mercoledì 21 settembre 2022

SI PUÒ VOTARE CENTRODESTRA SENZA TIMORE DI SFASCIARE IL PAESE

Lo stesso Draghi ha detto che «l’Italia con qualsiasi governo ce la farà». Data la competenza dell’autore, bisogna ritenere la dichiarazione realistica e non demagogica

Giancarlo Cesana


Un recente documento/volantino dell’Associazione culturale Esserci, di cui faccio parte, ha riportato le difficoltà ad andare a votare il prossimo 25 settembre.

·         Il paese è in lenta ma inarrestabile discesa dalla fine degli anni Settanta, a seguito del prevalere di un’ideologia socialista e di un iper-sindacalismo che ha scardinato il mondo del lavoro con la riduzione dell’età pensionabile – a volte in termini radicali, vedi baby pensioni (1974) – e la diffusione di una mentalità burocratica e assistenzialista. Siamo un paese con una delle percentuali più basse di occupazione, nel Sud addirittura inferiore al 50 per cento.

·         Questo dato, insieme alla bassa natalità, fa prevedere che si potrebbe arrivare a una persona non occupata per ogni persona che lavora, con conseguente insostenibilità del nostro sistema di welfare. Il debito pubblico è uno dei più alti tra le nazioni sviluppate. Siamo fortemente dipendenti dall’aiuto europeo, il Pnrr, che non sarà senza costi. Oltre alla crisi economica, non rimediata nel corso di molti anni, il tessuto sociale appare sfilacciato, con il venir meno dei valori cristiani tradizionali di persona, famiglia e società, non sostituti da altri altrettanto forti. 

I media sono dominati da una mentalità fragile e pettegola, che urla allarmi e cerca impotentemente colpevoli del disastro che essa stessa concorre a produrre.

 Cavalcando una magistratura per lo più ideologizzata a sinistra, i maggiori colpevoli sono stati individuati nella politica, che ha dato contributi non indifferenti e consenso facile alla propria delegittimazione.

Le elezioni politiche del 2018 hanno consegnato la maggioranza dei voti a un partito di inesperti e irresponsabili, i cinquestelle, che per governare si sono inizialmente alleati con la Lega, altro partito condotto da una leadership demagogica.

Questo primo governo è saltato per inconsistenza ed è stato sostituito dall’alleanza tra i cinquestelle e il Pd, guidato quest’ultimo da una leadership tanto presuntuosa quanto astratta, fondamentalmente dedita alla rivendicazione dei cosiddetti nuovi diritti, tutti contro la concezione cristiana.

 Pd e M5s hanno così dato vita al quel partito radicale di massa, preconizzato da Augusto Del Noce cinquant’anni fa. Come tutti i partiti radicali ha combinato ben poco ed è caduto in una specie di autoasfissia.

Per correggerne l’impotenza è stato chiamato Mario Draghi, uomo di indubbie capacità e prestigio internazionale, a presiedere un governo di unità nazionale o quasi che negli ultimi due anni ha posto un po’ di rimedio al caos da cui non si riusciva a emergere. A Draghi purtroppo non è stato consentito di accedere alla presidenza della Repubblica, la carica attraverso cui la sua autorità e le sue capacità avrebbero potuto continuare a produrre effetti benefici per il paese. La litigiosità politica ha posto fine anche al governo Draghi, verosimilmente con l’assenso del premier, nella assai spiacevole condizione di dover arginare i capricci adolescenziali dei capi di Lega e 5 stelle.

1.      NO ALL’ASTENSIONE

Così siamo al voto, con qualche mese di anticipo sulla scadenza della legislatura. La situazione descritta rende difficile una scelta, che nella sua inevitabilità va affrontata con decisione, seppure lo stesso sistema elettorale “collabori” a renderla impervia.


Il numero dei parlamentari è stato acriticamente ridotto da 945 a 600: 400 deputati e 200 senatori. I seggi, sia della Camera che del Senato, verranno attribuiti per un terzo con sistema maggioritario (chi prende più voti nel collegio vince) e per due terzi con sistema proporzionale attraverso listini bloccati. Tutti i nomi sono stati fissati dai partiti, secondo la distribuzione interna di potere e le mire elettorali.

Sulla scheda troveremo, per ogni coalizione di partiti – per esempio centrodestra e centrosinistra – o partito singolo se non alleato ad altri, il nome del candidato al collegio uninominale; troveremo poi accanto a ogni simbolo di partito una breve lista di nomi dei candidati da esso indicati. Non sono previsti voti di preferenza né voto disgiunto; basta segnare il nome del candidato all’uninominale o il simbolo del partito. Il voto andrà al partito e alla coalizione.

