Arrivano i catto gay
di Riccardo Cascioli
lanuovabussola16-03-2016
«E la Chiesa si rinnova per la nuova società…», cantava Giorgio Gaber già
all’inizio degli anni ’70, ironizzando sui tentativi di adeguamento alla
modernità. Ma oggi la smania di adeguarsi alla cultura dominante è diventata un
fiume in piena e anche da pulpiti insospettabili si reclama ormai a gran voce
il cambiamento della dottrina. Il caso più recente è l’atteggiamento davanti
all’omosessualità e alle unioni fra persone dello stesso sesso, ed è il
quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), Avvenire, a
promuoverla in modo sempre più esplicito.
Ne è un esempio eclatante l’intervista apparsa con grande
rilievo il 9 marzo al vescovo di Orano (Algeria), Jean Paul Vesco, il
quale con la modestia tipica degli ecclesiastici al passo con i tempi, propone
tra l’altro anche il cambiamento del Catechismo. Nell’intervista monsignor
Vesco sostiene nell’ordine: la Chiesa deve accogliere senza pretendere di dire
ciò che è giusto e ciò che è sbagliato (dire che un comportamento è male
significa escludere); quello omosessuale è un amore autentico per cui sbaglia
il Catechismo a parlare di “disordine oggettivo”; sì alle adozioni per coppie
gay, ma non all’utero in affitto; anche l’unione tra omosessuali è
indissolubile (ma per Vesco una persona può vivere più unioni indissolubili);
l’astinenza sessuale non può essere un modello.
Come catalogare questa intervista? Una svista? Un incidente di percorso?
Niente affatto. È solo l’ultima
tappa – la più sconvolgente – di un lungo percorso iniziato molto tempo fa ma
che dal doppio Sinodo sulla Famiglia in poi è diventato sempre più esplicito ed
ha subito anche una forte accelerazione. La stessa pagina del 9 marzo ne è una
prova. L’intervista a Vesco è infatti a corredo di un servizio su un convegno
promosso dall’Istituto Giovanni Paolo II sulla Famiglia che aveva a tema la
cura pastorale per le persone con tendenze omosessuali. Il convegno aveva un
indirizzo assolutamente fedele al Magistero della Chiesa, ma dal servizio diAvvenire si
ricava invece l’impressione della ricerca di una pastorale in linea non tanto
con l’accoglienza per le persone quanto per l’omosessualità tout court. Tanto è
vero che ci si rammarica dell’occasione persa al Sinodo sulla Famiglia (e
chissa perché bisognava affrontare il tema omosessualità nel Sinodo dedicato
alla famiglia?). L’intervista a Vesco, che con il convegno non c’entrava nulla,
completa l’opera.
Ma anche il nome di Vesco non è casuale: già durante il Sinodo era stato ampiamente lodato da Avvenireper
aver pubblicato il libro “Ogni amore vero è indissolubile” (Queriniana),
ossia il tentativo di giustificare teologicamente l’accesso alla comunione per
i divorziati risposati.
Come si diceva, però, quella del 9 marzo è solo l’ultima tappa. Aveva ad esempio destato una certa
sorpresa un’intera pagina di Cultura
dedicata lo scorso 15 settembre al libro di un magistrato
omosessuale e credente, Eduardo Savarese, dal titolo inequivocabile: Lettera
di un omosessuale alla Chiesa di Roma. Il contenuto è ovviamente
esposto in modo problematico, ma l’obiettivo è evidente: «Perché un omosessuale
cattolico deve essere costretto a scegliere tra l’amore e la religione?», ci
chiede partecipe Avvenire. Ed ecco puntuale l’esame di
coscienza: «Occorre ammetterlo – dice il quotidiano della CEI -, nella Chiesa
troppo spesso si è preferito non vedere, non discutere, non affrontare il
problema».
Affermazione davvero sorprendente quest’ultima: perché da San Paolo in poi molte
volte la Chiesa si è interessata ed ha preso posizione sul tema. E non solo per
condannare i comportamenti omosessuali: bisognerà almeno ricordare in tempi
recenti il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede“Lettera ai vescovi della Chiesa
cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, del
1° ottobre 1986.Avvenire in realtà intende un’altra cosa: della
questione omosessuale nella Chiesa non se ne è mai parlato in termini di
accettazione del comportamento, che è esattamente ciò che si vuole perseguire
ora. E infatti chi interpella per un parere sul libro di Savarese? Il teologo morale don Aristide
Fumagalli, insegnante presso il Seminario diocesano ambrosiano di
Venegono, autore di numerosi volumi sul tema della sessualità ma soprattutto
noto per le sue posizioni pro-gender. Il titolo al suo intervento è chiaro: “È
ora di parlarne”, ovviamente nel senso di considerare naturale l’omosessualità.
Non meno sorprendente il forum su amore e gender pubblicato
il 6 febbraio: a confrontarsi
Chiara Atzori, impegnata da anni in un cammino di aiuto a persone con tendenze
omosessuali, autrice di “Gendercrazia, nuova utopia” (SugarCo); e Michela
Marzano, docente di filosofia e deputato PD, grande sostenitrice del diritto
all’aborto nonché del matrimonio gay e della legge sull’omofobia. Atzori e
Marzano perAvvenire pari sono, una opinione vale l’altra. Poco importa
se Chiara Atzori difenda la realtà dell’uomo e i princìpi dell’antropologia
cristiana mentre la Marzano rappresenta ai massimi livelli l’attacco al
progetto creatore di Dio e quindi all’uomo, che papa Benedetto XVI aveva
definito come la principale sfida che la Chiesa ha oggi davanti (discorso alla
Curia Romana, 21 dicembre 2012). Quel che conta per Avvenire è
far circolare idee “nuove”, per cambiare passo dopo passo la mentalità dei
cattolici sul tema.
A far comprendere che si tratta di un’operazione “culturale” non casuale sta anche la firma di tutti questi
articoli e interviste, ovvero Luciano Moia, firma di punta del quotidiano della
CEI, esperto di famiglia e responsabile fin dalle origini del mensile allegato
ad Avvenire “Noi Genitori e Figli”, ora diventato “Noi
Famiglia & Vita”. Proprio in occasione del lancio in gennaio del nuovo
mensile, avevamo notato un cambiamento culturale significativo laddove nell’articolo di presentazione si
afferma: «La vita può nascere – in senso biologico, personale e
spirituale – solo in una famiglia formata da una donna e da un uomo, meglio se
uniti in matrimonio, meglio ancora se quell’unione matrimoniale rientra in un
progetto di fede fondato sui valori del Vangelo». Vale a dire che per Avvenire il
concetto di famiglia è già stato esteso alla convivenza, ora attendiamo con
pazienza il giorno in cui per il quotidiano della CEI saranno famiglia anche le
unioni gay.
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