C’è l’Italia civile, comune, e c’è l’Italia molto speciale di piazzale Loreto, un paese ingiusto e spietato che invoca la Nemesi, la mitologica vendetta pagana, addirittura sul giornale dei paolini che usurpa il nome di cristiano (Famiglia cristiana) e mostra il volto cupamente puritano di un cattolicesimo integralmente secolarizzato, senza vangelo. Contro questa piccola Italia barbarica occorre resistere e contrattaccare con la mobilitazione di tutte le energie e le risorse, da quelle istituzionali, e si parla di un voto di “improcedibilità” ai sensi dell’articolo 96 della Costituzione, a quelle culturali, civili e politiche. L’Italia che forgerebbero i vincitori di questa guerra persecutoria sarebbe cento volte peggiore di quella attuale, che i suoi bei difetti ce li ha ma non ha smarrito il common sense e un certo rispetto per la persona e per i suoi diritti, per una politica legittimabile dal solo potere sovrano di Parlamento e popolo. Santi poeti navigatori trasvolatori, ma non origliatori.
Si salvarono solo i democristiani di sinistra e i postcomunisti, che ora sono riuniti nel Pd e urlano: “Dimissioni”. Siccome Berlusconi è ancora lì, con il sorprendente consenso elettorale del popolo espresso tre volte, e negato due volte con regolare metodo democratico, e siccome questa volta non riescono ad abbatterlo in Parlamento o nelle urne, le lobby miliardarie che guidano, che eterodirigono la sinistra politica, svuotandola di senso e inquinando la democrazia repubblicana, hanno deciso, e detto ad alta voce, che bisogna toglierlo di mezzo con una iniziativa “extraparlamentare” e senza consentire il voto popolare (letterale, dagli articoli di Alberto Asor Rosa e Barbara Spinelli). Tradotto in italiano questo significa: un colpo di stato contro la sovranità del popolo e del Parlamento attraverso un atto di giustizia sommaria, il rito immediato, fondato su una procedura inaudita di violazione della privacy con tecniche spionistiche e di origliamento e di persecuzione personale degne del dispotismo etico e della sua ratio. Ma lo scandalo c’è. E’ lo scandalo di una aggressione giudiziaria che, a prescindere dalle intenzioni dirette dei suoi protagonisti, esprime un pregiudizio politico, antropologico e personale verso la figura di Berlusconi e tutto quel che lo concerne. Non è un mistero la frase di Antonio Di Pietro, procuratore e crociato di mani pulite, riferita dal suo vecchio superiore Francesco Saverio Borrelli: “Io a quello lo sfascio”. Non è un mistero il fatto che dalla procura di Milano siano usciti campioni di attivismo politico fazioso come lo stesso Di Pietro, Gerardo D’Ambrosio e altri teorici espliciti della necessità di fare “supplenza” a un’opposizione debole o male orientata con lo scopo di “rivoltare l’Italia come un calzino”. Progetto che dura da quando, ed è stata la prima volta, i partiti che avevano firmato la Costituzione furono messi fuori legge e battuti con ogni mezzo mediatico-giudiziario.
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