sabato 27 marzo 2021

LA SCUOLA LA DAD E IL COMUNE

 A  CHI SERVE LA SCUOLA?

Una della novità più interessanti degli ultimi giorni, almeno da quanto appare dalle notizie che il sistema dell’informazione evidenzia o lascia passare, è sicuramente quella di una forte richiesta popolare di ritorno alla scuola in presenza.

L’emergenza ancora presente sul fronte Covid (l’andamento della campagna di vaccinazione, con tutti suoi imprevisti; il modificarsi dei dati dell’epidemia; la riffa quindicinale dei colori delle Regioni) riduce l’evidenza di questa richiesta, la rende in qualche modo inopportuna, come una sorta di lusso che non ci si può permettere, dati i possibili guai più grossi.

Ma la realtà è un’altra. Disturbi mentali tra giovani e giovanissimi in aumento: 500 ricoveri al “Bambino Gesù” di Roma entro la fine dell'anno per tentativi di suicidio, atti di autolesionismo, disturbi alimentari. Denuncie di genitori impossibilitati a seguire i figli, e di altri che stanno riscontrando come il dramma dei loro figli non sia far frequentare la lezione davanti al computer o al tablet, ma convincerli di nuovo ad uscire di casa.

Perché la Dad, che pure l’anno scorso aveva fatto gridare al miracolo di una scuola reattiva, vicina e vitale, in una Italia tramortita dalla prima ondata di Covid, spaventata e depressa davanti al lockdown, oggi ci sembra la certificazione di una disfatta?

A cosa serve, o meglio ancora, a chi serve, la scuola di cui adesso avvertiamo così crudamente l’assenza? Cosa manca, quando diciamo che manca la scuola in presenza e con questo la presenza della scuola?

Manca la presenza di una istituzione sociale, alleata di madri, padri e figli. Di una istituzione che sia capace di tenere insieme un popolo, in un tempo, come l’attuale, in cui si avverte che la fragilità del singolo non è soccorsa ma sgretolata dalla presenza di un potere che parla per decreti e per piani. Abbiamo necessità di tenere conto dei nostri bisogni. Della solitudine, dell’incertezza, della depressione e della paura dei nostri figli. Delle nostre intenzioni. Un luogo in cui entrare in relazione che sia in grado di dare occasioni di risposta al bisogno educativo che le madri e i padri hanno per i loro figli e per se stessi.

Oggi tutti si dicono favorevoli alla riapertura delle scuole, ma nei fatti?

IL COMUNE E LE IDEOLOGIE

Prendiamo il caso del nostro Consiglio Comunale. Una mozione del gruppo “ Cambiamo”, che formulava proposte concrete, riguardava la messa in sicurezza delle aule mediante meccanismi di controllo dell'umidità dell'aria, in quanto le evidenze scientifiche riferiscono come, in un ambiente confinato e ad alto tasso di umidità, i virioni che sfuggono alle mascherine restano in circolazione per più tempo". In Italia un'azione similare è stata varata in modo strutturale solo dalla regione Marche. Il costo per dotare tutte le aule scolastiche italiane di filtri HEPA è dell’ordine di 300 milioni di euro, circa la metà della spesa per i favolosi banchi a rotelle, procacciati dall’impareggiabile governo Conte. Questa invece era un'iniziativa a portata dell'Ente e su cui si stanno muovendo anche comuni limitrofi, vedi l'annuncio del sindaco Zattini a Forlì di poche settimane fa".

Questa mozione è stata bocciata dal PD con motivazioni confuse e totalmente mancanti di fondamento, usando critiche del tutto prive di giustificazioni tecniche, formulate da persone che si dovranno prendere la responsabilità di non aver fatto nulla per contrastare la propagazione del virus in ambienti confinati, come l’aula di lezione. Ma evidentemente appellarsi alla scienza fa comodo solo a correnti alterne.

Cosa manca ora, che prima forse c’era?

Niente. Solo che ora sono finite le illusioni. E il desiderio del ritorno alla scuola in presenza rischia di essere il sogno di una Arcadia percepita come una normalità perduta. A meno che non diventi il sintomo doloroso che fa affrontare un nuovo percorso diagnostico e terapeutico.


 IL CROCEVIA

foto Ansa

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