Tiepidamente berlusconiano,
sostenitore di Monti, convinto della necessità del governo Letta,tifoso di
Matteo Renzi, Vittadini sta con chi vince a prescindere, come direbbe Totò. Anche
oggi, come ai tempi di Monti invoca la stessa “fase costituente”, e le stesse
immancabili riforme.
Nell’intervista spiega tutti i passi indietro del Meeting (e di CL?)
rispetto alla politica.
Vittadini, il titolo che
avete scelto è tratto da
una poesia di Wojtyla: “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”. In un Paese che
il Censis descrive come “incattivito, impaurito e impoverito”, su cosa fissa lo
sguardo oggi il Meeting?
Proprio in un momento di così
grande incertezza, non basta fermarsi all’analisi di ciò che non funziona. Per
questo, il Meeting 2019 mostrerà ciò che di buono c’è in ogni ambito della vita
italiana.
Ad esempio?
La partecipazione dei giovani ai
problemi pubblici, il dialogo e il confronto tra opinioni e culture diverse, il
desiderio di contribuire alla ripartenza del Paese. Tanti fatti che dicono come
l’Italia abbia tutte le carte in regola per risollevarsi.
Cosa pensa della crisi di
Governo in corso?
I partiti hanno perso di vista la
dimensione e la prospettiva del loro compito, la politica si è ridotta a
comunicazione. È venuto il momento di un Governo costituente, in cui si metta
mano ai veri bisogni del Paese.
E le elezioni anticipate?
E la finanziaria? E la recessione?
E il rapporto con l’Europa? Sarebbe da irresponsabili.
Ma voi con chi state?
Con Mattarella e il suo senso
delle istituzioni che, sono certo, saprà trovare una via d’uscita alla crisi.
E di Salvini che ancora
ieri ha brandito il rosario come fosse una clava cosa pensa?
Mi dispiace per la
strumentalizzazione, l’esperienza cristiana è ben altra cosa.
I cattolici devono tornare
a essere protagonisti della politica?
L’impegno di tutti, cattolici e
non, dovrebbe essere ricostruire le fondamenta della vita sociale e civile
attraverso i corpi intermedi, tanto sacrificati, ma che sono l’unico luogo in
cui le persone possono accrescere consapevolezza, capacità critica e
responsabilità.
Viviamo oggi un Paese con
varie emergenze. La preoccupano di più le politiche restrittive sui migranti o
la mancanza di lavoro? Ci indica 5 priorità per l’Agenda del futuro Governo?
La priorità numero uno è la
formazione di un soggetto, personale e collettivo, responsabile. Nel futuro
vedo: investimento su scuola e università; sostegno alle imprese per una piena
occupazione; più fondi per le infrastrutture; rilancio del Meridione come
centro del Mediterraneo; welfare sussidiario basato su un’integrazione
pubblico-privato.
E i migranti?
In tutto questo i migranti sono
una risorsa, “umana”, demografica, lavorativa, una linfa per un Paese
addormentato. Lo vedrete al Meeting nella presenza ormai stabile dei “nuovi
italiani”.
Tanti giovani vanno
all’estero a lavorare, chi rimane qui non fa figli. Perché tutto ciò?
Chi va all’estero a cercare
condizioni di vita migliori ha coraggio, lo stesso coraggio e la stessa fiducia
di chi fa figli. Quello che conta è recuperare ideali e speranza nel futuro.
Come?
Superando l’isolamento in cui ci
si trova, ricominciando a incontrarsi, a condividere la vita. E poi le scelte
politiche possono aiutare gli uni e gli altri, ad esempio, utilizzando quella
rete di giovani italiani in carriera nel mondo e inserendo il quoziente
familiare.
Voi avete sempre cercato di
far dialogare parti diverse per obiettivi comuni. L’Intergruppo per la
Sussidiarietà ha fatto lavorare insieme negli anni passati politici di centro
destra e centro sinistra. È possibile anche nel caos di oggi?
L’Intergruppo è un luogo decisivo
a maggior ragione oggi. Se tutte le forze politiche non collaborano per il bene
comune è il disastro per tutti.
Il
tema estero è sempre centrale al Meeting. Che idea si è fatto
di questa nuova Europa?
Pensare di uscire dall’Europa in
un mondo globalizzato vuol dire suicidarsi. E per mettere a tema sviluppo e
uguaglianza ci vogliono persone introdotte nelle istituzioni europee come David
Sassoli ed Enzo Moavero Milanesi che interverranno al Meeting.
Il Papa ha parlato di
difesa dell’Europa, lotta a populismi e sovranismi e dialogo interreligioso:
che contributo portate?
Il Papa ha ragione. Anche in
questo Meeting ci saranno personalità di diverse culture e fedi, come
musulmani, ebrei, ortodossi. E tante persone comuni che provengono da ogni
parte del mondo. Vogliamo mostrare come le differenze ideologiche, etniche,
religiose non impediscono di vivere insieme, da amici.
Qual è il segreto di lunga
vita del Meeting quando tutte le feste di partito sono in crisi? Cosa si augura
per i prossimi 40 anni?
La forza del Meeting è il popolo
che lo costruisce, fatto di persone diverse che condividono il desiderio di
imparare, di dialogare, di costruire. Recuperare l’interesse per tutto ciò che
ci circonda è il principale contributo che vogliamo dare. Il mio augurio è che
questo impegno cresca e mostri i suoi frutti.
Intervista a Repubblica 14 agosto
2019
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