ERIK VARDEN: RIPRESENTARE AL MONDO LA FEDE CRISTIANA INTEGRALMENTE, SENZA COMPROMESSI.
In Vaticano il Sinodo si è concluso, e circolano i documenti conclusivi di
questa sessione che si concluderà fra un anno. Ecco la relazione di sintesi https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/10/28/0751/01653.html
Intanto, però, c’è anche un sinodo “fuori le mura”, del quale il libro qui
sopra è una voce, su un tema, la castità,
che è quasi diventato un tabù per chi nella Chiesa invoca un “cambiamento di
paradigma” nella dottrina cattolica sulla sessualità.Mons. ERIK VARDEN
L’autore di “Chastity.
Reconciliation of the Senses”, uscito il 12 ottobre per i tipi di
Bloomsbury e presto in libreria anche in spagnolo, edito da Encuentro, col
titolo “Castidad. La
reconciliación de los sentidos”, è Erik Varden, 49 anni, norvegese,
monaco cistercense di stretta osservanza, trappista, già abate in Inghilterra
dell’abbazia di Mount Saint Bernard nel Leicestershire, e dal 2020 vescovo di
Trondheim.
Varden, che al Sinodo non c’è, fu tra i firmatari, assieme a tutti i
vescovi di Scandinavia tra i quali il cardinale di Stoccolma Anders Arborelius,
di quella ”Lettera
pastorale sulla sessualità umana”, diffusa la scorsa Quaresima, capace di
dire all’uomo moderno tutta la ricchezza della visione cristiana della
sessualità con fedeltà intatta al magistero millenario della Chiesa e insieme
in limpida opposizione all’ideologia “gender”.
C’è uno stile che accomuna quella lettera pastorale al libro di Varden. Ma
c’è anche una differenza importante. “Chastity” non si mescola alle dispute, ai
“dubia”, sulla benedizione delle coppie omosessuali o sulla comunione ai
divorziati risposati. Su tali questioni l’autore premette di non discostarsi di
uno iota da quanto insegna il Catechismo della dottrina cattolica del 1992, e
ad esso rimanda come a “un grande tesoro”.
Ma proprio come vescovo, Varden
vuole fare altro con questo suo libro. Vuole “costruire ponti”, colmare quel
vuoto che si è creato tra il pensiero della moderna società secolare e
l’immensa ricchezza della tradizione cristiana, oggi dissolta da una diffusa
amnesia. Vuole cioè, scrive, ripresentare al
mondo la fede cristiana integralmente, senza compromessi. Ma nello stesso tempo
esprimerla in forme comprensibili anche a chi vi è del tutto estraneo:
“appellarsi all’esperienza universale, cercando di leggere tale esperienza alla
luce della rivelazione biblica”.
E “Chastity” è appunto un viaggio affascinante tra la Bibbia e la grande
musica, la letteratura, la pittura, dai Padri del deserto alla “Norma” di
Bellini, da Omero al “Flauto magico” di Mozart, a una buona dozzina di
scrittori e poeti moderni più o meno distanti dalla fede cristiana. Anche l’apostolo Matteo della copertina è parte del gioco. È ripreso
dal giudizio finale affrescato nel 1300 da Pietro Cavallini, antesignano di
Giotto, nella basilica romana di Santa Cecilia in Trastevere. I suoi occhi
guardano a Cristo, al destino finale dell’uomo glorificato.
Tutto per mostrare come la “Chastity”, nei più vari stati di vita, è
riconciliazione e compimento di desideri e passioni, che ha come meta proprio
quell’uomo “vestito di gloria ed onore” che è l’Adamo uscito dalla creazione,
al quale ci riconduce Cristo.
Qui di seguito è riprodotto un breve estratto del libro, che però è da
leggere tutto, imperdibile e incomparabile com’è con le fiacche, noiose,
“esculturate” chiacchiere sinodali.
