IL FATTO
Il 13 ottobre la
professoressa Clara Ferranti, ricercatrice di Glottologia e Linguistica al
Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata, fa lezione a un
centinaio di studenti di Lingue e Lettere: alle 17:30 in punto si interrompe e
li invita a recitare l’Ave Maria, una «preghiera per la pace» che quel giorno a
quell’ora, nel centenario dell’apparizione della Madonna di Fatima, si tiene in
varie parti d’Italia.
Alcuni studenti pregano,
altri rimangono in silenzio: di lì a poco l’episodio finisce sui social. E un
comunicato di fuoco dell’Officina universitaria, un’associazione studentesca,
denuncia «la limitazione della libertà personale» subita dai ragazzi.
La docente si difende,
sostiene di non aver coartato la libertà di nessuno e di aver interrotto la
lezione solo per pochi minuti, ma sul web piovono critiche pesanti, e pochissimi
messaggi di sostegno. Interpellato sul punto il rettore Francesco
Adornato è esplicito: «Si tratta di un atteggiamento assolutamente
improprio e censurabile, mi scuso a nome dell’ateneo».
+ Nazzareno Marconi, vescovo
di Macerata 17 ottobre 2017
La storia dei 25 secondi di interruzione di una lezione, per dire
un’Ave Maria per la pace, con la reazione che ha scatenato ci interroga
profondamente come credenti.
Gli stessi 25 secondi usati per dire una battuta, cosa che molti
docenti fanno spesso, non avrebbero creato problemi.
Chiediamo
scusa come credenti per aver destabilizzato la serenità di un’Università, ma il
problema è la nostra poca fede. Chi dice almeno 50 Avemarie al
giorno, cioè un rosario, tanti, molto più di quelli che vanno a Messa la
domenica, non capisce tutta questa agitazione.
È che a dirne tante di Avemarie si comincia a pensare che valgano
poco, che di fatto siano innocue. Che non creino problemi. Grazie perciò di cuore a chi ha protestato, a chi ci ha ricordato che
la preghiera è una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno.
Grazie a chi crede più di noi credenti che quelle poche parole
smuovano i monti e i cuori tanto da sconvolgere la loro vita. Grazie a chi ci
ricorda che dire Ave Maria è salutare una donna morta 2000 anni fa credendo che
è viva, in grado di pregare per noi e di operare per rendere la nostra vita più
buona e vicina a Dio, tanto da aiutarci ad affrontare serenamente la morte.
Grazie fratelli non credenti e
anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza
apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza.
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