lunedì 6 maggio 2024

RIDESTATI LIBERTA’

Promosso da il Crocevia, Nazione Futura, Valori e Libertà, con la collaborazione di Confcommercio cesenate e il patrocinio del Comune di Cesena, si è svolto a Cesena il 4/5 maggio 2024 la seconda edizione del Festival della Liberta’ Malatestiano.

Il prof. LEONARDO LUGARESI, membro dell’Associazione “Il Crocevia”, ha intrododotto il primo panel della manifestazione, "LIBERTA’ FAMIGLIA EDUCAZIONE"

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Prof. Leonardo Lugaresi
Penso sia molto significativo che anche questa seconda edizione del Festival Malatestiano della libertà si apra mettendo a tema la libertà di educazione, o meglio il nesso tra educazione e libertà. Perché questa è la cosa più importante, il principio di tutto, il fondamento senza il quale non reggono tutte le altre libertà. Quindi è giusto parlare per prima cosa di questo argomento, prima di trattare gli altri temi che ci occuperanno in questi due giorni: la società, l'economia, la politica.

La qualità degli ospiti che tra un momento interverranno a questa tavola rotonda garantisce che ascolteremo riflessioni importanti e utili. Per introdurle, io mi limito a cercare di chiarire, almeno un po', la valenza di quel nesso tra educazione e libertà a cui ho appena fatto cenno e come si rapporti ad esso il terzo termine che trovate nel titolo, cioè famiglia. Credo che per comprendere meglio questo rapporto dovremmo aggiungere un quarto concetto, che è implicitamente già presente: quello di cultura. Quindi: cultura, educazione, libertà e famiglia. Se dovessi proporre una rappresentazione grafica di questo fondamentale sistema di valori direi che potremmo immaginare un triangolo, i cui vertici sono rappresentati dai primi tre, educazione, libertà, cultura e al cui centro sta la famiglia: perché deve essere chiaro che solo se gli altri tre valori sono saldamente rispettarti e promossi e se la famiglia si nutre di essi può costituire un soggetto civile, anzi un soggetto politico. Diversamente, è destinata a sopravvivere, male, come mera unità di consumo o come soggetto passivo di una tutela assistenziale disposta dall'alto, ma culturalmente e socialmente priva di valore.

L'Aula Magna della Biblioteca Malatestiana
 
Il senso della relazione fra educazione cultura e libertà è limpidamente enunciato, in una forma così semplice che rischiamo di darla per scontata, nell'articolo 33 della Costituzione repubblicana. Purtroppo, quasi tutte le volte che, parlando di libertà di educazione, si tira in ballo l'articolo 33 è solo per via di quella famosa (o famigerata) coda del comma 3, «senza oneri per lo stato», l'emendamento Corbino, su cui si è discusso all'infinito e che è importante sì, ma assolutamente secondario. La cosa fondamentale, il primum da cui discende tutto il resto, l'art. 33 lo dice giustamente all'inizio: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento». Sembra scontato, sembra una banalità (o una mera conseguenza del principio di libera manifestazione del pensiero già affermato all'art. 21. Non è così. A ben vedere, qui viene posto il concetto di coessenzialità dei tre principi di libertà, cultura (nel testo costituzionale reso con il binomio arte e scienza) e educazione (nel testo: insegnamento). Cosa vuol dire coessenzialità? Che non c'è l'uno senza l'altro. Possiamo così articolare il senso del dettato costituzionale in una serie di affermazioni correlate tra loro:

Non c'è educazione senza libertà. Perché l'educazione è una relazione personale e non può essere determinata dall'alto, dal potere dello stato.

Ma non c'è libertà senza educazione. Perché la libertà non è un oggetto, o uno status permanente che si possiede per sempre, ma piuttosto un'attitudine dello spirito, una forza della volontà, una capacità del pensiero che hanno bisogno di essere continuamente educate. Per questo un grande educatore come don Giussani diceva sempre: “mandateci in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare».

IlRoll Up del 
Crocevia

Non c'è educazione senza cultura. Perché l'educazione non è mera trasmissione di informazioni neutre o di competenze tecniche uguali per tutte, ma proposta di un senso della vita, una visione del mondo, un sistema di valori e quindi esige una cultura di riferimento.

Ma non c'è cultura senza educazione. Perché la cultura vive solo se si comunica e ha la possibilità di informare di sé l'educazione delle nuove generazioni. Riconoscere il pluralismo culturale ma negare il diritto delle diverse culture a educare è profondamente contraddittorio.

Non c'è cultura senza libertà. Perché la cultura è dimensione della persona, non dello stato; e in una società pluralistica come la nostra le diverse culture, a cui le persone liberamente si riferiscono, devono essere libere di esprimersi.  

Ma non c'è libertà senza cultura. Perché se il popolo non è educato e dunque non ha cultura, la libertà formale rimane vuota. Votare è importante, ma se chi vota non ha una cultura di riferimento la scelta elettorale è come quella di un detersivo al supermercato. La libertà di manifestazione del pensiero è sacra, ma se c'è un pensiero unico diventa inutile.

Se ora guardiamo i lati del nostro immaginario triangolo e ci chiediamo come siamo messi oggi, io credo che la risposta non possa essere che: "molto male”. Può darsi che la mia sia una distorsione cognitiva dovuta a una prospettiva anagraficamente condizionata, ma io ricordo bene un paese più libero, più educato e più colto di quello in cui vivo ora. La crisi della libertà è spaventosa, e lo è in Occidente, cioè in quella parte del mondo che si era sempre fatta un vanto di avere raggiunto e garantito il massimo di libertà (almeno nella forma del free speech) nella storia dell'umanità. Dicevamo: magari ci sono molte ingiustizie nelle nostre società, ma almeno c'è libertà! È ancora così? Quanto alla crisi della cultura e dell'educazione (quest'ultima misurabile perfino nel suo livello più “esterno”, quello dell'istruzione), esse sono altrettanto palpabili.

Nessun pessimismo, tuttavia: da cristiani, noi sappiamo che l'uomo è stato creato con un atto libero da Dio che ama sommamente la libertà. Perciò l'anelito ad essa non può mai spegnersi completamente. Rendersi conto della crisi in cui siamo è il primo passo. Mettersi alla ricerca di soluzioni è il secondo. Per questo ascoltiamo con il massimo interesse chiunque abbia qualcosa da dirci in proposito. È con questo spirito che ci mettiamo in ascolto dei nostri relatori di questa mattina.

 

Biblioteca Malatestiana di Cesena
Memoria del Mondo Unesco

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