DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI VESCOVI CATTOLICI DEGLI
STATI UNITI D’AMERICA
IN VISITA "AD
LIMINA APOSTOLORUM"
Sala del Concistoro
Giovedì, 19 gennaio 2012
Cari Fratelli Vescovi,
Saluto tutti voi con affetto fraterno e prego affinché questo
pellegrinaggio di rinnovamento spirituale e di comunione profonda vi confermerà
nella fede e nella dedizione al vostro compito come Pastori della Chiesa negli
Stati Uniti d’America. Come sapete, è mia intenzione riflettere con voi, nel
corso di quest’anno, su alcune delle
sfide spirituali e culturali della nuova evangelizzazione.Benedetto XVI e George W. Bush 2008
Uno degli aspetti più memorabili della mia visita pastorale negli Stati Uniti è
stata l’opportunità che mi ha offerto di riflettere sull’esperienza storica americana della
libertà religiosa, e più specificatamente sul rapporto tra religione e cultura.
Al centro di ogni cultura, percepito o no, vi è un consenso riguardo alla
natura della realtà e del bene morale, e quindi sulle condizioni per la
prosperità umana. In America tale consenso, così come racchiuso nei documenti
fondanti della nazione, si basava su una visione del mondo modellata non soltanto
dalla fede, ma anche dall’impegno verso determinati principi etici derivanti
dalla natura e dal Dio della natura. Oggi tale consenso si è ridotto in modo
significativo dinanzi a nuove e potenti
correnti culturali, che non solo sono direttamente opposte a vari insegnamenti
morali centrali della tradizione giudaico-cristiana, ma anche sempre più ostili
al cristianesimo in quanto tale.
Da parte sua, la Chiesa negli Stati Uniti è chiamata, in ogni
tempo opportuno e non opportuno, a proclamare il Vangelo che non solo propone verità morali immutabili, ma
le propone proprio come chiave per la felicità umana e la prosperità sociale
(cfr. Gaudium et spes, n. 10). Nella misura in
cui alcune tendenze culturali attuali contengono elementi che vogliono limitare
la proclamazione di tali verità, o racchiudendola entro i confini di una
razionalità meramente scientifica o sopprimendola nel nome del potere politico
e del governo della maggioranza, esse rappresentano una minaccia non solo per la fede cristiana, ma anche per l’umanità
stessa e per la verità più profonda sul nostro essere e sulla nostra vocazione
ultima, il nostro rapporto con Dio. Quando una cultura tenta di sopprimere
la dimensione del mistero ultimo e di chiudere le porte alla verità
trascendente, inevitabilmente s’impoverisce e diviene preda, come ha intuito
tanto chiaramente il compianto Papa Giovanni Paolo II, di una lettura
riduzionistica e totalitaristica della persona umana e della natura della
società.
Con la sua lunga
tradizione di rispetto del giusto rapporto tra fede e ragione, la Chiesa ha un
ruolo cruciale da svolgere nel contrastare le correnti culturali che, sulla
base di un individualismo estremo, cercano di promuovere concetti di libertà
separati dalla verità morale. La nostra tradizione non parla a partire
da una fede cieca, bensì da una prospettiva razionale che lega il nostro
impegno per costruire una società autenticamente giusta, umana e prospera alla
nostra certezza fondamentale che l’universo possiede una logica interna
accessibile alla ragione umana. La difesa della Chiesa di un ragionamento
morale basato sulla legge naturale si fonda sulla sua convinzione che questa
legge non è una minaccia alla nostra libertà, bensì una «lingua» che ci
permette di comprendere noi stessi e la verità del nostro essere, e di
modellare in tal modo un mondo più giusto e più umano. Essa propone pertanto il
suo insegnamento morale come un messaggio non di costrizione, ma di
liberazione, e come base per costruire un futuro sicuro.
La testimonianza della Chiesa, dunque,
è per sua natura pubblica: essa cerca di convincere proponendo argomenti
razionali nella pubblica piazza. La legittima separazione tra
Chiesa e Stato non può essere interpretata come se la Chiesa dovesse tacere su
certe questioni, né come se lo Stato potesse scegliere di non coinvolgere, o
essere coinvolto, dalla voce di credenti impegnati nel determinare i valori che
dovranno forgiare il futuro della nazione.
