Negli ultimi
vent’anni, non è esistito Governo più disastroso di quello presieduto da Mario
Monti rispetto all’andamento dell’economia reale e ai conti pubblici
dell’Italia nei confronti dell’Europa e a tre indicatori (PIL, disoccupazione,
produzione industriale); per altri due indicatori (debito e inflazione) è tra i
governi peggiori degli ultimi 15 anni. La manovra Monti, imperniata all’85%
sulle tasse, ha generato povertà e ha distrutto l’economia reale (ricchezza,
lavoro, produzione), creando inflazione e ottenendo risultati fortemente
negativi sul fronte delle finanze pubbliche rispetto al triennio precedente.
Ciò
nonostante, con una decisione senza precedenti per quanto riguarda i rapporti
tra Chiesa e Stato, la Conferenza Episcopale Italiana, per bocca del suo
presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, sostiene Monti nel suo proposito di
divenire elemento dirimente e decisivo dello scenario politico. «Monti – ha
detto recentemente Bagnasco – ha presentato un modo, una strada, che mi pare
sia offerta alla riflessione seria e onesta di tutti, indistintamente, creando
secondo le scelte di ciascuno un consenso, una posizione. Mi pare sia un metodo
innovativo sotto questo profilo e tutti quanti, se vorranno, nel mondo politico
e nella gente, potranno misurarsi su queste proposte concrete».
Quali sono
queste proposte? Basta
leggere l’agenda Monti per farsi un’idea. La “proposta” che sta alla base del
programma, è la creazione di un vincolo di dipendenza del nostro Paese nei
confronti delle scelte economiche degli organismi europei, primo fra tutti la
Banca Centrale, avendo Monti chiarito che rispetto all’unità politica
dell’Europa, nutre forti dubbi. Sul piano della crescita e dello sviluppo,
nulla viene detto, come del resto hanno dimostrato gli ultimi dodici mesi. Rispetto
alla famiglia, cardine di quella “società naturale” di cui la Chiesa si è fatta
promotrice in duemila anni di storia, non c’è traccia di alcun elemento che
infondi speranza. Sui principi non negoziabili, men che meno. Si sa, di
contro, che i futuri alleati di sinistra dei centristi che sostengono Monti, si
sono già detti favorevoli al matrimonio tra coppie dello stesso sesso e che nel
documento della “truppa” che si è radunata attorno a Italia Futura
(Riccardi, Olivero, Costalli e Bonanni), «non vi è alcun riferimento a temi
molto cari alla tradizione cattolica, come ad esempio i “valori non
negoziabili”, che avrebbero forse posto qualche difficoltà a firmatari
provenienti da altre tradizioni», come ha scritto Andrea Romano,
intellettuale vicino a Montezemolo, in risposta a Oscar Giannino.
Monti
chiarisce a Eugenio Scalfari in un’intervista del 23 dicembre apparsa su “la
Repubblica”, i suoi propositi: si definisce laico, al pari di Scalfari; non
intende rifare la Democrazia Cristiana e ritiene indispensabile una
grande alleanza con il Partito Democratico. Sono gli stessi propositi
che enuncia il portavoce in pectore di Monti, Andrea Riccardi, che
sembra voglia incarnare i richiami di Benedetto XVI sulla presenza di politici
“credenti e credibili”, tenendo presente che il Papa non ha mai chiesto a un
movimento ecclesiale – tale è la Comunità di Sant’Egidio – di fare
politica attiva. Candelina sulla “torta” di chi sta preparando gli editoriali
del direttore di “Avvenire”, che declinano il futuro: «Ci sono fasi della vita
dei Paesi – ha scritto Tarquinio – nelle quali forze alternative coniugano i
propri sforzi anche solo su temi ben definiti nell’interesse nazionale. Ma
perché questo accada in Italia, occorre che ci siano almeno due buoni e grandi pilastri
in un quadro politico rinnovato». Insomma, lo scenario è quello già visto
per molti decenni: il consolidamento di una cultura e di una politica
catto-comunista, che rappresenta la negazione dell’essenza stessa del
cristianesimo, che è amore per la libertà e per la verità.
Danili Quinto da "la nuova Bussola quotidiana"
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