venerdì 25 ottobre 2013

CINQUANT'ANNI DI INUTILITA'


L’Antimafia? Chiu-de-te-la

Cinquant’anni d’inutilità a difendere il solco che le procure tracciano



 

E che sarà mai questa commissione parlamentare Antimafia, pur bicamerale, ma tanto – proprio tanto – muffita di retorica? Tutti a scannarsi intorno alla poltrona della presidenza, c’è arrivata Rosy Bindi e ancora oggi, dopo tre giorni, il termometro della politica segna febbre alta. Non serve a niente la Commissione, non spaventa di certo i criminali e già sei mesi di vuoto (tanto ne è passato di tempo prima che si arrivasse a un esito elettivo in questa legislatura) sono una più che sufficiente prova di conclamata inutilità. Certo, serve a far schiuma. Uno come Saviano trova l’occasione per fare il suo assolo, altri s’accodano nel “non praevalebunt”, il copione è straccio ormai e perciò, in tutto questo vociare, l’unica cosa che ci sentiamo di dire è: chiu-de-te-la.

Chiudetela, questa Commissione inutilissima che dal 1962, cinquantuno anni, mastica buoni propositi e montagne di carta. Inutilissima e utile a volte solo per fare da controcanto alle inchieste, a volte da grancassa e solo una volta, grazie a Luciano Violante – presidente dal 1992 al 1994 – la commissione fu ardimentosa messa in scena di un processo politico. Fu qualcosa di più di un semplice tribunale: un tribunale dell’Inquisizione spagnola. Con l’interrogatorio di Tommaso Buscetta, infatti, Violante ottenne un risultato: dare un nome all’Entità che stava dietro a ogni intreccio criminale. Il nome fu quello di Giulio Andreotti (ancora non c’era Silvio Berlusconi) e fu così che Violante tracciò il solco che Gian Carlo Caselli, a Palermo, dovette difendere. La politica arrivò prima della magistratura in quella occasione ma la commissione risulta, ancorché storicamente, politicamente inutile perché l’Andreotti di ieri, cioè il Berlusconi di oggi, è già stato incastrato. Le procure hanno già tracciato il solco che la politica deve ormai solo rubricare. Chiu-de-te-la.

 DA ILFOGLIO.IT

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