Amersfoort, Olanda, 14 Maggio 1985
Dedicato oggi a mons. Vincenzo Paglia (Gran Cancelliere dell'Istituto San Giovanni Paolo II perla famiglia) e a don Maurizio
Chiodi, teologo.
«Mi avete fatto sapere che voi considerate spesso la Chiesa come un’istituzione che non fa che
«Mi avete fatto sapere che voi considerate spesso la Chiesa come un’istituzione che non fa che
promulgare regolamenti e leggi. Voi pensate che essa metta molti parapetti ne diversi campi: la sessualità, la struttura ecclesiastica, il posto della donna in seno alla Chiesa.
E la conclusione a cui giungete è che esiste un profondo iato tra la gioia che promana dalla parola di Cristo e il senso di oppressione che suscita in voi la rigidità della Chiesa.
Cari amici e amiche, consentitemi di essere molto
franco con voi. Io so che parlate in perfetta buona fede. Ma siete proprio
sicuri che l’idea che vi fate di Cristo corrisponda pienamente alla realtà
della sua persona? Il Vangelo,
in verità, ci presenta un Cristo molto
esigente, che invita alla radicale conversione del cuore (cf. Mc 1, 5), al
distacco dai beni della terra (cf. Mt 6, 19-21), al perdono delle offese (cf.
Mt 6, 14-15), all’amore per i nemici (cf. Mt 5, 44), alla sopportazione
paziente dei soprusi (cf. Mt 5, 39-40), e perfino al sacrificio della propria
vita per amore del prossimo (cf. Gv 15, 13). In particolare, per quanto
concerne la sfera sessuale, è nota la ferma posizione da lui presa in difesa
dell’indissolubilità del matrimonio (cf. Mt 19, 3-9) e la condanna pronunciata
anche nei confronti del semplice adulterio del cuore (cf. Mt 5, 27-28). E come
non restare impressionati di fronte al precetto di “cavarsi l’occhio” o di
“tagliarsi la mano” nel caso che tali membra siano occasione di “scandalo” (cf.
Mt 5, 29-30)?
Avendo questi precisi riferimenti evangelici, è realistico immaginare un Cristo “permissivo” nel campo della vita matrimoniale, in fatto di aborto, di rapporti sessuali prematrimoniali, extra-matrimoniali o omosessuali?
Certo, permissiva non è
stata la comunità cristiana primitiva, ammaestrata da coloro che avevano
conosciuto personalmente il Cristo. Basti qui rimandare ai numerosi passi delle
lettere paoline che toccano questa materia (cf. Rm 1, 26 ss; 1 Cor 6, 9; Gal 5,
19). Le parole dell’apostolo non mancano certo di chiarezza e di rigore. E sono
parole ispirate dall’alto. Esse restano normative per la Chiesa di ogni tempo. Alla luce del Vangelo essa insegna che
ciascun uomo ha diritto al rispetto e all’amore. L’uomo conta! Nel suo
insegnamento la Chiesa non pronuncia mai un giudizio sulle persone concrete.
Ma a livello dei principi, essa deve distinguere il bene dal male. Il permissivismo non rende gli uomini felici. Ugualmente la società dei consumi non porta la gioia del cuore. L’essere umano realizza se stesso solo nella misura in cui sa accettare le esigenze che gli provengono dalla sua dignità di essere creato a “immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1, 27).
Pertanto, se oggi la Chiesa dice delle cose che non piacciono, è perché essa sente l’obbligo di farlo. Essa lo fa per dovere di lealtà. Sarebbe in realtà molto più facile tenersi sulle generalità. Ma talvolta essa sente di dovere, in armonia con il Vangelo di Gesù Cristo, mantenere gli ideali nella loro massima apertura, anche a rischio di dover sfidare le opinioni correnti».
(Incontro di Giovanni Paolo II con i giovani ad Amersfoort,
Olanda, 14 Maggio 1985)
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