Cari Fedeli,
ben consapevole che un intervento sulla questione elettorale susciterà inesorabilmente qualche critica e polemica, soprattutto da parte di chi – anche nella Chiesa – ritiene che l’argomento non debba essere neppure sfiorato dalla sollecitudine pastorale, mancherei ad un richiamo della mia coscienza se non lo facessi. E così, eccomi qui!
Scrivo non con l’attitudine della
propaganda elettorale, che non mi compete, ma piuttosto con la responsabilità
desiderosa di condividere spunti di riflessione e riferimenti attinenti a
questioni decisive e basilari.
A nessuno sfugge quanto la situazione
sia delicata e conseguentemente quale sia la portata di responsabilità che
l’imminente consultazione elettorale comporti in ordine alla pacificazione
collettiva, alla stabilità delle istituzioni governative, alla giustizia
sociale, alla ripresa occupazionale ed economica e specialmente alle questioni
etiche.
In primo luogo ritengo di richiamare al
dovere morale e civico di esprimere con il voto la propria preferenza in ordine
al futuro della nostra nazione, non permettendo all’astensionismo di qualunque
origine di generare una sorta di “delega” irresponsabile.
Il panorama politico derivante dalle
varie coalizioni ha subito una costante e rapida evoluzione in relazione alle
mutevoli urgenze e – purtroppo – in molti casi legato più alla ricerca del
consenso e del risultato che a visioni coerenti ed organiche.
Oggetto del mio intervento non sono
certamente questioni contingenti, riconducibili legittimamente a convincimenti
e teorie di libera opinione e determinazione: in tale ambito il cattolico deve
valutare coscienziosamente la visione dell’uomo, della vita e della società
espressa e promossa dalle molteplici proposte.
Tuttavia “se è lecito
pensare all’utilizzo di una pluralità di metodologie, che rispecchiano
sensibilità e culture differenti, nessun fedele può appellarsi al principio del
pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che
compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche
fondamentali per il bene comune della società. Non si tratta di per sé di
«valori confessionali», poiché tali esigenze etiche sono radicate nell’essere
umano e appartengono alla legge morale naturale. Esse non esigono in chi le
difende la professione di fede cristiana, anche se la dottrina della Chiesa le
conferma e le tutela sempre e dovunque come servizio disinteressato alla verità
sull’uomo e al bene comune delle società civili. D’altronde, non si può negare
che la politica debba anche riferirsi a principi che sono dotati di valore
assoluto proprio perché sono al servizio della dignità della persona e del vero
progresso umano” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota Dottrinale circa alcune questioni
riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita
politica,2002, n. 5).
Mi sta a cuore ribadire che il
cattolico non può sostenere con il proprio voto – meno ancora con la militanza
politica diretta – candidati, partiti, programmi e proposte in contrasto con i
cosiddetti e famosi “valori non negoziabili”
e i principi fondamentali della dottrina cattolica circa la morale, quali i
temi legati alla dignità della persona, alla vita, alla famiglia e alle varie
questioni antropologiche.
“Non è compito
della Chiesa formulare soluzioni concrete — e meno ancora soluzioni uniche —
per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio
di ciascuno, anche se è suo diritto e dovere pronunciare giudizi morali su
realtà temporali quando ciò sia richiesto dalla fede o dalla legge morale. Se
il cristiano è tenuto ad «ammettere la legittima molteplicità e diversità delle
opzioni temporali»,egli è ugualmente chiamato a dissentire da una concezione
del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita
democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di
principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della
vita sociale non sono “negoziabili”” (Congregazione per la
Dottrina della Fede, Nota
Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il
comportamento dei cattolici nella vita politica,2002, n. 3).
Esorto dunque ogni cattolico ad
esaminare e valutare programmi e candidati alla luce delle considerazioni sopra
esposte evitando di avvallare in nome di una generica “complessiva
bontà della proposta o della visione politica” posizioni
incompatibili con la dottrina cattolica: esigenze etiche irrinunciabili in
materia di aborto e di eutanasia, circa i diritti dell’embrione umano, in
ambiti riguardanti la famiglia e l’educazione dei minori.
Non può e non deve sfuggire come alcuni
programmi elettorali proposti per la consultazione del prossimo 25 settembre
siano in assoluta contrapposizione con la dottrina cattolica e con la Chiesa
per la presenza di punti come, ad esempio, le istanze della ideologia gender,
il suicidio assistito o l’eutanasia, il cosiddetto riconoscimento dei diritti
sessuali e riproduttivi delle donne (sotto quest’ultima espressione spesso si
intende l’appoggio e la diffusione della pratica dell’aborto e la lotta
all’obiezione di coscienza dei medici e degli infermieri): tali argomenti
esigono un’oggettività di valutazione morale e, da parte del cattolico, non
possono essere valutati in relazione a parametri accessori dipendenti dalla
contingenza delle situazioni oppure da una considerazione soggettiva di un
ipotetico “male minore”. Altre tematiche – anch’esse rilevanti sotto l’aspetto
del giudizio di coscienza – consentono invece di essere modulate secondo
criteri legati a circostanze concrete, a complessità di sistema e ad una
prospettiva di gradualità.
“In questo
contesto, è necessario aggiungere che la coscienza cristiana ben formata non
permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma
politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e
della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o
contrarie a tali contenuti. Poiché la fede costituisce come un’unità
inscindibile, non è logico l’isolamento di uno solo dei suoi contenuti a
scapito della totalità della dottrina cattolica. L’impegno politico per un
aspetto isolato della dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente ad
esaurire la responsabilità per il bene comune. Né il cattolico può pensare di
delegare ad altri l’impegno che gli proviene dal vangelo di Gesù Cristo perché
la verità sull’uomo e sul mondo possa essere annunciata e raggiunta”
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota
Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei
cattolici nella vita politica,2002, n. 4).
La situazione può sembrare molto
complicata da decifrare, ma in realtà è molto semplice da comprendere in una
prospettiva capace di sollevarsi un poco dai giochi di convenienze e di
equilibri determinati da una sorta di sistema sovranazionale aggressivo e
resistente, desideroso di imporsi sempre di più e di inibire il dissenso.
La fede cattolica è sempre stata capace
di generare civiltà e deve continuare a farlo; non si deve limitare ad elemento
funzionale della cultura politica secolare, ma al contrario dev’essere
determinante per fondare una visione propria e alternativa. Il cattolico deve
diffidare da sospette e parziali convergenze con la fede su alcuni presunti valori
umani: potrebbe essere un abbaglio derivante da un adulterato umanesimo miope,
privo di trascendenza e debolmente fondato sotto il profilo antropologico.
Ai credenti impegnati in politica dico
che il cattolico crede nel valore della testimonianza e, più ancora, nella
divina Provvidenza, capace di far fruttificare il seme più piccolo e indifeso.
Non dimentichiamo che una grande
fortuna nasce da pochi spiccioli, una valanga talvolta da modeste quantità di
neve e che, sempre nella storia, i grandi e duraturi cambiamenti di civiltà
sono stati preparati e prodotti non dall’impiego di ingenti risorse, ma dal
coraggio tenace di uomini onesti e liberi.
Nel libro del Siracide è scritto così: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore
Dio combatterà per te”.
Benedico di cuore implorando sulla
nostra amata nazione pace, prosperità e giustizia.
Sanremo, 3 settembre 2022 – Memoria di San Gregorio Magno, Papa
✠ Antonio Suetta
Vescovo
di Ventimiglia – San Remo
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