CONFERENZA STAMPA DEL
SANTO PADRE FRANCESCO
DURANTE IL VOLO DI RITORNO DALL' IRLANDA
DURANTE IL VOLO DI RITORNO DALL' IRLANDA
Volo Papale
Domenica, 26 agosto 2018
Domenica, 26 agosto 2018
(….) omissis
Greg Burke
Adesso il gruppo italiano, Santo Padre: c’è Stefania Falasca, di
“Avvenire”.
Stefania Falasca, “Avvenire”
Buona sera, Santo Padre. Lei ha detto, anche oggi, che è sempre una sfida
quella di accogliere il migrante e lo straniero. Proprio ieri si è risolta una
vicenda dolorosa, quella della nave “Diciotti”. C’è il Suo “zampino” dietro
questa soluzione? C’è il suo coinvolgimento, il suo interessamento?
Papa Francesco
Lo zampino è del diavolo, non il mio! [ridono] Lo zampino è del diavolo…
Stefania Falasca
E poi, in tanti vedono un ricatto all’Europa sulla pelle di questa gente.
Lei che ne pensa?
Papa Francesco
Accogliere i migranti è una cosa antica come la
Bibbia. Nel Deuteronomio, nei comandamenti Dio comanda questo: accogliere il
migrante, “lo straniero”. E’ una cosa antica, che è nello spirito della
rivelazione divina e anche nello spirito del cristianesimo. E’ un principio
morale.
Su questo ho parlato, e poi ho visto che dovevo esplicitare un po’ di
più, perché non si tratta di accogliere “alla belle étoile”, no, ma
un accogliere ragionevole. E questo vale in tutta l’Europa. Quando mi sono
accorto di come dev’essere questo atteggiamento ragionevole? Quando c’è stato
l’attentato a Zaventem [Belgio]: i ragazzi, i guerriglieri che hanno fatto
l’attentato a Zaventem erano belgi, ma figli di immigrati non integrati,
ghettizzati. Cioè, erano stati accolti dal Paese ma lasciati lì, e hanno fatto
un ghetto: non sono stati integrati. Per questo ho sottolineato questo, è
importante.
Poi, ho ricordato, quando sono andato in Svezia – e Franca
[Giansoldati] in un articolo ha fatto menzione di questo e di come io ho
esplicitato questo pensiero –, quando sono andato in Svezia ho parlato dell’integrazione,
e lo sapevo perché durante la dittatura, in Argentina, dal 1976 al 1983, tanti,
tanti argentini e anche uruguayani sono fuggiti in Svezia. E lì, subito il
governo li prendeva, faceva loro studiare la lingua e dava loro lavoro, li
integrava. Al punto che – e questo è un aneddoto interessante – la Signora
Ministro che è venuta a congedarmi all’aeroporto di Lund era figlia di una
svedese e di un migrante africano; ma questo migrante africano si è integrato
al punto che sua figlia è diventata Ministra nel Paese. La Svezia è stata un
modello. Ma, in quel momento, la Svezia incominciava ad avere difficoltà: non
perché non avesse buona volontà, ma perché non aveva le possibilità di
integrazione. Questo è stato il motivo per cui la Svezia si è fermata un po’,
ha fatto questo passo.
Integrazione. E poi, ho parlato qui, in una conferenza
stampa fra voi, della virtù della prudenza che è la virtù del governante, e ho
parlato della prudenza dei popoli sul numero o sulle possibilità: un popolo che può accogliere ma
non ha possibilità di integrare, meglio non accolga. Lì c’è il problema della
prudenza. E credo che proprio questa sia la nota dolente del dialogo oggi
nell’Unione Europea. Si deve continuare a parlare: le soluzioni si
trovano…
Cosa è successo con la “Diciotti”? Io non ho messo lo
zampino. Quello che ha fatto il lavoro con il Ministro dell’Interno è stato
padre Aldo, il bravo padre Aldo, che è quello che segue l’Opera di Don Benzi,
che gli italiani conoscono bene, che lavorano per la liberazione delle
prostitute, quelle che sono sfruttate e tante cose… Ed è entrata anche la
Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Bassetti, che era qui, ma al
telefono seguiva tutta la mediazione, e uno dei due sottosegretari, Mons. Maffeis, negoziava con il Ministro. E credo che
sia entrata l’Albania… Hanno preso un certo numero di migranti Mons. Maffeis, negoziava
con il Ministro. E credo che sia entrata l’Albania… Hanno preso un certo numero
di migranti l’Albania, l’Irlanda e il Montenegro, credo, non sono sicuro. Gli
altri li ha presi in carico la Conferenza Episcopale, non so se sotto
“l’ombrello” del Vaticano o no… non so come sia stata negoziata la cosa; ma
vanno al Centro “Mondo migliore”, a Rocca di Papa, saranno accolti lì. Il
numero credo che sia più di cento. E lì incominceranno a imparare la lingua e a
fare quel lavoro che si è fatto con i migranti integrati. Io ho avuto
un’esperienza molto gratificante. Quando sono andato all’Università Roma III
c’erano gli studenti che volevano farmi domande e ho visto una studentessa… “Io
questa faccia la conosco”: era una che era venuta con me fra i tredici che
avevo portato da Lesbo. Quella ragazza era all’università! Perché? Perché la
Comunità di Sant’Egidio, dal giorno dopo il suo arrivo, l’ha portata a scuola,
a studiare: vai, vai… E l’ha integrata a livello universitario.
Questo è il lavoro con i
migranti. C’è l’apertura del cuore per tutti, soffrire; poi, l’integrazione
come condizione per accogliere; e poi la prudenza dei governanti per fare
questo. Io ho visto, ne ho un filmato clandestino, cosa succede a coloro
che sono mandati indietro e sono ripresi dai trafficanti: è orribile, le cose
che fanno agli uomini, alle donne e ai bambini…, li vendono, ma agli uomini
fanno le torture più sofisticate. C’era uno lì che è stato capace, una spia, di
fare quel filmato, che ho inviato ai miei due sottosegretari delle migrazioni.
Per questo, a mandarli indietro ci si deve pensare bene, bene, bene…
E poi, un’ultima cosa. Ci sono questi migranti che
vengono; ma ci sono altri che vengono ingannati, a Fiumicino, vengono
ingannati: “No, ti diamo il lavoro…”. Fanno avere loro le carte, a tutti, e
finiscono sul marciapiede schiavizzati, sotto minaccia dei trafficanti di
donne… Questo è.
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