giovedì 16 maggio 2024

PER NON MORIRE AL VERDE

 

PER NON MORIRE AL VERDE

“Il livello di follia che stiamo toccando con la transizione verde è troppo esagerato, troppo folle; insomma troppo tutto per non essere raccontato”. Fabio Dragoni apre con questi toni incendiari, da toscano doc, il libro Per non morire al verde (Edizioni Il Timone).

E mantiene le promesse visto che lo stesso Chicco Testa, nella sua contro-prefazione, risponde così: “Mi sono divertito a leggere il libro di Dragoni”. Pur ritenendo “probabile” che vi sia “anche” un contributo umano nel riscaldamento globale, Testa diffida di chi lo considera “completamente determinante” e riconosce che vi è “una certa parte del mondo scientifico, non la maggioranza, ma questo poco vuol dire perché fra quei nomi vi sono scienziati di livello assoluto, che la pensa diversamente” rispetto all’ideologia catastrofista sul clima.

Naturalmente Dragoni – che da vecchio bocconiano è documentato e rigoroso nell’analisi dati – attinge a quella letteratura scientifica dissidente e agli esperti non allineati al pensiero mainstream, ma il tono del libro è brillante e la lettura – che consiglio a tutti – è agile e divertente.

Addirittura esilarante dove snocciola le famose “profezie” con cui gli eco-apocalittici alimentano da anni l’allarmismo in forza del quale poi si pretendono misure green tanto draconiane quanto inefficaci e spesso costosissime e dannose.

Una “profezia” per tutte: “Intere nazioni potrebbero essere spazzate via dalla faccia della Terra a causa dell’innalzamento del livello del mare, se il trend del riscaldamento globale non viene invertito prima del 2000”, così annunciava l’Associated Press, il 29 giugno 1989.

Il 2000 è passato da un quarto di secolo e l’apocalisse acquatica non si è vista. Ma catastrofista più famoso è l’ex vicepresidente Usa Al Gore che nel 2009 tuonava: “La calotta polare artica potrebbe scomparire in cinque/sette anni”. Invece la calotta sta ancora lì e al Polo Sud la superficie ghiacciata è addirittura cresciuta di 5.304 km quadrati.

Queste profezie catastrofiste si sono rivelate tutte sbagliate, eppure la narrazione apocalittica continua spostando la fine del mondo sempre più in là.

Peraltro negli anni Settanta – al contrario di oggi – si riteneva che il mondo non fosse minacciato dal riscaldamento, ma da una glaciazione: “Gli scienziati americani vedono in arrivo una nuova era glaciale. Se questo declino delle temperature si mantiene costante per cinque-dieci anni, questo sarebbe sufficiente a innescare una glaciazione” (Washington Post, 9 luglio 1971).

A dimostrazione di quanto poco sappiamo tuttora del clima e di quanto siano inattendibili certe previsioni a lungo termine. Anche perché il clima è sempre cambiato, fin dall’origine del mondo, e sempre cambierà(com’è noto nel Medioevo faceva più caldo di oggi): ha le sue leggi e i suoi cicli governati da fattori immensamente più potenti dell’uomo (per esempio il sole).

Questa è la convinzione di molti scienziati a cui aderisce Dragoni che, nel suo libro, si diverte – dati alla mano – a demolire uno per uno tutti i pilastri della narrazione catastrofista.

Il principale riguarda la “famigerata” anidride carbonica che gli apocalittici vorrebbero mettere al bando, ma che in realtà non è un inquinante, anzi è la base stessa della vita.

Un altro riguarda la presunta desertificazione (che non c’è). Basti un dato: la superficie verde in Italia è crescita del 25% negli ultimi trent’anni e del 75% negli ultimi ottanta. Questo è il verde davvero utile. Prezioso.

Antonio Socci

Da “Libero”, 11 maggio 2024

 

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