L’endorsement dell’Osservatore Romano per
Monti “che vuole recuperare il senso più alto e più nobile della politica” dice
che oltre il Tevere sono arrivate garanzie precise. L’azione
futura di Mario Monti non romperà sui princìpi cosiddetti “non negoziabili”
(vita, famiglia ed educazione) e insieme non andrà a intaccare quanto acquisito
dai patti lateranensi. Che tradotto significa due cose: non sarà Monti a
scendere a compromessi con la sinistra populista e antagonista; non sarà lui a
intaccare gli accordi bilaterali della chiesa con lo stato italiano, con tutti
i rispettivi impegni finanziari che comportano. Monti ha mantenuto questa
politica nei mesi di governo tecnico e così farà in futuro. Del resto, non è di
ieri l’insistenza dell’Osservatore, e dunque dei piani alti del Vaticano, per
la ricerca di una sintonia fra “i due colli”, il tentativo di due mondi diversi
di coesistere nell’interesse di entrambi. “Si nota – scriveva ieri
l’Osservatore a riguardo di Monti – la sintonia con il messaggio ripetuto in
questi anni dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, non a
caso un’altra figura istituzionale che gode di ampia popolarità e alla quale
tutti riconoscono il merito di aver individuato proprio nel senatore a vita
l’uomo adatto a traghettare l’Italia fuori dai marosi della tempesta
finanziaria”.
Mai come ora la posizione del Vaticano rispecchia il sentire di tutte le gerarchie della chiesa italiana, da Angelo Bagnasco in giù. Il referente del Forum delle associazioni cattoliche che convocò il raduno di Todi (ottobre 2011), nelle ultime settimane uno dei leader cattolici più vicini al presidente della Cei nella sua strategia di fuoriuscita dalle secche del Pdl per entrare nel mondo ancora illibato dell’ex premier Monti, Carlo Costalli, leader del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), conferma questa nuova linea pur con le precauzioni del caso: “Certo, andiamo con Monti – dice –, ma se dopo le elezioni vi saranno alleanze con la sinistra populista e antagonista, da Nichi Vendola alla Fiom-Cgil per intenderci, scendiamo dal carro immediatamente. Vogliamo un partito sul modello del Ppe capace di sganciarsi da certe sinistre”.
Mai come ora la posizione del Vaticano rispecchia il sentire di tutte le gerarchie della chiesa italiana, da Angelo Bagnasco in giù. Il referente del Forum delle associazioni cattoliche che convocò il raduno di Todi (ottobre 2011), nelle ultime settimane uno dei leader cattolici più vicini al presidente della Cei nella sua strategia di fuoriuscita dalle secche del Pdl per entrare nel mondo ancora illibato dell’ex premier Monti, Carlo Costalli, leader del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), conferma questa nuova linea pur con le precauzioni del caso: “Certo, andiamo con Monti – dice –, ma se dopo le elezioni vi saranno alleanze con la sinistra populista e antagonista, da Nichi Vendola alla Fiom-Cgil per intenderci, scendiamo dal carro immediatamente. Vogliamo un partito sul modello del Ppe capace di sganciarsi da certe sinistre”.
Dice Costalli: “Il 10 gennaio ci ritroviamo
non solo con le associazioni che hanno organizzato Todi ma anche con tutti i
movimenti ecclesiali per ragionare sul nostro appoggio a Monti. E a
conferma del fatto che il nostro appoggio è benedetto dalla Cei, saranno
presenti anche le tre ‘lobby’ che lavorano direttamente su mandato delle
gerarchie: Retinopera, Scienza e Vita e il Forum delle famiglie. Vogliamo
pressare Monti fino, mi si passi il termine, a stressarlo affinché comprenda
che il mondo cattolico che l’appoggia è ampio e non può essere riconducibile a
Montezemolo-Riccardi-Olivero più Casini. Se tutto è ridotto a questi nomi non
ci stiamo. Ma Monti credo ne sia cosciente”. Ore febbrili in via Aurelia, sede
della Cei. Dopo anni di richiami del Papa, e a ruota dei vescovi, il momento
del “nuovo impegno dei cattolici in politica” è arrivato. Della serie, o ora o
mai più. “Certo – dice Costalli –, occorre chiarirsi bene. Per noi sono due i
temi imprescindibili che l’agenda Monti deve fare propri. Sono i temi etici, e
dunque il sì incondizionato ai princìpi non negoziabili di ratzingeriana
memoria, e il sì a un’economia sociale e di mercato moderna che sappia trovare
il giusto equilibrio fra economia e solidarietà”. Che significa? “Sì alla vita
in ogni sua fase, al valore incondizionato di ogni vita umana, alla famiglia
fondata sul matrimonio, alla libertà di educazione. E sì anche a una politica
economica che preveda forti riduzioni dei costi dello stato e insieme forti
liberalizzazioni”. Il Pdl così com’è non serve allo scopo? “No. Purtroppo la storia
recente del Pdl è stata anche la storia di una certa decadenza sui temi morali
ed etici, e insieme anche la storia di continue prese di posizioni anti
europee, ad esempio con attacchi diretti alla Merkel. Mentre, invece, in questo
anno Monti su questi temi non ha mai strappato. Vorrà dire qualcosa, no? Noi
vogliamo che tutta quella classe dirigente che ha ben lavorato in questi anni
all’interno del Pdl venga con Monti. Non sono pochi. Faccio alcuni nomi: Mauro,
Frattini, Mantovano, Roccella, Quagliariello, Alemanno, Fitto… ma tanti altri
se ne potrebbero fare. In questo senso lanciamo un segnale anche a certi
esponenti di ItaliaFutura che parlano troppo e troppo spesso di rottamazione di
tutti coloro che sono già stati in Parlamento. E’ un’argomentazione ridicola e
pure inutile. Chi ha ben lavorato, e sono tanti, deve poter dare ancora il
proprio contributo e dare così il meglio di sé. Anche perché se siamo in tanti,
se cioè con Monti riusciamo a portare un fronte il più trasversale possibile
come è credo nei suoi desiderata, si potrebbe arrivare perfino a non aver
bisogno di alleanze a sinistra”.
di Paolo RodariTratto da Il Foglio del 28 dicembre 2012
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