Se il 23 febbraio scorso, alla vigilia delle elezioni,
quando ero psicologicamente pronta e rassegnata alla sinistra al governo, mi
avessero fatto vedere la squadra messa insieme oggi da Enrico Letta, non ci
avrei creduto.
Onestamente pare un buon governo, considerate le
premesse. O almeno ha tutte le carte in regola per esserlo. Diciamo che è
quanto di più simile a un monocolore democristiano (con tutte le correnti
rappresentate) con qualche innesto esterno.
Innanzitutto – questo è quello che più mi interessa –
nel parlamento meno cattolico della storia repubblicana abbiamo il governo più
cattolico che potessimo sperare (sempre considerando come eravamo partiti). Per
come era cominciata la campagna elettorale, con il Pd che marciava vittorioso e
il PdL abbastanza acciaccato, è un traguardo insperato.
Certo, la nuova ministra delle pari opportunità si è
già pronunciata a favore del matrimonio omosessuale, che però nessuno si sogna
di mettere sul piatto in un governo come questo, e d’altra parte già adesso “grazie”
alla Fornero vediamo in TV una pubblicità contro l’omofobia che – per usare un
eufemismo – lascia molto a desiderare. La Bonino sta nell’unico ministero in
cui può fare pochi danni (immaginatela alla Salute o alle pari opportunità):
per lo meno è filoamericana e pro-Israele. Il Pd è riuscito nel capolavoro di
non dare praticamente nessun dicastero ai big di partito: tranne Franceschini,
sono tutti al palo. Considerando che hanno dato via le Presidenze di Camera e
Senato a due esterni al partito (la Boldrini era con SEL, e Grasso, pur in
lista con il Pd, non è certo uno cresciuto dentro il partito ) nell’illusione
di ammorbidire Grillo, il loro bilancio è disastroso.
Il PdL ha messo buone personalità: un bel ricambio
generazionale. I maligni già dicono che non essendoci i “big” del partito,
Berlusconi potrà attaccarli e andare presto alle elezioni, affossando questi
che hanno quasi tutti aderito a “Italia Popolare”, che volevano le primarie per
Alfano e che sono stati spiazzati dal ritorno in campo di Berlusconi. Io credo
invece che se il berlusconismo e il centrodestra avranno un futuro oltre
Berlusconi, non sarà certo per la Brambilla, per Bondi, per Capezzone o la
Santanchè, tanto per fare qualche nome, cioè non sarà per i cosiddetti “falchi”
del PdL. E’ più facile che il futuro del centro destra sia intorno a gente come
questa che adesso è andata al governo, e che potrà attirare quel che resta di
Scelta Civica.
Insomma:
pericolo scampato. Almeno per ora. .
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