Il commento del direttore di Libero sulla
condanna dell’ex governatore della Lombardia: «Per lui una pena esagerata anche
se fosse colpevole. E di questo non si vede la prova»
Si
impegnano allo scopo di spedire in carcere Formigoni, condannandolo a una pena
esagerata, 5 anni e 10 mesi, che per un uomo di 71 anni è un mezzo ergastolo.
Sarebbe troppo quand’anche fosse colpevole, però non ho capito dove stiano le prove della corruzione.
Non gli
hanno trovato una lira, gli rimproverano qualche giro in barca. Gli hanno
imputato l’acquisto di una villa in Sardegna a prezzi di favore, ma chiunque di
noi che ha provato a vendere una casa sa che il valore di un immobile è
aleatorio, e l’incasso preventivato dai periti è quasi sempre il doppio della
realtà di mercato: e a certificarlo sono le aste proprio dei Tribunali. In
cambio di un paio di vacanze ai Caraibi, il Formiga avrebbe autorizzato
sovvenzioni a cliniche private per l’acquisto di macchinari d’avanguardia. Nessuno ha potuto dimostrare che si sia
trattato di un trattamento di favore. L’unica cosa sicura è che con lui la
Regione Lombardia, di cui è stato governatore per quasi vent’anni, è diventata
non in Italia ma in Europa la terra
d’eccellenza della medicina: pubblica e privata non c’è differenza, in
quanto ogni cittadino ha acquisito il diritto, grazie alla sua riforma, di
scegliersi l’ospedale. Se fosse vivo Umberto Veronesi, confermerebbe.
Se ci fosse
bisogno di una prova a discolpa, peraltro ormai inutile, essa consiste nell’accanimento e nella voluttà con cui si
è stabilito di appioppare proprio a lui, e – a memoria di archivio solo nel
suo caso-, il massimo dei massimi di quanto la legge prevede. Non basta. Nel
frattempo, quasi ad Formigonum, il Parlamento, su pressione manettara dei
grillini, ha stabilito che se il reato è la corruzione (e qui – ripeto – non se
ne vede la prova) puoi essere entrato nella terza età, ma niente domiciliari,
niente minestra da far sorbire ai vecchietti degli ospizi, esercizio con il
cucchiaio in cui si esibì magnificamente Berlusconi. Per Formigoni niente
vecchietti ma lucchetti: prigione, gattabuia, gabbio. Ci sono violentatori cui
sono stati dati i domiciliari, i ladri romeni che si sono presi una
schioppettata all’ennesimo furto hanno patteggiato dieci mesi con la
condizionale. Ciononostante se una volta sei stato potente, vale la massima di
Mao Tse Tung: bastona il cane che
affoga.
Lo si era
capito da tempo che Formigoni era stato destinato alla galera. Mi era bastato
osservare il corredo di fotografie e di filmati che sui giornali e in tivù
hanno circostanziato le accuse, suggestionando
il tribunale del popolo: il delitto di giacca arancione e di chiappa al
vento sulla barca. Pessimi costumi, tali da escluderlo dal club della caccia,
ma non crimini per cui includerlo nel circuito penitenziario.
Immaginavo
pertanto che la Cassazione non si sarebbe discostata dalla linea segnata dal
Palazzo di Giustizia di Milano, eppure mi restava un margine di dubbio. Finché
ho avuto la certezza assoluta di come sarebbe finita (male) la faccenda. È
stato quando la Chiesa, a nome della
Madonna, lo ha scaricato alla vigilia della udienza finale. È accaduto che
il pro-rettore del Santuario di
Caravaggio (provincia di Bergamo, ma diocesi – sottolineo da bergamasco –
di Cremona) avendo saputo che privatamente, senza striscioni, un gruppo di
amici di Formigoni aveva organizzato di andare a messa nella basilica dedicata
a Santa Maria del Fonte, patrona della Lombardia, per chiederle soccorso in
vista della sentenza, ha scomunicato l’iniziativa con tanto di comunicato ufficiale.
Il senso? Qui si celebrano le Messe per i barconi, non per Formigoni. Che
tristezza.
Quando il
cosiddetto Celeste, col manto della Vergine, era governatore della Lombardia i
preti lo incensavano, e a ragione: aveva trovato la strada per sostenere le
scuole cattoliche e gli oratori, mostrando come ciò fosse un guadagno perfino
per i miscredenti. Probabilmente, se morisse, gli rifiuterebbero il
funerale.
Per quanto
mi riguarda, se me lo lasceranno fare, gli porterò le arance in carcere.
Poserei anche una corona di fiori in morte della giustizia. Non lo farò solo
perché voglio bene a Formigoni, ma non al punto di condividere l’ora d’aria con
lui per vilipendio della magistratura.
Vittorio Feltri 22 febbraio 2019
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