A Milano si sta consumando un caso gravissimo di uso politico della giustizia in un paese come l’Italia che pure negli ultimi diciassette anni aveva conosciuto numerosi tentativi della magistratura militante di sovvertire il verdetto democratico.
I metodi seguiti dalla procura di Milano, che attraverso un dispiegamento di mezzi senza precedenti ha di fatto sottoposto a illegittimo controllo l’abitazione del capo del governo, evidenziano quale pericoloso conflitto ormai vi sia tra l’autorità giudiziaria e la sovranità popolare. Il venir meno dei contrappesi nei rapporti tra poteri dello Stato, l’applicazione arbitraria di principi astratti come l’obbligatorietà dell’azione penale e l’affermarsi della “giurisprudenza creativa” rispetto alla stessa legge hanno infatti dilatato a dismisura la sacrosanta autonomia della magistratura, trasformando di fatto l’ordine giudiziario da ordine autonomo in potere irresponsabile e privando i cittadini e la stessa democrazia di tutele rispetto a possibili azioni spregiudicate dal carattere eversivo.
Il bombardamento mediatico compiuto attraverso la diffusione illegale, arbitraria e rateizzata di atti unilaterali e privi di qualsiasi rilevanza penale mette a repentaglio il diritto dei cittadini alla riservatezza, che nessuna facoltà di indagine e nessun diritto di cronaca, pur sacrosanti, potrà mai comprimere del tutto fino ad annullarlo. A tal proposito, dispiace rilevare l’assoluta inadeguatezza delle prese di posizione del garante per la Privacy rispetto al diritto costituzionalmente protetto che tale Autorità è chiamata a tutelare.
La decisione della Procura di Milano di procedere alla richiesta di giudizio immediato nonostante la restituzione degli atti da parte della Camera dei Deputati per manifesta incompetenza denota disprezzo per il Parlamento e per le istituzioni democratiche, e disattende gravemente il principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato.
La procura di Milano appare ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in spregio al popolo sovrano e ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici. Essa agisce come un vero e proprio partito politico, calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico (è il caso della richiesta di giudizio immediato in concomitanza con l’annunciato Consiglio dei ministri sul rilancio dell’economia) o alla dirompenza istituzionale (è il caso dell’invito a comparire notificato all’indomani di una sentenza della Corte costituzionale che avrebbe potuto contribuire al ripristino di un equilibrio tra poteri dello Stato).
Per tutte queste ragioni, l’Ufficio di presidenza del Popolo della libertà esprime pieno sostegno al presidente Berlusconi, vittima da diciassette anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell’occidente. Stabilisce inoltre di avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini a una giustizia giusta, e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell’Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini.
I metodi seguiti dalla procura di Milano, che attraverso un dispiegamento di mezzi senza precedenti ha di fatto sottoposto a illegittimo controllo l’abitazione del capo del governo, evidenziano quale pericoloso conflitto ormai vi sia tra l’autorità giudiziaria e la sovranità popolare. Il venir meno dei contrappesi nei rapporti tra poteri dello Stato, l’applicazione arbitraria di principi astratti come l’obbligatorietà dell’azione penale e l’affermarsi della “giurisprudenza creativa” rispetto alla stessa legge hanno infatti dilatato a dismisura la sacrosanta autonomia della magistratura, trasformando di fatto l’ordine giudiziario da ordine autonomo in potere irresponsabile e privando i cittadini e la stessa democrazia di tutele rispetto a possibili azioni spregiudicate dal carattere eversivo.
Il bombardamento mediatico compiuto attraverso la diffusione illegale, arbitraria e rateizzata di atti unilaterali e privi di qualsiasi rilevanza penale mette a repentaglio il diritto dei cittadini alla riservatezza, che nessuna facoltà di indagine e nessun diritto di cronaca, pur sacrosanti, potrà mai comprimere del tutto fino ad annullarlo. A tal proposito, dispiace rilevare l’assoluta inadeguatezza delle prese di posizione del garante per la Privacy rispetto al diritto costituzionalmente protetto che tale Autorità è chiamata a tutelare.
La decisione della Procura di Milano di procedere alla richiesta di giudizio immediato nonostante la restituzione degli atti da parte della Camera dei Deputati per manifesta incompetenza denota disprezzo per il Parlamento e per le istituzioni democratiche, e disattende gravemente il principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato.
La procura di Milano appare ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in spregio al popolo sovrano e ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici. Essa agisce come un vero e proprio partito politico, calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico (è il caso della richiesta di giudizio immediato in concomitanza con l’annunciato Consiglio dei ministri sul rilancio dell’economia) o alla dirompenza istituzionale (è il caso dell’invito a comparire notificato all’indomani di una sentenza della Corte costituzionale che avrebbe potuto contribuire al ripristino di un equilibrio tra poteri dello Stato).
Per tutte queste ragioni, l’Ufficio di presidenza del Popolo della libertà esprime pieno sostegno al presidente Berlusconi, vittima da diciassette anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell’occidente. Stabilisce inoltre di avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini a una giustizia giusta, e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell’Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini.
Ufficio di presidenza del Pdl
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