Pauperismo e marketing. Terzomondismo, ma senza perdere la consuetudine con
il potere. L'abilità è la prima virtù nella comunità di Sant'Egidio, uno degli
snodi strategici nelle ore in cui Monti sta partorendo la sua creatura.
E la nascita è assistita dai guru della comunità, elegante biglietto da
visita delle migliori istanze pacifiste della nostra epoca. Sant'Egidio ha
meriti indubbi, per esempio aver portato la pace nel Mozambico devastato da una
lunghissima guerra civile, ma Sant'Egidio gode anche di buona stampa.
Specialmente quella di sinistra che poi è quella che forma buona parte
della coscienza nazionale. E Sant'Egidio ha ottime entrature nei palazzi che
contano, nelle stanze di chi comanda, nelle sagrestie più accreditate. Così
quando nel 1992 la diplomazia parallela della comunità fece scoppiare la pace
nel paese africano, nessuno si ricordò dell'opera preziosa e infaticabile del
sottosegretario Gabrielli. I giornali lo oscurarono, come capita in una
eclissi, e tributarono la standing ovation d'ordinanza alla comunità romana.
Il Cardinale Richelieu |
In principio, un trentina d'anni fa, c'erano due preti. Don Vincenzo Paglia,
classe 1945, e don
Matteo Zuppi, di dieci anni più giovane. Il primo è stato per molti anni
parroco della basilica romana di Santa Maria in Trastevere, l'altro il suo
vice. Poi, sia pure a tappe, entrambi hanno fatto carriera. Oggi Paglia è
vescovo di Terni, Zuppi è vescovo ausiliare di Roma con raggio d'azione fra i
vip del centro storico. Il terzo del gruppo, Andrea Riccardi esce dai fermenti postsessantottini del Virgilio,
uno dei licei storici della Capitale. I tre fondano Sant'Egidio, una comunità
che mette le proprie energie al servizio dei poveri. È un po' la loro chiave di
violino: il cristianesimo viene a
liberare gli ultimi. E i poveri, per loro, sono soprattutto quelli che non
ce la fanno, che non arrivano alla fine del mese, che faticano a mettere
insieme il pranzo con la cena. Intendiamoci: non c'è niente di più cristiano,
ma l'enfasi è tutta in quella direzione perché Nostro Signore è venuto a
salvare tutti, chi sta bene e chi se la passa male. Insomma, la realtà viene
letta con il cannocchiale della tradizione cattolica democratica. Un menù
perfetto per la sinistra, anche se la comunità sa essere trasversale.
Lo si capisce bene quando Paglia diventa, il 2 aprile 2000, vescovo di
Terni: la consacrazione avviene davanti a migliaia di persone nella basilica d
San Giovanni in Laterano. Paglia fa il giro del tempio, manco fosse il Papa,
per raccogliere l'applauso scrosciante dei fedeli fra i quali ci sono politici
di tutto l'arco costituzionale. Paglia, e con lui i suoi amici e collaboratori,
è fatto così: sembra intimo della destra, del centro e della sinistra e
infatti, come una lobby superaddestrata, Sant'Egidio batte cassa con tutti i
governi. Ma il cuore sta a sinistra, nella cornice di quel pauperismo che
privilegia chi si dibatte in fondo alla scala sociale. Dove il povero non è il
povero di spirito ma quello cui manca tutto. A Sant'Egidio invece non manca
nulla: finanziamenti, consenso, sostegno dei grandi giornali. Se Cl e l'Opus
Dei sono sempre state nel mirino dei quotidiani progressisti, con accuse
talvolta al limite della fantascienza, Sant'Egidio
e i suoi capitani sono sempre stati portati in palmo di mano e la comunità
ha sempre ricevuto cospicui aiuti per i propri progetti: per esempio 600
milioni di lire per combattere l'Aids in Mozambico con tanto di assegno
arrivato da Bill Gates tramite il presidente di Microsoft Italia Roberto
Paolucci.
Si sanno vendere bene, benissimo, gli apostoli della pace universale: l'Onu
di Trastevere, la chiamano i suoi ammiratori. E anche ora, alle grandi manovre
del governo Monti, non si sono fatti cogliere impreparati. Con quella
collocazione, vicina alla lista Monti cui è approdato Riccardi, e la spiccata
sensibilità per i temi sociali cari alla sinistra, sono all'incrocio strategico fra Monti e Bersani, al crocevia di quello
che dovrebbe essere il domani dell'Italia.
Formalmente solo Riccardi è sceso in campo, ma di fatto tutta la comunità è
schierata sulle stesse posizioni e non vive quella lacerazione che ha
attraversato l'area che fa riferimento a Comunione e liberazione. Anzi,
Riccardi e Paglia sono di casa non solo nelle capitali africane sfregiate dalla
miseria e dalla guerriglia, ma anche nei salotti che contano.
E così, non c'è da stupirsi che l'altro giorno si sia sparsa la voce, poi
smentita in una giostra incontrollabile di versioni, che l'incontro chiave per
il costituendo centro montiano, cui ha partecipato anche Riccardi, si sia svolto nell'istituto di Nostra Signora di
Sion, ai piedi del Gianicolo, residenza di monsignor Paglia che è vescovo e
Presidente del pontificio Consiglio per la famiglia ma resta consigliere
spirituale di Sant'Egidio. E si prepara a dare la benedizione al nuovo governo.
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