PER NON MORIRE AL VERDE
“Il livello di follia che stiamo toccando con la transizione verde è troppo esagerato, troppo folle; insomma troppo tutto per non essere raccontato”. Fabio Dragoni apre con questi toni incendiari, da toscano doc, il libro Per non morire al verde (Edizioni Il Timone).
E mantiene le promesse visto che lo stesso Chicco Testa, nella sua
contro-prefazione, risponde così: “Mi sono divertito a leggere il libro di Dragoni”. Pur ritenendo
“probabile” che vi sia “anche” un contributo umano nel riscaldamento globale,
Testa diffida di chi lo considera “completamente determinante” e riconosce che vi è “una certa
parte del mondo scientifico, non la maggioranza, ma questo poco
vuol dire perché fra quei nomi vi sono scienziati di livello assoluto, che la pensa
diversamente”
rispetto all’ideologia catastrofista sul clima.
Naturalmente Dragoni – che da vecchio bocconiano è
documentato e rigoroso nell’analisi dati – attinge a quella letteratura
scientifica dissidente e agli esperti non allineati al pensiero mainstream, ma il tono del
libro è brillante e la lettura – che consiglio a tutti – è agile e divertente.
Addirittura esilarante dove snocciola le famose “profezie” con cui gli eco-apocalittici
alimentano da anni l’allarmismo in forza del quale poi si pretendono misure green tanto
draconiane quanto inefficaci e spesso costosissime e dannose.
Una “profezia” per tutte: “Intere nazioni potrebbero
essere spazzate
via dalla faccia della Terra a causa dell’innalzamento del livello del mare, se il trend del
riscaldamento globale non viene invertito prima del 2000”, così annunciava l’Associated Press, il 29 giugno 1989.
Il
2000 è passato da un quarto di secolo e l’apocalisse acquatica non si è vista. Ma catastrofista più famoso è l’ex vicepresidente Usa Al Gore che nel 2009 tuonava: “La calotta polare
artica potrebbe scomparire in cinque/sette anni”. Invece la calotta sta
ancora lì e al Polo Sud la superficie ghiacciata è addirittura cresciuta di
5.304 km quadrati.
Queste profezie catastrofiste si sono rivelate tutte sbagliate, eppure la
narrazione apocalittica continua spostando la fine del mondo sempre più in là.
Peraltro negli anni Settanta – al contrario
di oggi – si riteneva che il mondo non fosse minacciato dal riscaldamento, ma
da una glaciazione: “Gli
scienziati americani vedono in arrivo una nuova era glaciale. Se questo declino
delle temperature si mantiene costante per cinque-dieci anni, questo sarebbe
sufficiente a innescare una glaciazione” (Washington Post, 9 luglio 1971).
A dimostrazione di quanto poco sappiamo
tuttora del clima e
di quanto siano inattendibili
certe previsioni a lungo termine. Anche perché il clima è sempre
cambiato,
fin dall’origine del mondo, e sempre cambierà(com’è noto nel Medioevo faceva più caldo di
oggi): ha le sue leggi e i suoi cicli governati da fattori immensamente più
potenti dell’uomo (per esempio il sole).
Questa è la convinzione di molti scienziati a cui aderisce
Dragoni che, nel suo libro, si diverte – dati alla mano – a demolire uno per uno
tutti i pilastri della narrazione catastrofista.
Il principale riguarda la “famigerata” anidride carbonica che gli
apocalittici vorrebbero mettere al bando, ma che in realtà non è un
inquinante, anzi è la base stessa della vita.
Un altro riguarda la presunta desertificazione (che non c’è). Basti un dato: la superficie verde in Italia è crescita del 25% negli ultimi trent’anni e del 75% negli ultimi ottanta. Questo è il verde davvero utile. Prezioso.
Antonio Socci
Da “Libero”, 11 maggio 2024
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