giovedì 7 febbraio 2019

LA NOSTRA CIVILTÀ DISTRUTTA DA EROI “UMANITARI”


di Claudio Risé

Una presenza ingombrante pesa sulla nostra psiche e la nostra anima, anche
se facciamo di tutto per non vederla e tenerne conto. Si tratta delle centinaia
come ci ha ricordato in recenti interviste e conferenze Niall Ferguson, storico scozzese di milioni di persone che in Africa si dichiarano intenzionate ad emigrare in Europa . "Centinaia di milioni” sono troppi per l'Europa, piccolo
continente già densamente popolato e con equilibri economici e sociali molto
delicati, come dimostra qualsiasi ricerca sociologica in ognuno dei suoi paesi.
(…)
Nei centri del potere industriale europeo si volevano nuovi lavoratori a basso costo e al di fuori della visione antropologica europea.
Meno "choosy", schizzinosi (per dirla con la parola messa di moda in Italia dalla ministra del professor Monti, Elsa Fornero, per definire i giovani lavoratori italiani disoccupati).
Ma soprattutto erano ben accette le persone più sradicate possibili. Perché erano (si credeva) le più condizionabili. Le socialdemocrazie del continente, riorganizzatesi nei mesi
successivi al "mercoledì nero" di Soros (16 settembre 1992) , hanno amministrato politicamente i nuovi sviluppi industriali e sindacali.

Soros, allora come oggi, è infatti il perfetto rappresentante degli aspetti più
avidi del capitalismo anarchico, allergico a ogni forma di vita tradizionale che
stabilisca confini alle velleità di libertà individuali. Le battaglie del finanziere (di
famiglia ebraica antisionista) per le associazioni LGBT, le pratiche
anticoncezionali, l'abolizione dei confini, la libertà di immigrazione, l'eutanasia (ha aiutato a morire la madre), la libertà nelle droghe, descrivono un preciso programma politico di abolizione di qualsiasi regola nei desideri individuali e soprattutto di distruzione di qualsiasi rapporto con la propria storia e tradizione.
Una caratteristica non sorprendente nella finanza. Il suo risultato, però, è la
distruzione degli uomini coinvolti nelle sue operazioni, in questo caso il bianco europeo e cristiano, e della sua soggettività personale. Soros è l'etichetta "umanitaria" del programma politico di liquidazione della tradizione occidentale e della sostituzione della sua popolazione con le masse africane spinte in Europa dai trafficanti di esseri umani.

È in gran parte per la sua intelligenza e spregiudicatezza se la più importante operazione geopolitica del XX e XXI secolo, realizzata con un'operazione economica di trasporto per nave da un continente all'altro di masse finora mai viste nella storia del pianeta, con un numero importante di morti e costi sanitari e psicologici altissimi, ha potuto venire presentata all'opinione pubblica mondiale come un'"operazione umanitaria".

(...) 
Ci sono pochi dubbi, per fortuna, sul fatto che l'operazione abbia già provocato, finora, la liquidazione dell'intera classe politica europea che l'ha appoggiata e sostenuta, nei vari paesi e nelle diverse sedi. "Il percorso dell'integrazione europea è probabilmente terminato" - ha dichiarato Ferguson nell'intervista a Federico Fubini del Corriere della sera - "la sola vera domanda riguarda la velocità della disintegrazione".

 Un intero continente, con la sua umanità e la sua storia, è stato tradito.
L'Europa politico-burocratica non potrà probabilmente fare più granché, ma forse l'urgenza di cambiare strada porterà "ogni Stato a garantire la propria sopravvivenza" (John Mearsheimer: The perils of Anarchy), regola d'oro del pensiero realista, completamente dimenticata nell'epoca dell'anarchia degli interessi travestiti da umanitarismo.

Sarà un sentiero duro: "non abbiamo ancora visto niente", dice e scrive Niall Ferguson. Ma potrà generare nuove e più autentiche forze, rispetto ai programmi luccicanti che conducono a sicura fine.

da “La Verità”, 3 febbraio 2019

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