Alla luce di queste considerazioni, è fondamentale che l’intera comunità cattolica negli Stati Uniti riesca a comprendere le gravi minacce alla testimonianza morale pubblica della Chiesa che presenta un secolarismo radicale, che trova sempre più espressione nelle sfere politiche e culturali. La gravità di tali minacce deve essere compresa con chiarezza a ogni livello della vita ecclesiale. Particolarmente preoccupanti sono certi tentativi fatti per limitare la libertà più apprezzata in America, la libertà di religione. Molti di voi hanno sottolineato che sono stati compiuti sforzi concertati per negare il diritto di obiezione di coscienza degli individui e delle istituzioni cattolici per quanto riguarda la cooperazione a pratiche intrinsecamente cattive. Altri mi hanno parlato di una preoccupante tendenza a ridurre la libertà di religione a una mera libertà di culto, senza garanzie per il rispetto della libertà di coscienza.
Qui, ancora una volta, vediamo la necessità di un laicato
cattolico impegnato, articolato e ben preparato, dotato di un senso critico
forte dinanzi alla cultura dominante e del coraggio di contrastare un
secolarismo riduttivo che vorrebbe delegittimare la partecipazione della Chiesa
al dibattito pubblico sulle questioni che determineranno la futura società
americana. La preparazione
di leader laici impegnati e la presentazione di un’articolazione convincente
della visione cristiana dell’uomo e della società continuano a essere il
compito principale della Chiesa nel vostro Paese; quali componenti
essenziali della nuova evangelizzazione, queste preoccupazioni devono modellare
la visione e gli obiettivi dei programmi catechetici a ogni livello.
A tale riguardo, vorrei menzionare con stima i vostri sforzi per
mantenere i contatti con i cattolici coinvolti nella vita politica e per
aiutarli a comprendere la loro responsabilità personale di dare una
testimonianza pubblica della loro fede, specialmente per quanto riguarda le grandi questioni morali del
nostro tempo: il rispetto della vita dono di Dio, la tutela della dignità umana
e la promozione di diritti umani autentici. Come ha osservato il Concilio,
e come ho voluto ribadire durante la mia visita pastorale, il rispetto per la
giusta autonomia della sfera secolare deve tenere conto anche della verità che
non esiste un regno di questioni terrene che possa essere sottratto al Creatore
e al suo dominio (cfr. Gaudium et spes, n. 36). Non c’è alcun
dubbio che una testimonianza più coerente da parte dei cattolici d’America
delle loro convinzioni più profonde darebbe un importante contributo al
rinnovamento della società nel suo insieme.
Cari Fratelli Vescovi, con queste brevi osservazioni ho voluto
toccare alcune delle questioni più urgenti che dovete affrontare nel vostro
servizio al Vangelo e la loro importanza per l’evangelizzazione della cultura
americana. Nessuna persona che guarda con realismo a tali questioni può
ignorare le difficoltà autentiche che la Chiesa incontra al presente. Tuttavia,
per la verità, possiamo
trarre coraggio dalla crescente consapevolezza della necessità di mantenere un
ordine civile chiaramente radicato nella tradizione giudaico-cristiana, nonché
dalla promessa che offre una nuova generazione di cattolici, la cui esperienza
e le cui convinzioni svolgeranno un ruolo decisivo nel rinnovare la presenza e
la testimonianza della Chiesa nella società americana. La speranza che
questi «segni dei tempi» ci offre è di per sé un motivo per rinnovare i nostri
sforzi al fine di mobilitare le risorse intellettuali e morali di tutta la
comunità cattolica al servizio dell’evangelizzazione della cultura americana e
dell’edificazione della civiltà dell’amore. Con grande affetto raccomando tutti
voi, e il gregge affidato alle vostre cure, alle preghiere di Maria, Madre
della Speranza, e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, come pegno
di grazia e di pace in Gesù Cristo nostro Signore.
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