Robi Ronza
Laudate Deum — l’Esortazione Apostolica che Francesco ha pubblicato lo scorso 4 ottobre, festa del santo da cui ha voluto prender nome e che è reperibile su
https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/20231004-laudate-deum.html
dopo aver suscitato brevi attenzioni in cronaca è già scomparsa dalla scena mediatica.
Rivolta “a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica”,
merita invece in quanto tale di venire presa in attenta considerazione. Da
tutti per l’obiettivo ruolo di autorità morale planetaria che i Papi cattolici
hanno, e dai cattolici per il peso del tutto particolare che nella Chiesa ha il
Papa per volontà di Cristo.
Si consideri poi che un’esortazione apostolica è una presa di posizione che nella scala vigente dei documenti papali viene subito dopo l’enciclica. Dunque è molto di più di una semplice dichiarazione.
A otto anni dall’Enciclica Laudato si’ il Papa interviene di nuovo sull’argomento essendo molto preoccupato perché ritiene che gli uomini non si rendano abbastanza conto che “il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando ad un punto di rottura” e che “Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”, ed è dispiaciuto a causa “di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli” in contrario che trova “anche all’interno della Chiesa cattolica”. Per parte sua sposa la tesi dell’origine antropica del cambiamento climatico affermando esplicitamente che “L’origine umana – «antropica» – del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio” (Laudate Deum, 11).
Sin qui il suo ragionamento coincide con quello del movimento internazionale dei “verdi”. Sulla base di questo fatto inscatolare però nell’ideologia “verde” tutto il resto della sua argomentazione, come frettolosamente si è per lo più voluto fare, costituisce una grossa mistificazione.
Sin dal suo titolo, Laudate Deum, l’esortazione si pone su una strada
totalmente diversa, remota dal radicale ateismo e anti-umanismo del movimento
“verde”.
Contiene perciò anche
un’esortazione a tutte le persone di buona volontà, ovviamente cristiani
compresi, a non lasciare lo spazio dell’ambientalismo privo della loro
presenza, ma ad esserci portando in esso il proprio apporto specifico.
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67. La visione giudaico-cristiana del mondo sostiene il valore peculiare e
centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli
esseri, ma oggi siamo costretti a riconoscere che è possibile sostenere solo un
“antropocentrismo situato”. Vale a dire, riconoscere che la vita umana è
incomprensibile e insostenibile senza le altre creature. Infatti, «noi tutti
esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di
famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro,
amorevole e umile». [42]
68. Questo non è un prodotto della nostra volontà, ha un’altra origine che
si trova alla radice del nostro essere, perché «Dio ci ha unito tanto
strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come
una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come
fosse una mutilazione». [43] Così
mettiamo fine all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato, e
ripensiamo noi stessi per comprenderci in una maniera più umile e più ricca.
69. Invito ciascuno ad accompagnare questo
percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con
il proprio contributo, perché il nostro impegno ha a che fare con la dignità
personale e con i grandi valori. Comunque, non posso negare che è necessario
essere sinceri e riconoscere che le soluzioni più efficaci non verranno solo da
sforzi individuali, ma soprattutto dalle grandi decisioni della politica
nazionale e internazionale.
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