venerdì 22 febbraio 2019

FORMIGONI. C’È UN COMPITO PER TUTTI GLI AMICI



Che don Giussani, di cui oggi ricorre l’anniversario della scomparsa, lo conforti ed illumini nell’ora più difficile. E doni a noi il coraggio di non rinnegare mai la nostra storia.



Non chiedeteci di rispettare una sentenza che riteniamo ingiusta. Sebbene l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni sia stato condannato con pena definitiva a 5 anni e 10 mesi, per noi non è un corrotto, per il semplice fatto che di questa corruzione non c’è evidenza.

Tante volte, e anche di recente, abbiamo sollevato dubbi su un processo che fa acqua da tutte le parti. Non ci sono tangenti, non ci sono passaggi di denaro, i conti di Formigoni sono stati esaminati a fondo e non è stato trovato un euro fuori posto. Nessun atto amministrativo è stato compiuto per portare a lui e solo a lui un beneficio. Esistono delibere approvate all’unanimità, persino dall’opposizione, ritenute regolari dall’avvocatura della Regione, dal Tar, dalla Corte dei conti regionale, preparate da dirigenti della Lombardia che sono stati assolti, e che invece, per Formigoni, diventano prove di colpevolezza.

Ci sono le famose “utilità” gonfiate a dismisura per far impressione ai giornalisti allocchi, foto di Formigoni in barca che hanno campeggiato per mesi su quotidiani e siti per giustificare sentenze che altrimenti sarebbero parse anche al più distratto degli italiani quel che effettivamente sono: lunari.
Formigoni avrà fatto degli errori, avrà commesso delle leggerezze, può essere. Ma non ha rubato un euro ai malati, non ha fatto affari con le cliniche private. La Regione che ha guidato per quasi vent’anni ha macinato record su record, tenuto in piedi la baracca di questo scassato paese, mostrato come la sussidiarietà non è una bella idea per farci qualche convegno, ma un metodo di governo che fa bene ai cittadini (sarà mica un caso che dalle Alpi a Lampedusa vengono tutti qui a curarsi) e pure alle casse dello Stato.

Ma oggi tutto questo, oggi che per Formigoni si aprono le porte del carcere, conta poco. C’è qualcosa di più urgente da dire e da fare, oggi. Ed è ricordare che quanti in questi anni lo hanno non solo votato, ma sostenuto, seguito nelle campagne elettorali, difeso quando un mondo che non può sopportare che un buon cattolico sia anche un buon amministratore, ora questa gente ha un compito: far sentire all’amico in difficoltà, secondo le modalità che il tempo e la fantasia suggeriranno, tutto il suo affetto e la sua vicinanza. Perché noi non siamo ex formigoniani perché non siamo ex amici.

Emanuele Boffi 22 febbraio 2019 
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