Al posto dei valori non negoziabili avremo i diritti individuali
insaziabili
3 Dicembre 2012
Difficile non condividere le preoccupazioni di Stefano Fontana su "La nuova bussola quotidiana" di
venerdì scorso, considerati anche i risultati delle primarie del Pd. Gli
italiani che hanno come riferimento i valori non negoziabili rischiano di non
avere più rappresentanti nel prossimo parlamento.
La situazione, in effetti, è drammatica. La vittoria indiscutibile di
Bersani alle primarie del Pd significa un'ulteriore spinta a sinistra del
partito, e il contributo di Vendola è stato decisivo. Le forze più estremiste
di quell'area, attualmente in SEL, rientreranno agevolmente in parlamento, dopo
la cocente sconfitta del 2008 che aveva cancellato Rifondazione Comunista: le
conseguenze nel programma politico del partito che si prepara a vincere le
prossime elezioni, il Pd, sono evidenti.
In luogo dei valori non negoziabili
avremo i diritti individuali insaziabili, i quali, essendo a costo zero ma ad
elevatissimo impatto mediatico - dalle unioni gay al fine vita - saranno fra i
primi provvedimenti ad essere varati da una eventuale futura compagine
governativa targata Partito Democratico dove i cattolici presenti, già poco
significativi per il fatto di essere "adulti", rischiano di non
arrivare neppure, "rottamati" anche dal segretario Bersani, che
sicuramente utilizzerà la sua vittoria per rinnovare la classe dirigente e
liberarsi di tanti condizionamenti.
Nel PdL gli attacchi reiterati di Bondi
e Galan alla componente cattolica mostrano la tentazione di mettere in un
angolo quel gruppo che più di ogni altro, in parlamento, ha fatto suo l'appello
ai valori non negoziabili, concretizzandoli in iniziative politiche che hanno
coinvolto - piaccia o meno a Bondi e Galan - laici e cattolici anche
dell'opposizione, come ha dimostrato l'ampio consenso raccolto nelle votazioni
per la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.
Un attacco, quello di Bondi, che suona strano, considerando che Eugenia
Roccella era stata subito indicata come "sottosegretario ai temi
etici", concretamente con precise deleghe al Ministero della Salute, e tenuto
conto che al Ministro Sacconi l'incarico di coordinare le politiche inerenti
alla bioetica era stato dato successivamente al caso Englaro. L'allora
Presidente del Consiglio Berlusconi, insomma, aveva tracciato una linea
politica ben precisa in questo ambito: se il violento e reiterato attacco di
Bondi avesse avuto un qualche via libera dalla dirigenza del partito, significherebbe un incomprensibile e
suicida dietro-front sull'unico punto che ancora potrebbe attrarre i voti dei
cattolici, in gran parte allontanati dal PdL dalle vicende personali di
Berlusconi.
Che l'UdC possa essere un argine
all'onda laicista in parlamento, è solo una pia illusione: hanno già detto con
chiarezza, Pierferdinando Casini in testa, che i valori non negoziabili saranno
tenuti fuori dalle alleanze di governo, confermando l'antico modus operandi
della Democrazia Cristiana, la quale - tanto per fare un esempio - non minacciò
certo una crisi di governo quando il parlamento approvò la legge sull'aborto.
Se per costruire le alleanze certe questioni non vengono neppure tenute in
considerazione, vuole dire che non sono decisive per chi fa politica (ve
l'immaginate la Lega non considerare il tema dell'immigrazione per decidere con
quale partito allearsi?).
Per quanto riguarda poi "Verso la Terza Repubblica", i moderati
intorno a Montezemolo, abbiamo già letto le dichiarazioni di Andrea Romano,
intellettuale di area: i cattolici di quel gruppo (tra cui Andrea Riccardi,
Andrea Olivero e Raffaele Bonanni) hanno
beatamente rinunciato a indicare nel manifesto di riferimento i valori non
negoziabili, per rendere la proposta più inclusiva.
Insomma: se con l'operazione "Todi" un'importante rappresentanza
dell'associazionismo cattolico ha segnato la distanza dal governo Berlusconi,
dando un contributo decisivo alla sua fine, dopo solo un anno quel mondo corre
seriamente il rischio di non avere più rappresentanti in parlamento a
raccogliere la proposta del Card. Bagnasco, fatta anche all'apertura dei lavori
a Todi, per una presenza dei cattolici in politica che metta al primo posto i
principi non negoziabili.
Tanto più è decisiva, quindi, la partita
che si gioca intorno a quello che Stefano Fontana indica come "il gruppo
di Norcia" (Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello e Maurizio Sacconi, in
primis), quei politici del PdL che potrebbero essere un possibile centro di
nucleazione per i cattolici che guardano a quei valori come alla cornice del
loro agire politico.
Se il tanto annunciato rinnovamento del PdL intorno ad Alfano come
candidato premier li coinvolgerà in modo significativo, certi orientamenti sui
valori non negoziabili saranno ancora rappresentati nel prossimo parlamento, in
continuità con quanto fatto finora.
Ma se questo processo, sciaguratamente, dovesse fallire, potrebbe accadere
che un figlio diretto della storia comunista sia per la prima volta eletto per
essere premier del prossimo governo (Prodi era in prestito dalla DC, e D'Alema,
unico comunista ad essere presidente del consiglio, lo è diventato per
complotti di palazzo che hanno avuto proprio Prodi come vittima), per guidare una legislatura dove i
cattolici saranno davvero, e per la prima volta, irrilevanti.
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