ELEZIONI
IN EMILIA-ROMAGNA/ Asili nido obbligatori, cosa nasconde l’idea di Bonaccini
I dati Istat sulla denatalità e la crisi della famiglia sono allarmanti. Ma sono proprio politiche come quelle di Bonaccini a produrli
Il 2019 si chiude con un saldo negativo superiore alle 200mila unità, nel rapporto fra nati e morti. L’Italia, che sta perdendo posizioni su posizioni in quasi tutti gli indicatori economici, ha invece conquistato il tristissimo primato, a livello mondiale, sulla denatalità.
Anche il Pd ed il governo Conte 2 hanno
cercato di battere un colpo, per contrastare l’inverno demografico italiano: in
quest’ottica vanno visti gli interventi per rendere meno oneroso il servizio di
asilo nido e di scuola dell’infanzia, previsti nella finanziaria, recentemente
approvata, ma anche nelle manovre di bilancio di numerose amministrazioni
locali.
Queste azioni, normalmente, vengono
rubricate sotto la denominazione di “interventi a favore delle famiglie”, ma è
proprio così?
Come sempre, la sinistra è abilissima a
giocare con le parole, per far apparire le cose diverse dalla realtà.
La
sinistra ha profuso, da decenni, un impegno gigantesco per scardinare
l’istituto famigliare, così come codificato dall’art. 29 della
Costituzione: “società naturale fondata sul matrimonio”. Vedendo la famiglia come depositaria e conservatrice dei valori della
tradizione (cristiana), nel suo progetto di conquista di una egemonia
culturale, gramscianamente intesa, nella società, la sinistra ha portato
avanti, a livello sociale, giuridico e scolastico politiche che indebolissero
la struttura della famiglia, spesso vista con diffidenza.
Questo filone antifamiliare, entro cui
si iscrivono, ad esempio, i gravi reati perpetrati da alcuni operatori sociali
della Val d’Enza, continua a condizionare la visione della sinistra e del Pd in
particolare: basti pensare alle fanatiche battaglie dell’onorevole Cirinnà, ma
anche alle proposte di uno come Bonaccini, apparentemente meno estremista della
collega parlamentare.
Il presidente uscente
dell’Emilia-Romagna, infatti, fra le sue proposte avanzate nel corso della
campagna elettorale che lo vede impegnato per la rielezione, ha inserito quella
di rendere obbligatorio il
servizio fornito dagli asili nido. Questa proposta la dice lunga sulla
“cultura” che la sottende: la famiglia viene giudicata meno titolata dello
Stato a garantire un’adeguata educazione ai figli: stiamo superando Sparta,
la polis più statalista dell’antica Grecia, che espropriava le famiglie dei
figli quando raggiungevano i 7 anni di età.
La direzione in cui andare sarebbe,
piuttosto, quella di garantire un servizio di asili nido e scuole dell’infanzia
gratuito per le famiglie che, per esigenze lavorative, ne hanno bisogno ed
anche quella di sostenere economicamente le famiglie in cui la madre sceglie di
lasciare il lavoro per un periodo, volendo accudire personalmente il figlio.
Il continuare a voler convincere che
tutte le unioni, etero ed omosessuali, sono perfettamente equiparabili alla
famiglia fondata sul matrimonio, formata da un padre e da una madre;
la spinta a delegittimare il lavoro
casalingo, anche se liberamente scelto, come umiliante o di ostacolo a una vera
realizzazione della donna, nella sua giusta ambizione di un pieno
riconoscimento sociale e professionale, la scarsità di autentiche politiche
familiari, hanno creato le condizioni ottimali per rendere sempre più “eroica”
e rara la scelta dei giovani di dar vita a rapporti coniugali stabili e di
generare figli.
Adesso
tutti cominciano ad accorgersi che l’aver minato alla radice il vincolo
familiare stabile sta creando effetti terribili per lo sviluppo di tutta la
società italiana. Non è però con qualche centinaia di euro elargite al
di fuori di una organica politica famigliare che si potrà invertire la preoccupante
tendenza in atto.
Bisogna partire innanzitutto da un vero cambio di mentalità, da cui far
scaturire una politica che metta la famiglia – quella dell’art. 29 Cost. –
nuovamente al centro.
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