26 Luglio 2019
Fa caldo, e
l’Osservatore Romano ha pensato di dedicare metà della sua prima pagina di ieri
alle temperature elevate, alla siccità in Svizzera, al grido silenzioso della
terra.
Niente di strano, per l’organo ufficiale dello stato plastic-free. In
mezzo al grido di dolore per il pianeta ferito, ecco la letterina al ghiacciaio
islandese Okjökull che “a causa dei cambiamenti climatici, è ‘dimagrito’ sempre più fino a
diventare piccolo piccolo”.
Gli islandesi – s’informa – gli hanno persino
dedicato una targa. Lutto, insomma, perché “avendo oggi misure ridottissime non
è più considerato un ghiacciaio. E’ morto e tutti ne siamo responsabili”.
Speriamo risorga anche lui. (ma questa è
un’aggiunta di Matzuzzi, L’osservatore non ci ha pensato)
La lettera di addio
del ghiacciaio
del ghiacciaio
25 luglio 2019
C’era una volta, tanto tempo fa in Islanda, un enorme ghiacciaio di nome
Okjökull. Era così grande che ricopriva 15 chilometri quadrati e aveva uno
spessore di 50 metri. Negli ultimi 20 anni il povero Okjökull, a causa dei cambiamenti
climatici, è “dimagrito” sempre più fino a diventare piccolo piccolo. È quasi
completamente sparito.
Gli islandesi hanno pensato bene di dedicargli una targa
che avrà una duplice funzione: ricordarlo negli anni futuri e sensibilizzare
l’intera umanità su cosa può accadere se l’intero pianeta continuerà a
surriscaldarsi.
Il memoriale sarà inaugurato il 18 agosto prossimo a
Borgarfjörður (fiordo nella costa occidentale dell’Islanda) dai residenti e da
un gruppo di scienziati statunitensi e islandesi. Dalla fine del XIX secolo si
stima che siano andati perduti più di 2.000 chilometri quadrati di ghiacciai.
Anche Okjökull, avendo oggi misure ridottissime (1 chilometro quadrato di
superficie e 15 metri di spessore) non è più considerato un ghiacciaio. È morto
e tutti ne siamo responsabili.
DALL'OSSERVATORE ROMANOPRIMA PAGINA 25 LUGLIO 2019
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