Esistono soglie minime da raggiungere, il 10 per cento per le coalizioni e il 3 per i partiti. I partiti che prendono tra l’1 e il 3 per cento, riversano i loro voti in proporzione alle altre liste con cui sono coalizzati e che hanno superato il 3. I voti alle liste che non hanno superato l’1 per cento vanno completamente persi. Come si vede, il sistema è abbastanza complicato. Ulteriori complicazioni verranno dopo i conteggi, che potranno mutare anche a distanza, per esempio da una regione all’altra, le attribuzioni dei seggi.

La prima decisione da prendere è quella di andare a votare, contro la tentazione di astensione, che secondo i sondaggi è presente in circa il 40 per cento dei nostri connazionali. Per quanto la politica sia debole, l’esito di queste elezioni avrà conseguenze molto serie, data la criticità della realtà nazionale e internazionale. Il presidente Draghi, al Meeting di Rimini, esortando ad andare a votare, ha fatto un’affermazione importante: «L’Italia con qualsiasi governo ce la farà». Data l’esperienza, la competenza e l’assenza di interessi elettorali diretti dell’uomo, bisogna ritenere la dichiarazione realisticamente ottimista e non demagogica.

2.     DESTRA E SINISTRA NON SONO UGUALI

I due schieramenti principali, centrodestra e centrosinistra, si differenziano notevolmente dal punto di vista della concezione della vita e della convivenza civile.

Per il primo, il riferimento sostanziale è ai valori della tradizione cristiana, per il secondo il riferimento è ai nuovi diritti in materia di inizio e fine vita (aborto ed eutanasia), sessualità (abolizione della differenza maschio/femmina) ed educazione (come compito prevalente dello Stato). Tali nuovi diritti sono fortemente sostenuti dall’Unione Europea, nonostante nel suo parlamento il Partito popolare europeo con forte componente cattolica, sia il gruppo più numeroso. Allo stesso modo, nel centrosinistra il Pd, a significativa composizione cattolica, è sdraiato sui nuovi diritti e non perde azione parlamentare per farli approvare.

Evidentemente molti cattolici ritengono il Pd, nonostante il suo proclamato agnosticismo, più affidabile per la stabilità economica e sociale, che effettivamente la Lega, con l’approvazione di leggi incongrue – quota 100 e reddito di cittadinanza –, ha collaborato a mettere fortemente a rischio. Adesso il Pd, con l’evidente consenso dei cattolici al suo interno, è scatenato contro Fratelli d’Italia (Fdi), il partito che secondo i sondaggi uscirebbe primo dalle elezioni, con conseguenti ambizioni di governo. A parte l’accusa ridicola e antistorica di fascismo, Fdi è più seriamente accusato di inesperienza quanto al governo, collusioni con le altre destre europee critiche con l’Unione Europea della cui benevolenza abbiamo assoluto bisogno, bieco conservatorismo a riguardo della visione della vita e della società. Nello scontro gli altri gruppi di centrodestra sono poco o per nulla considerati, data la ridotta dimensione che non consentirebbe un ruolo politico rilevante.

3.     GUARDANDO I CANDIDATI

La frase di Draghi citata, circa l’equivalente capacità dei futuri governi di tirare fuori l’Italia dalle secche economico-sociali in cui è caduta, è chiarificante.

Le conoscenze di Draghi sui legami e le relazioni internazionali gli fanno evidentemente ritenere che qualsiasi nostro esecutivo sarà costretto, più volente che nolente, entro binari prefissati di sviluppo e controllo della spesa statale. Non c’è quindi da preoccuparsi di una minor efficacia a questo proposito del centrodestra rispetto al centrosinistra. Nell’esperienza di Draghi, nonostante l’incostanza del leader, la Lega ha tirato fuori degli ottimi ministri in posizioni decisive. L’opposizione di Fdi è risultata sempre costruttiva e la sua leader in questa circostanza elettorale non perde occasione per rimarcare il suo europeismo e l’attenzione ai conti pubblici, con il coinvolgimento di personalità esperte in tal senso. Gli altri gruppi del centrodestra sono effettivamente indeboliti, ma al loro interno sono presenti personalità che hanno avuto importanti responsabilità amministrative e di governo.

Da un punto di vista per così dire cattolico, ma in realtà molto più esteso, a tutti coloro che rispettano e coltivano la tradizione del nostro popolo, si può votare tranquillamente centrodestra senza timore di mettere in pericolo gli equilibri dell’Italia, anzi salvandone l’originalità culturale e religiosa. Se guardiamo ai candidati possiamo riconoscerne diversi che si sono attivamente impegnati  da anni. Cosa questa che non si può dire per l’altra parte, eccetto qualche eccezione che conferma la regola. Per quanto la preferenza non sia prevista, cercare di farla emergere con un indirizzo di voto non è secondario, può riattivare una storia e un cammino che hanno segnato profondamente la nostra convivenza civile. Smettendola di piangere sulla inconsistenza della presenza dei cattolici in politica.

 

https://www.tempi.it/si-puo-votare-centrodestra-senza-timore-di-sfasciare-il-paese/

 

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