la storia), ma quello delle Femen, le signore ucraine a seno nudo che abbattono le croci con la motosega e rubano il bambinello dal presepe in Piazza San Pietro.

L’altra sera a Linea Notte (trasmissione di Rai 3) Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, spiegava con grande serietà a Maurizio Mannoni che Emmanuel Macron è molto tiepido sull’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Perché avvantaggerebbe l’economia tedesca anziché quella francese? No, ma perché «teme uno sbilanciamento a est dell’Unione Europea, che aumenterebbe il peso dei paesi caratterizzati da valori conservatori». Andate a vedere la registrazione se non ci credete.

 

24 Marzo 2022

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