Massimo Gandolfini.
Il nostro popolo, quello che crede ancora e sempre nei valori non
negoziabili, segue con non poca apprensione lo svolgersi degli attuali eventi.
E’ sotto gli occhi di chiunque che l’“oscena alleanza” – come dichiarato da
Giorgia Meloni – fra i partiti della sinistra (Pd e LeU) e M5S può significare
la pietra tombale di tutte le istanze che pongono al centro la difesa della
vita, della famiglia naturale e della libertà educativa dei genitori. Basta
riguardarsi le immagini del dibattito ieri al Senato: il solo accenno al “Cuore
Immacolato di Maria” e al Paese “libero e sovrano con figli e una mamma e un
papà” ha letteralmente scatenato le urla rabbiose dell’emiciclo alla sinistra
dell’aula, con la senatrice Cirinnà furibonda e scomposta tanto da venir
richiamata dalla Presidenza
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Certamente
stiamo vivendo un momento storico-politico del nostro Paese in cui fare
previsioni su ciò che accadrà fra un’ora è un pericoloso azzardo. In questi
giorni non passa minuto che non sentiamo politologi, opinionisti, osservatori
di ogni ordine e grado che ci sciorinano possibili strategie, possibili
ricette, possibili alleanze, possibili veti, possibili inciuci, nel nobile
intento di aiutarci a prevedere l’imprevedibile. Come disse il “vecchio saggio”
della prima repubblica: “In politica due avverbi vanno cancellati: sempre e
mai”. Gli esempi si sprecano, ma tanto per restare nel contingente, evitando
faticosi sforzi di memoria, basta guardare al “minuetto” Pd-M5s:
“Mai con i Cinquestelle”, “Mai con il Pd” gridavano convinte le rispettive
dirigenze. Fino a ieri, perché oggi tutto sembra cambiare e, ovviamente, tutto
ciò accade “per senso di responsabilità e per il bene del Paese”.
Forse
varrebbe la pena di ricordare che solo tre mesi fa il “Paese” ha dichiarato
esplicitamente la propria volontà, bocciando sonoramente proprio i due
partiti che oggi “per senso di responsabilità” si autoproclamano difensori
della democrazia, minacciata, a detta loro, da sovranisti e populisti che
“vergognosamente” hanno il coraggio di dire che – in fondo, in fondo, a ben
guardare – spetterebbe al popolo sovrano, attraverso libere elezioni, dire da
chi vuole essere governato. E’ singolare – ma non troppo se non si hanno le
fette di salame ideologico sugli occhi – che proprio chi si fregia di avere
qualità democratiche e chi si affida nientemeno che alle piattaforme
social per far partecipare attivamente il popolo alle decisioni che lo
riguardano – siano nella pratica le forze che preferiscono le alchimie
politiche alla bella e chiara libertà delle urne.
Il nostro
popolo, quello che crede ancora e sempre nei valori non negoziabili, segue con
non poca apprensione lo svolgersi degli attuali eventi. E’ sotto gli occhi di
chiunque che l’“oscena alleanza” – come
dichiarato da Giorgia Meloni – fra i partiti della sinistra (Pd e LeU) e M5S
può significare la pietra tombale di tutte le istanze che pongono al centro la
difesa della vita, della famiglia naturale e della libertà educativa dei
genitori. Non che in questi partiti non esistano coraggiosi e virtuosi
sostenitori di questi valori, ma sono ahinoi una piccola minoranza che verrebbe
immediatamente tacitata e travolta dal diktat delle rispettive segreterie,
come già accaduto con le unioni civili e con le Dat. Se qualcuno avesse ancora
qualche dubbio, basta riguardarsi le immagini del dibattito ieri al Senato: il
solo accenno al “Cuore Immacolato di Maria” e al Paese “libero e sovrano con
figli e una mamma e un papà” ha letteralmente scatenato le urla
rabbiose dell’emiciclo alla sinistra dell’aula, con la senatrice Cirinnà
furibonda e scomposta tanto da venir richiamata dalla Presidenza.
Mi domando:
“Chi non crede, perché agitarsi? Chi crede, perché agitarsi? Che tipo di
bestemmia laica insopportabile è quella che dichiara di credere in una famiglia
composta da mamma, papà e figli?”. Nel suo storico intervento all’Onu, il 18
aprile 2008, Papa Benedetto XVI, affrontando il tema del “carattere sacro della
vita umana, la stessa persona umana e la famiglia vengono derubate della loro
identità naturale” dichiarò “inconcepibile che i credenti debbano sopprimere
una parte di sé stessi– la loro fede – per essere cittadini attivi: non
dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri
diritti… deve essere tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica
della religione e la possibilità per i credenti di fare la loro parte nella
costruzione dell’ordine sociale”.
Libera Chiesa
in libero Stato non può voler dire che i cristiani debbano tapparsi la
bocca e sottomettersi al relativismo imperante che impone scelte
sociali ed antropologiche perverse e vergognose. Vuol dire, al contrario, che abbiamo il dovere di partecipare
attivamente, se non altro con il peso del voto nell’urna, alla costruzione di
una società che rispetti i valori che fondano l’umano. Certamente non
possiamo negare che nella storia ci siano stati vergognosi abusi del
senso religioso, fino a far proclamare al sanguinario e crudele tiranno
nazista il ben noto “Got mit Uns”: si tratta forse della più drammatica
strumentalizzazione della religiosità finalizzata alla giustificazione della
barbarie. Ma non è di questo che stiamo parlando. Il popolo del Family Day,
nella sua componente “credente” (abbiamo decine di migliaia di amici non
credenti in istanze religiose, ma fermamente credenti in alti valori umani e
sociali) è ben consapevole che a nessuno è lecito nominare il nome di
Dio invano, ma è altrettanto consapevole che chiedere esplicitamente e
pubblicamente l’aiuto di Dio nei momenti chiave della storia, personale e
sociale, non è altro che ammettere che “senza di Me non potete fare nulla”.
E a nessuno spetta il giudizio circa l’intenzione con la quale quel gesto si
fa.
Nella liturgia
eucaristica, la preghiera per i defunti recita “dei quali solo tu, Signore, hai
conosciuto la fede”: lasciamo a Dio il giudizio sulla fede, e noi limitiamoci
al giudizio sulle azioni. Meglio sostenere chi difende la famiglia o
chi vuole l’utero in affitto? Chi cerca di fermare gli aborti o chi esalta
il diritto di aborto sempre e comunque? Chi
vuole che i bimbi siano educati secondo le norme della legge naturale o chi
preferisce la colonizzazione ideologica genderista? Chi, certamente con
limiti ed anche errori, cerca di contenere la tratta di esseri umani che
lo sfruttamento criminale dell’immigrazione indiscriminata rende possibile, o
chi di fronte a fatti come Bibbiano – tratta di bimbi, e picconate sulla
famiglia naturale – “prende le distanze”, nega connivenze e fa finta di non
saperne nulla? Spero di non suscitare nuove polemiche – ce ne sono già
abbastanza – ma preso atto della mia personale limitatezza di fronte a problemi
di tal portata, anch’io oso appellarmi alla Santa Vergine che “scioglie
i nodi” – di cui Papa Francesco è tanto devoto – perché questo “nodo”
politico è davvero tanto intricato quanto pericoloso e solo la “Madre del Buon
Consiglio” potrà virtuosamente scioglierlo. E mi appello anche al “buon senso”
dei miei cari concittadini, credenti e non, perché comprendano da che parte sta
veramente il “bene maggiore possibile”, sostenendo i partiti che lo sostengono.
PS: il bisticcio di parole è voluto.
Fonte: Interris
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