INCONTRO CON LA
CITTADINANZA
DISCORSO DEL SANTO
PADRE
Piazza del Popolo
(Cesena)
Domenica, 1° ottobre 2017
Domenica, 1° ottobre 2017
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Mi piace iniziare la mia visita a Cesena incontrando
la cittadinanza, in questo luogo così significativo per la vita civile e
sociale della vostra città. Una città ricca di civiltà e carica di storia, che
tra i suoi figli illustri ha dato i natali anche a due Papi: Pio
VI, di cui ricordiamo il terzo centenario della nascita, e Pio
VII.
Da secoli questa Piazza costituisce il punto d’incontro
dei cittadini e l’ambito dove si svolge il mercato. Essa merita dunque il suo
nome: Piazza del Popolo, o semplicemente “la Piazza”, perché
è del popolo, spazio pubblico in cui si prendono decisioni rilevanti per la
città nel suo Palazzo Comunale e si avviano iniziative economiche e sociali.
La
piazza è un luogo emblematico, dove le aspirazioni dei singoli si confrontano
con le esigenze, le aspettative e i sogni dell’intera cittadinanza; dove i
gruppi particolari prendono coscienza che i loro desideri vanno armonizzati con
quelli della collettività. Io direi – permettetemi l’immagine –: in questa
piazza si “impasta” il bene comune di tutti, qui si lavora per il bene comune
di tutti. Questa armonizzazione dei desideri propri con quelli della comunità
fa il bene comune. In questa piazza si apprende che, senza perseguire con
costanza, impegno e intelligenza il bene comune, nemmeno i singoli potranno
usufruire dei loro diritti e realizzare le loro più nobili aspirazioni, perché
verrebbe meno lo spazio ordinato e civile in cui vivere e operare.
La centralità della piazza manda dunque il messaggio
che è essenziale lavorare tutti insieme per il bene comune. E’
questa la base del buon governo della città, che la rende bella,
sana e accogliente, crocevia di iniziative e motore di uno sviluppo sostenibile
e integrale.
Questa piazza, come tutte le altre piazze d’Italia,
richiama la necessità, per la vita della comunità, della buona politica;
non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni
o centri di interessi. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e
collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e
prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle
persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai
margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali –
esse infatti non sono un pozzo senza fondo ma un tesoro donatoci da Dio perché
lo usiamo con rispetto e intelligenza. Una politica che sappia armonizzare le
legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo
sull’interesse dell’intera cittadinanza.
Questo è il volto autentico della politica e la sua
ragion d’essere: un servizio inestimabile al bene all’intera collettività. E
questo è il motivo per cui la dottrina sociale della Chiesa la considera una
nobile forma di carità. Invito perciò giovani e meno giovani a prepararsi
adeguatamente e impegnarsi personalmente in questo campo, assumendo fin
dall’inizio la prospettiva del bene comune e respingendo ogni anche minima
forma di corruzione. La corruzione è il tarlo della vocazione politica. La
corruzione non lascia crescere la civiltà.
E il buon politico ha anche la
propria croce quando vuole essere buono perché deve lasciare tante volte le sue
idee personali per prendere le iniziative degli altri e armonizzarle,
accomunarle, perché sia proprio il bene comune ad essere portato avanti. In
questo senso il buon politico finisce sempre per essere un “martire” al servizio,
perché lascia le proprie idee ma non le abbandona, le mette in discussione con
tutti per andare verso il bene comune, e questo è molto bello.
Da questa piazza vi invito a considerare la nobiltà
dell’agire politico in nome e a favore del popolo, che si riconosce in una
storia e in valori condivisi e chiede tranquillità di vita e sviluppo ordinato.
Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno,
preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza
e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tuttavia pretendere
un’impossibile perfezione. E quando il politico sbaglia, abbia la grandezza
d’animo di dire: “Ho sbagliato, scusatemi, andiamo avanti”. E questo è nobile!
Le vicende umane e storiche e la complessità dei problemi non permettono di
risolvere tutto e subito. La bacchetta magica non funziona in politica. Un sano
realismo sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un
baleno tutte le questioni. Per rendersene conto basta provare ad agire di
persona invece di limitarsi a osservare e criticare dal balcone l’operato degli
altri. E questo è un difetto, quando le critiche non sono costruttive. Se il
politico sbaglia, vai a dirglielo, ci sono tanti modi di dirlo: “Ma, credo che
questo sarebbe meglio così, così…”. Attraverso la stampa, la radio… Ma dirlo
costruttivamente. E non guardare dal balcone, osservarla dal balcone aspettando
che lui fallisca. No, questo non costruisce la civiltà. Si troverà in tal modo
la forza di assumersi le responsabilità che ci competono, comprendendo al tempo
stesso che, pur con l’aiuto di Dio e la collaborazione degli uomini, accadrà
comunque di commettere degli sbagli. Tutti sbagliamo. “Scusatemi, ho sbagliato.
Riprendo la strada giusta e vado avanti”.
Il saluto del Crocevia |
Cari fratelli e sorelle, questa città, come tutta la
Romagna, è stata tradizionalmente terra di accese passioni politiche. Vorrei
dire a voi e a tutti: riscoprite anche per l’oggi il valore di questa
dimensione essenziale della convivenza civile e date il vostro contributo,
pronti a far prevalere il bene del tutto su quello di una parte; pronti a
riconoscere che ogni idea va verificata e rimodellata nel confronto con la
realtà; pronti a riconoscere che è fondamentale avviare iniziative suscitando ampie
collaborazioni più che puntare all’occupazione dei posti. Siate esigenti con
voi stessi e con gli altri, sapendo che l’impegno coscienzioso preceduto da
un’idonea preparazione darà il suo frutto e farà crescere il bene e persino la
felicità delle persone. Ascoltate tutti, tutti hanno diritto di far sentire la
loro voce, ma specialmente ascoltate i giovani e gli anziani. I giovani, perché
hanno la forza di portare avanti le cose; e gli anziani, perché hanno la
saggezza della vita, e hanno l’autorità di dire ai giovani – anche ai giovani
politici –: “Guarda ragazzo, ragazza, su questo sbagli, prendi quell’altra
strada, pensaci”. Questo rapporto fra anziani e giovani è un tesoro che noi
dobbiamo ripristinare. Oggi è l’ora dei giovani? Sì, a metà: è anche l’ora
degli anziani. Oggi è l’ora in politica del dialogo fra i giovani e gli
anziani. Per favore, andate su questa strada!
La politica è sembrata in questi anni a volte ritrarsi
di fronte all’aggressività e alla pervasività di altre forme di potere, come quella
finanziaria e quella mediatica. Occorre rilanciare i diritti della buona
politica, la sua indipendenza, la sua idoneità specifica a servire il bene
pubblico, ad agire in modo da diminuire le disuguaglianze, a promuovere con
misure concrete il bene delle famiglie, a fornire una solida cornice di
diritti–doveri – bilanciare tutti e due – e a renderli effettivi per tutti.
Il
popolo, che si riconosce in un ethos e in una cultura propria,
si attende dalla buona politica la difesa e lo sviluppo armonico di questo
patrimonio e delle sue migliori potenzialità. Preghiamo il Signore perché
susciti buoni politici, che abbiano davvero a cuore la società, il popolo e il
bene dei poveri. A Lui, Dio di giustizia e di pace, affido la vita sociale e
civile della vostra città. Grazie.
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