lunedì 5 agosto 2019

L'ATTACCO FRONTALE A SAN GIOVANNI PAOLO SECONDO E ALLA SUA EREDITA' TEOLOGICA


Il "nuovo" paradigma per la famiglia
 Il nuovo preside monsignor Sequeri, a proposito del cosiddetto "nuovo paradigma": abbiamo elaborato per tanti anni una teologia del matrimonio, perché abbiamo sempre pensato alla famiglia radicata sul matrimonio naturale e sacramentale; invece oggi dobbiamo pensare alla realtà di famiglia che non sempre nascono dal matrimonio, ci sono tante forme di familiarità e tutte ne hanno dei valori

 Il “vecchio”paradigma lo potete leggere nel post del crocevia:
https://crocevia-adhoc.blogspot.com/2019/08/san-giovanni-paolo-secondo-ha-detto.html

In una intervista pubblicata su “La Verità” don Livio Melina cerca di rispondere agli attacchi violenti portati da Avvenire (in particolare dal giornalista Moia) a lui e agli altri docenti licenziati.
Potete leggere questa intervista nel sito di don Gino Oliosi: https://www.donginooliosi.com/2019/08/nel-nuovo-paradigma-la-famiglia-non.html#more


Riporto qui la parte finale dell’intervista CHE VI INVITO A LEGGERE:

Domanda: Oggi, secondo quello che viene definito IL nuovo paradigma di Amoris laetitia attraverso la priorità non della teologia morale ma delle Scienze del Matrimonio e della Famiglia ci si aprirebbe finalmente alla logica del cosiddetto "bene possibile, ci può fare un esempio?".
"Prendo - risponde Melina – quello usato dal professor Maurizio Chiodi qualche giorno fa, proprio in una intervista con Luciano Moia. Lì si dice che la vita all'interno di una coppia omosessuale potrebbe essere per una persona in determinate circostanze un bene possibile.
La dottrina della Chiesa insegna invece che si tratta di un male, di qualcosa che danneggia la persona che lo compie e lo porta sempre più verso il male. Non si tratta di un contrasto tra due visioni, di cui una sarebbe pastorale e l'altra dottrinale. ("E' abbastanza comune oggi questo approccio che separa il Cristo "Maestro" dal Cristo "Pastore", come se ci fossero due Gesù. Ma la misericordia di Gesù e la sua pastorale passavano tramite la sua dottrina. Il rapporto tra dottrina e pastorale è stato studiato nella tradizione (37 anni) dell'Istituto Giovanni Paolo II nella prospettiva del rapporto tra verità e amore. La verità, contenuta nella dottrina, è la verità di un amore, e l'amore ha bisogno di verità per superare la mera emozione e durare nel tempo, come ci ha insegnato anche papa Francesco inLumen fidei".)
Si tratta piuttosto di due diagnosi di una situazione, due diagnosi che si aprono a terapie molto diverse.
Secondo la prima si potrebbe dire che questa persona, pur compiendo atti omosessuali, sta vivendo secondo il volere di Dio, il quale non ci chiede più di ciò che possiamo. Gli atti che realizza sarebbero umanizzanti, porterebbero addirittura verso il Vangelo, anche se ad un certo punto dovrà rendersi conto che non sono atti perfetti, e che c'è un cammino migliore.
La dottrina cattolica, insegnando che si tratta di atti intrinsecamente cattivi, propone una diagnosi e di conseguenza una terapia diversa. Questi atti omosessuali non sono ordinabili a Dio, e quindi non portano verso il bene della persona. Allo stesso tempo dice: ma in te risuona sempre la chiamata ad un amore vero, e tu puoi tentare e ritentare di seguire questo amore, e io sono qui pastoralmente per accompagnarti in questa tensione di conversione, che ti domanda di tentare e ritentare di lasciare dietro di te il male e di abbracciare il bene".
Il problema non è marginale, ma decisivo per comprendere con precisione le questioni che agitano la vita della Chiesa.

Nel prossimo post l’intervento su questo tema di Mons. Massimo Camisasca.

Nessun commento:

Posta un commento