LUCETTA
SCARAFFIA
La ridda
di voci, commenti, allarmi che si sono susseguiti dopo la notiza dell'uscita di
un libro a quattro mani a opera di Benedetto XVI e del cardinale Sarah contro
l'abolizione del celibato ha più della pochade che del dramma.
Tra
l'altro, tutto l'interesse - pettegolo e spesso malizioso - è volto al rapporto
fra i due papi piuttosto che al dibattito. E in certi momenti ha toccato
vertici romanzeschi, come quando si è voluto descrivere Joseph Ratzinger come
un burattino rimbambito. Nonostante i problemi dovuti all'età avanzata,
Benedetto XVI invece è in grado di decidere se e come pronunciarsi
pubblicamente - anche se forse utilizzando testi da lui scritti tempo addietro
- e non mi sembra impossibile pensare
che abbia deciso di scendere in campo su questioni che ritiene di primaria
importanza.
Non tanto la difesa del celibato ecclesiastico, a
proposito della quale le sue opinioni sono state espresse e scritte più volte,
quanto piuttosto il disaccordo sul
metodo scelto da papa Francesco.
Il quale preferisce non
affrontare il problema in generale dal punto di vista teologico e/o giuridico,
ma privilegia piuttosto interventi su situazioni circoscritte, per cambiare le
cose in concreto.
A un teologo
come Ratzinger un procedimento simile - non consueto nella storia della Chiesa
- può sembrare pericoloso. Questo in fondo segnalano i suoi interventi recenti.
Un problema sul quale sarebbe interessante discutere.
Tutto questo trambusto rivela piuttosto che non
siamo più abituati a pensare che nella Chiesa esistono opinioni differenti, e
di conseguenza anche discussioni appassionate. Peccato, perché dibattere,
magari con passione, invece di limitarsi a obbedire, è un indubbio segno di vita.
Tratto da il resto del carlino
15 gennaio
Nessun commento:
Posta un commento