mercoledì 15 gennaio 2020

LA SORTITA DI BENEDETTO


LUCETTA SCARAFFIA

La ridda di voci, commenti, allarmi che si sono susseguiti dopo la notiza dell'uscita di un libro a quattro mani a opera di Benedetto XVI e del cardinale Sarah contro l'abolizione del celibato ha più della pochade che del dramma.

Tra l'altro, tutto l'interesse - pettegolo e spesso malizioso - è volto al rapporto fra i due papi piuttosto che al dibattito. E in certi momenti ha toccato vertici romanzeschi, come quando si è voluto descrivere Joseph Ratzinger come un burattino rimbambito. Nonostante i problemi dovuti all'età avanzata, Benedetto XVI invece è in grado di decidere se e come pronunciarsi pubblicamente - anche se forse utilizzando testi da lui scritti tempo addietro -  e non mi sembra impossibile pensare che abbia deciso di scendere in campo su questioni che ritiene di primaria importanza.

Non tanto la difesa del celibato ecclesiastico, a proposito della quale le sue opinioni sono state espresse e scritte più volte, quanto piuttosto il disaccordo sul metodo scelto da papa Francesco.

 Il quale preferisce non affrontare il problema in generale dal punto di vista teologico e/o giuridico, ma privilegia piuttosto interventi su situazioni circoscritte, per cambiare le cose in concreto.

 A un teologo come Ratzinger un procedimento simile - non consueto nella storia della Chiesa - può sembrare pericoloso. Questo in fondo segnalano i suoi interventi recenti. Un problema sul quale sarebbe interessante discutere.

Tutto questo trambusto rivela piuttosto che non siamo più abituati a pensare che nella Chiesa esistono opinioni differenti, e di conseguenza anche discussioni appassionate. Peccato, perché dibattere, magari con passione, invece di limitarsi a obbedire, è un indubbio segno di vita.

Tratto da il resto del carlino
15 gennaio

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