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Eva Perón, Ceausescu, ovviamente Mussolini... Quando Donald Trump si è
affacciato al balcone della Casa Bianca, subito dopo essere risultato
positivo al virus, ha evocato questi paragoni. Ma anche se «il balcone è
l’habitat naturale dei demagoghi», non c'era certo bisogno di quel
gesto perché il presidente americano evocasse questo tipo di paragoni: sono
quattro anni, ormai, che ci si chiede se «il leader del mondo libero» abbia
le stimmate del dittatore. E forse, a meno di un mese dal giudizio
universale su di lui, è il momento di chiederselo seriamente.
Donald Trump è un potenziale autocrate?
Bene, in una valanga di «sì» - la stampa mondiale non gli è amica, con
ottime ragioni - spicca il ragionamento pacato e circostanziato di Janan
Ganesh, che sul FT -
giornale anch'esso per nulla simpatetico con il presidente – (riportato dal
Punto del Corriere della Sera) smonta pezzo per pezzo la tesi catastrofista
che vuole l'America alle prese con un pericolo mortale.
1) "Il populismo di Trump tende a essere più libertario che
repressivo". Il rifiuto ostentato della mascherina è certamente
irresponsabile, ma esprime un «attaccamento
incurante alla libertà personale». Un despota convenzionale, spiega
Ganesh, avrebbe usato la pandemia per rafforzare i propri poteri, mentre
Trump l'ha usata per ribadire la sua opposizione a uno Stato pervasivo.
Tutta la sua polemica anti-Biden è fondata su antistatalismo e
antidirigismo.
2) "Il suo anti-paternalismo precede la pandemia". Qui
Ganesh intende per paternalismo il tipico atteggiamento dei dittatori che
si pongono verso la nazione come capifamiglia autoritari ma amorevoli (il
loro successo negli anni '20 e '30, secondo lo psicanalista Luigi Zoja, fu
dovuto anche all'assenza di milioni di padri veri, sterminati nella Prima
guerra mondiale). Trump è così poco interventista che in quattro anni ha
fatto approvare essenzialmente due leggi, quella sul muro anti migranti e
il taglio delle tasse ai ricchi. La legge cui tiene di più, l'abolizione
dell'Obamacare, non l'ha ancora ottenuta e, per quanto disgustosa, non è
autoritaria. E la sua voglia di sostenere l'economia con uno stimolo potente
è solo «leggermente più generosa» rispetto alla media dei repubblicani (che
invece sono sempre molto rigorosi quando lo stimolo lo vuole dare un
presidente democratico).
3) "Altro che presa eccessiva: Trump praticamente non fa
nulla". Non fa nulla di ciò che farebbe un tiranno normale «con le
stelline sulle spalle», crearsi cioè
il suo deep State di apparati fedelissimi: lui
preferisce litigare con i militari e i servizi.
Insomma, secondo Ganesh siamo ancora troppo condizionati dalle nozioni del
secolo scorso, per cui se un leader cerca accordi con colleghi stranieri
autocrati ci sembra che pratichi l'appeasement, e se si rivela uno
sciovinista ci sembra per forza autoritario. Invece non c'è nulla di più
lontano di Trump dallo slogan mussoliniano «tutto nello Stato, niente al
di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato». Semmai quel tipo di
affinità la si può notare in Putin o Orbán, del tutto indifferenti alle
libertà e al mercato, e al quale sono molto vicine schegge dei 5S in Italia.
Tutti tranquilli con Donald dunque? Ganesh non è così
ingenuo. Il suo istinto più o meno autoritario lo capiremo solo dopo il 3
novembre. Se perde, vedremo fin dove si spingerà nell'annunciata volontà di
non riconoscere il risultato Se vince, potrebbe sentirsi le mani libere e
prendere misure dure di quelle prese finora.
Intanto, però, definirlo un autocrate è esagerato.
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