Che don
Giussani, di cui oggi ricorre
l’anniversario della scomparsa, lo conforti ed illumini
nell’ora più difficile. E doni a noi il coraggio di non rinnegare mai la nostra
storia.
Non chiedeteci di rispettare una sentenza
che riteniamo ingiusta. Sebbene l’ex governatore della Lombardia
Roberto Formigoni sia stato condannato con pena definitiva a 5 anni e 10 mesi,
per noi non è un corrotto, per il semplice fatto che di questa corruzione non
c’è evidenza.
Tante
volte, e anche di
recente, abbiamo sollevato dubbi su un processo che fa acqua da
tutte le parti. Non ci sono tangenti, non ci sono passaggi di denaro, i conti
di Formigoni sono stati esaminati a fondo e non è stato trovato un euro fuori
posto. Nessun atto amministrativo è stato compiuto per portare a lui e solo a
lui un beneficio. Esistono delibere approvate all’unanimità, persino
dall’opposizione, ritenute regolari dall’avvocatura della Regione, dal Tar,
dalla Corte dei conti regionale, preparate da dirigenti della Lombardia che sono
stati assolti, e che invece, per Formigoni, diventano prove di colpevolezza.
Ci sono le
famose “utilità” gonfiate a dismisura per far impressione ai giornalisti
allocchi, foto di Formigoni in barca che hanno campeggiato per mesi su
quotidiani e siti per giustificare sentenze che altrimenti sarebbero parse
anche al più distratto degli italiani quel che effettivamente sono: lunari.
Formigoni avrà fatto degli errori, avrà
commesso delle leggerezze, può essere. Ma non ha rubato un euro ai malati, non
ha fatto affari con le cliniche private. La Regione che ha guidato per quasi
vent’anni ha macinato record su record,
tenuto in piedi la baracca di questo scassato paese, mostrato come la
sussidiarietà non è una bella idea per farci qualche convegno, ma un metodo di
governo che fa bene ai cittadini (sarà mica un caso che dalle Alpi a Lampedusa
vengono tutti qui a curarsi) e pure alle casse dello Stato.
Ma oggi
tutto questo, oggi che per Formigoni si aprono le porte del carcere, conta
poco. C’è qualcosa di più urgente da dire e da fare, oggi. Ed è ricordare che
quanti in questi anni lo hanno non solo votato, ma sostenuto, seguito nelle
campagne elettorali, difeso quando un mondo che non può sopportare che un buon
cattolico sia anche un buon amministratore, ora questa gente ha un compito: far sentire all’amico in difficoltà,
secondo le modalità che il tempo e la fantasia suggeriranno, tutto il suo
affetto e la sua vicinanza. Perché noi non siamo ex
formigoniani perché non siamo ex amici.
Emanuele Boffi 22
febbraio 2019
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