Della Caporetto bersaniana consumatasi ieri, con contorno di tessere bruciate, non vale la pena parlare a lungo: chi semina il vento dell’antiberlusconismo ne viene inesorabilmente travolto.
Per due mesi Bersani ha spiegato al popolo che con Berlusconi non avrebbe mai preso un caffè e che era invece a portata di mano il “governo di cambiamento” con Grillo: poi, improvvisamente, ha stretto col Caimano un accordo per il Quirinale. Un atto di saggezza, in un paese normale. Alto tradimento, nell’Italia dei barbari.
Che cosa sta succedendo nel Pd?
1.
Si tratta soltanto del tentativo disperato di
capovolgere il risultato delle elezioni, occupando ad ogni costo il governo che
gli italiani gli hanno sonoramente negato, oppure siamo in presenza di una vera
regressione antropologica, culturale, genetica? La stessa elezione dei
presidenti della Camere – al di là del giudizio sulle persone – è il segno di
un disordine mentale, di una vera e propria pulsione suicida: mai in nessun
Parlamento del mondo sono stati scelti due presidenti senza alcuna esperienza
parlamentare, che non hanno mai fatto politica attiva, che non hanno mai
frequentato un partito, che non hanno mai neppure partecipato ad un consiglio
di quartiere. Questo non è rinnovamento: questo è un insulto al Parlamento
2.
Pensare di salvarsi dalla rivoluzione grillista
autodecapitandosi è un caso non nuovo di sindrome di Stoccolma, ma non per
questo meno grave. Era già successo nel ’22, quando un bel pezzo di classe
dirigente liberale pensò di ingraziarsi il fascismo, prima di esserne travolta.
Sia chiaro: Grillo non è Mussolini. È però un’alternativa radicale alla
politica così come l’abbiamo finora conosciuta: che si tratti di una salutare
novità o di un salto nel buio, in ogni caso il Pd non ne ha e non ne avrà parte
alcuna – se non quella della vittima, insieme agli altri partiti.
3.
Nel tentativo di salvarsi la pelle dalla rivoluzione
grillista, la prima legge promessa dallo sconfitto di Bettola è sul conflitto
d’interesse: operai disoccupati, imprenditori suicidi, pensionati alla fame e
giovani senza lavoro ne saranno felici. In compenso Migliavacca, braccio destro
del segretario, promette la galera a Berlusconi, a prescindere, sebbene nessuno
l’abbia chiesta (salvo Grillo).
4.
Gli stessi otto punti del “programma”, nel frattempo
divenuti una cinquantina, grondano di grillismo dell’ultima ora, di demagogia,
di insulsaggine populista.
5.
L’alternativa
grillista si batte con la (buona) politica, con il senso della realtà, con il
rispetto della propria dignità e tradizione: non prostituendo il cervello per
comprarsi qualche senatore.
6.
Il “vantaggio” dell’affondamento di Franco Marini –
che, sia detto senza esitazione, sarebbe stato un buon presidente – consiste nell’accelerazione
delle dinamiche interne al Pd: dopo l’ennesima, violenta sconfitta, è evidente
che la permanenza alla segreteria di Bersani e del suo Tortello magico non
potrà durare ancora a lungo.
Di tutte le conclusioni possibili al lungo disfacimento del Pci, questa è davvero la più inaspettata: seppelliti da una risata, mentre si sforzano di ridere più forte.
(da the frontpage)
Nessun commento:
Posta un commento