*
È TEMPO DI OPERARE UN “SURSUM CORDA”
di Erik Varden (dalle pagine
114-116 di “Chastity. Reconciliation of the Senses”)
Santità, vita eterna, configurazione a Cristo, risurrezione del corpo:
queste nozioni non fanno più parte, oggi, del pensiero comune sulle relazioni
umane e sulla sessualità. Ci siamo allontanati dalla mentalità che ha prodotto
l’eccelsa verticalità delle cattedrali del XII secolo, case che contenevano la
pienezza della vita per elevarla.
Non è stata recentemente avanzata la proposta di installare una piscina sul
tetto ricostruito di Notre Dame de Paris? Mi è sembrata un’idea appropriata. Avrebbe
simbolicamente ristabilito la cupola d’acqua che separava la terra dal cielo
nel primo giorno della creazione, prima che in essa si manifestasse l’immagine
di Dio (cfr Genesi 1,7). Avrebbe cancellato, ancora simbolicamente, lo squarcio
del firmamento nel Battesimo di Gesù, che preannunciava un nuovo modo di essere
uomini. Qualunque frammento di mistero che potesse rimanere all’interno della
chiesa stessa sarebbe stato rappresentato sotto gli spruzzi di corpi impegnati
a tenersi in forma. La metafora sarebbe stata eloquente.
Una volta scomparsa dal cristianesimo la spinta soprannaturale, che cosa
resta? Un sentimento di buone intenzioni e una serie di comandamenti ritenuti
oppressivi, poiché la finalità del cambiamento a cui dovrebbero servire è stata
sbrigativamente respinta.
Comprensibilmente, prenderà allora piede un movimento per consegnarli agli
archivi. Perché quale sarà il loro scopo? Divenuta mondana, la Chiesa si
accomoda al mondo e si mette diligentemente a suo agio al suo interno. Le sue
prescrizioni e proscrizioni rifletteranno e saranno modellate dai costumi
correnti.
Ciò richiede una flessibilità continua, poiché i costumi della società
secolare cambiano rapidamente, anche nell’ambito della riflessione progressista
sul sesso. Certe idee proposte come liberatorie e profetiche ancora in tempo
recente – riguardanti, ad esempio, la sessualità infantile – sono ora
giustamente guardate come aberranti. Eppure nuovi profeti vengono prontamente
unti, nuove teorie vengono proposte e sperimentate in un’area che ci tocca
nella nostra sfera più intima.
È tempo di operare un “Sursum corda”, di correggere una tendenza a una
orizzontalità introspettiva per recuperare la dimensione trascendente
dell’intimità incarnata, parte integrante della chiamata universale alla
santità. Naturalmente dovremmo raggiungere e coinvolgere coloro che si vedono
messi fuori dall’insegnamento cristiano, coloro che si sentono ostracizzati
oppure pensano di essere forzati a rispettare uno standard impossibile. Ma allo
stesso tempo non possiamo dimenticare che questa situazione è tutt’altro che
nuova.
Nei primi secoli della nostra era vi era una tensione colossale tra i
valori morali mondani e quelli cristiani, non ultimo quello relativo alla
castità. Ciò non accadeva
perché i cristiani fossero migliori – la maggior parte di noi, oggi come
allora, vive una vita mediocre – ma perché avevano un senso diverso di cosa
significhi la vita. Erano i secoli delle sottili controversie
cristologiche. Instancabilmente, la Chiesa lottava per formulare con chiarezza
chi è Gesù Cristo: “Dio da Dio” eppure “nato dalla Vergine Maria”; pienamente
umano, pienamente divino. Su questa base è arrivata a dare un senso a cosa
significhi l’essere umano e a mostrare come potrebbe realizzarsi un ordine
sociale umano.
Oggi la cristologia è in eclisse. Ancora affermiamo che “Dio si è fatto
uomo”. Ma utilizziamo in gran parte un’ermeneutica rovesciata, proiettando
un’immagine di “Dio” che scaturisce dalla nostra comprensione.
Leggi anche intervista ad Erik Varden
https://it.clonline.org/storie/incontri/2023/03/14/erik-varden-new-york-encounter-tracce-marzo
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