mercoledì 15 maggio 2024

PER CAPIRE COSA ACCADE IN UNIONE EUROPEA

CON LE REGOLE DI BRUXELLES L’ECONOMIA EUROPEA NON POTRÀ MAI CORRERE COME QUELLA AMERICANA

“Potrà mai l’economia europea sperare di competere con quella Usa?”, si chiede il Financial Times. La risposta è no. Ecco perché. Il commento di Giuseppe Liturri su Startmag

Ursula von der Leyen
 “Potrà mai l’economia europea sperare di competere con quella USA?” è il titolo di un articolato approfondimento che occupa una intera pagina del Financial Times di oggi.

Domanda che appare retorica sin dal titolo, perché la risposta è no.

Partendo dai risultati, per poi risalire alle cause, oggi c’è un baratro tra le due aree.

Un dato su tutti: rispetto al livello pre-pandemico, il PIL USA è cresciuto del 8,7%, più che raddoppiando la modesta crescita del 3,4% registrata nell’Eurozona. Il reddito pro-capite a parità di potere d’acquisto è circa il 30% inferiore a quello USA. La chiave sta nel livello di investimenti, particolarmente quelli nelle tecnologie digitali avanzate, dove gli USA macinano record in termini di brevetti depositati. Rispetto al livello pre pandemico, la crescita degli investimenti oltreoceano è stata del 8%, mentre nell’eurozona siamo ancora a -4%.

Basso livello di fiducia dei consumatori, investimenti pubblici e privati che languono (di pari passo con un elevato tasso di risparmio), mercato del lavoro ingessato, sono le prime cause che vengono elencate. E la produttività è lo specchio fedele del gap negli investimenti: negli Usa corre, nell’eurozona ristagna.

Le soluzioni: investire nell’intelligenza artificiale. Facile, come non averci pensato prima? Al Financial Times t non hanno timore di scadere nell’aneddotica da bar dello sport, quando citano l’esempio di un “chatbot” (un software che simula ed elabora conversazioni con un essere umano) che alla Siemens aiuta a risolvere problemi di funzionamento dei macchinari. Peccato che a proporre tutta questa meraviglia sia il capo di Microsoft Europa, “forse” in leggero conflitto di interessi.

Non ci risparmiano nemmeno la solita solfa sulle imprese grandi che investono in ricerca e sviluppo, mentre quelle medio – piccole sono ancora all’epoca della scoperta della ruota.

Poi, lentamente, arrivano alla “scoperta dell’America” (letteralmente): il deficit/PIL negli USA è leggermente più del doppio rispetto a quello dell’Eurozona (nel 2024 6,5% contro il 2,9%) e promette di rimanere nei prossimi anni intorno al 6-7%, mentre nell’Eurozona siamo avviati verso un periodo di consolidamento di bilancio. Quindi ancora meno investimenti pubblici, a meno di non voler pensare di tagliare istruzione, sanità e pensioni.

Un’economia strutturalmente impostata sulla moderazione salariale e il taglio dei consumi privati e della spesa pubblica, fondata sulle due facce della stessa medaglia di risparmio e elevato export, non poteva che presentare un salatissimo conto.

Ricette che negli anni ’20 del secolo scorso richiesero regimi dittatoriali in Italia e Germania per la loro applicazione, e che ci fecero sprofondare in una crisi durissima, con il tragico epilogo della seconda guerra mondiale. Quando venne meno il consenso, perché nessuno ci credeva, poi arrivò la coercizione delle dittature.

E, dopo circa un secolo, siamo ancora là, con la forbice Eurozona-USA che ha cominciato ad aprirsi all’inizio del millennio. Epoca di cui non ricordiamo eventi particolarmente rilevanti dal punto di vista economico o, forse, li ricordiamo troppo bene.

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tratto da Startmag

Con le regole di Bruxelles l'economia europea non potrà mai correre come quella americana - Startmag

 

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