UN CEDIMENTO ALLA CULTURA DOMINANTE
Sabato sera anche la Basilica di San Pietro è stata
oscurata per un’ora, come tanti altri monumenti importanti in tutto il mondo,
dalla Torre Eiffel di Parigi al Cristo Redentore di Rio de Janeiro, dal Ponte
sul Bosforo all’Opera House di Sidney. Tutti insieme per l’Ora della Terra (The
Earth Hour), un evento creato dall’associazione ecologista World Wildlife Fund
(WWF) nel 2007 per mobilitare l’opinione pubblica contro i cambiamenti
climatici. Il WWF chiede l’abbandono dei combustibili fossili, l’uso dei quali
è imputato del riscaldamento globale, ma che continuano necessariamente ad
essere la principale fonte energetica mondiale. E per quanto si faccia un gran
parlare di energie rinnovabili, la semplice verità è che allo stato attuale
esse possono essere aggiuntive, ma non certo sostitutive dei combustibili
fossili. Da qui anche l’iniziativa di spegnere le luci, un segno per invitare a
fare a meno di tanta energia, magari riscoprendo la bellezza del buio; così in
occasione dell’Ora della Terra vengono lanciate iniziative locali per fare
apprezzare il piacere di stare senza luce: ristoranti che preparano menù
romantici per una cena a lume di candela sono ormai un classico.
Come stanno
effettivamente le cose a proposito dei cambiamenti climatici lo abbiamo detto molte volte (e ora c’è anche un libro della Bussola, Il clima che non
t'aspetti, che spiega quanto siano deboli le basi
scientifiche di questa teoria e quanto forti invece gli interessi ideologici e
politici), ma l’iniziativa del WWF è criticata anche all’interno del mondo dei
“duri e puri” del cambiamento climatico: le accuse vanno dall’inutilità
dell’evento, buono solo a mettere in pace le coscienze delle persone, alla
pericolosità di trasmettere un messaggio che sottovaluta l’importanza della
disponibilità di energia (clicca
qui). Peraltro a spezzare il quadro idilliaco di città senza luce,
ci ha pensato una piccola città svedese, Östersund, che quest’anno ha deciso di
non partecipare all’evento. Motivo? Ultimamente si sono registrate in città
troppe violenze sessuali: l’Ora della Terra è importante, dicono i responsabili
della municipalità, ma ci sono problemi di sicurezza che esigono strade
illuminate (clicca
qui).
Ma torniamo a San
Pietro: la sua partecipazione non è una novità, è da molti anni ormai che la principale basilica della cristianità spegne
le luci per un’ora, unendosi al resto del mondo. Non sappiamo da chi sia dipesa
la decisione originale di aderire all’iniziativa e da chi dipenda il rinnovarla
ogni anno, però non possiamo non guardare con una certa inquietudine a questo
buio su San Pietro. A maggior ragione per il fatto che l’iniziativa del WWF è
anzitutto simbolica. E ci sono infatti almeno due aspetti simbolici che
dovrebbero risvegliare qualcuno in Vaticano.
Il primo è il
cedimento della Chiesa alla cultura dominante. La Chiesa si è accodata tristemente a un’iniziativa propagandistica figlia
di un neo-paganesimo in pieno sviluppo (il culto della Madre Terra), che sogna
il ritorno a mondi ideali mai esistiti, che suggerisce ricette e politiche che
porterebbero il mondo alla povertà generalizzata.
È il segno di una Chiesa in
cui la fede ha smesso di diventare cultura e tende quindi a diventare
subalterna a ogni cultura che sia di moda. È successo con il marxismo, che
ancora affascina tante fette di clero; succede oggi con l’ecologismo, ed è
ancora più pericoloso perché i suoi concetti sembrano così in sintonia con la
dottrina della Creazione. Sembrano: in realtà nascono da una concezione
dell’uomo radicalmente opposta a quella cattolica.
Il secondo aspetto,
dal punto di vista simbolico è ancora più inquietante. La battaglia tra la luce e le tenebre è da sempre un modo per raccontare lo
scontro tra Cristo e il mondo. Il prologo del vangelo di Giovanni, ma anche
tutta la liturgia, descrive Cristo come la luce che viene nel mondo.
La luce è
un tratto caratteristico anche delle feste cristiane, perché Cristo è la luce.
In questi tempi di grande confusione non può dunque non creare una certa
inquietudine la decisione di far calare le tenebre sulla basilica che
rappresenta il centro della cristianità. Certo si tratta di un’ora, in un anno,
una cosa da nulla si potrebbe dire.
Ma i simboli sono importanti, e San Pietro
che sceglie volontariamente le tenebre, che alla missione di testimoniare la
luce preferisce unirsi al coro di chi quella luce vorrebbe spegnere, non può
che lasciare perplessi, per usare un eufemismo. Per fortuna a rincuorare c’è
ancora il vangelo di Giovanni che comunque promette che, per quanto le tenebre
non accettino la luce, non riusciranno a offuscarla.
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