È pericoloso confondere la rappresentazione della realtà con la realtà stessa. Ma succede nella narrazione delle guerre in Ucraina e Palestina. Una volta condannati aggressione russa e crimini di Hamas, e violazioni del diritto, non è bastato stare dalla parte giusta per sconfiggere il male.
La solidarietà e il
sostegno militare a Kiev si stanno risolvendo nell’ agonia infinita del Paese,
senza tenere conto della sproporzione delle forze e della superiorità
decisionale del regime russo, mentre Europa e Stati Uniti tergiversavano. Non c’è possibilità di vittoria
per l’Ucraina, al punto che dietro le quinte si comincia a pensare a una
spartizione del Paese, in pratica il ritorno allo scenario iniziale.
L’orrore per i crimini di
Hamas ha oscurato le obiezioni alla reazione di Gerusalemme. Con il risultato
che Israele ha perso molti punti nel mondo. Il paradosso è che la più forte
critica a Netanyahu sia espressa dalla società civile israeliana.
Nell’analisi del conflitto in Ucraina, le voci critiche sono
state zittite come filorusse, mentre la russofobia dilagante confondeva disegni criminosi di
Putin con storici legami economici e culturali con la Russia. Il risultato è il
profilarsi di una sempre più stretta alleanza/convergenza d’interessi e
solidarietà militare fra regimi e autocrazie: Russia, Cina, Iran, Corea del
Nord.
Le critiche all’offensiva a Gaza sono state considerate un rigurgito di antisemitismo, una fuorviante confusione fra popolo ebraico e governo di Gerusalemme. I rigurgiti di antisemitismo sono una pericolosa realtà che investe le società occidentali e condiziona le elezioni americane.
Infine sta peggiorando la
percezione del Sud del mondo, dall’Africa al Sud America, nei confronti del
«triangolo del bene» Occidente/Ucraina/Israele.
Naturalmente, si può continuare a pensare alla realtà come
vorremmo che fosse. Quindi
continuare a riempire di armi l’Ucraina, prolungandone l’agonia e sostenere
senza riserve Israele, per evitare l’accusa di antisemitismo. Ma è il caso
di chiedersi se le vittime di questa narrazione non siano coloro che vogliamo
difendere: ucraini ed ebrei. E, in ultima analisi, l’Occidente libero.
Non farebbe male un po’ realismo che tenesse conto dei
rapporti di forza, degli interessi reciproci, della Storia.
Anziché Churchill, sarebbe
il caso di citare Kissinger e ricordare che il mondo di oggi è uscito da Yalta e non dalle Crociate.
MASSIMO NAVA
Tratto da il corriere della sera
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