TUTTO RUOTA ATTORNO A CRISTO,
MA NELLE CRONACHE QUEL NOME NON COMPARE MAI
Papa Francesco ha spiazzato tutti i
giornalisti accorsi ad Assisi in gran numero per essere testimoni di quello che
veniva annunciato da giorni come un gesto eclatante di spogliazione della
Chiesa. E il Papa, nella Sala della Spogliazione che sarebbe dovuto essere il
teatro del gesto rivoluzionario, si è un po’ preso gioco di loro iniziando
così: «In questi giorni, sui giornali, sui mezzi di comunicazione, si facevano
fantasie. “Il Papa andrà a spogliare la Chiesa, lì!”. “Di che cosa spoglierà la
Chiesa?”. “Spoglierà gli abiti dei Vescovi, dei Cardinali; spoglierà se
stesso”». Per poi spiegare che tutti i battezzati sono chiamati a spogliarsi
dello spirito del mondo, che porta vanità, prepotenza, orgoglio, e che alla
fine è responsabile di tante tragedie, come quella appena compiutasi a
Lampedusa. Si deve semplicemente scegliere tra Dio e il mondo, non c’è
possibilità di mescolanze. Di qui o di là, e i cristiani non possono seguire il
mondo.
Il colpo è stato chiaramente accusato
dai media, che si sono trovati sbertucciati e improvvisamente alla ricerca di
titoli per sostituire quelli che avevano già in testa. Soprattutto nelle
versioni online dei quotidiani si sono visti titoli che tradivano la sorpresa,
dal banale “Il Papa condanna la mondanità” – che di fronte alla bellezza di
quanto accaduto e alla ricchezza dei discorsi, faceva cascare le braccia – al
grottesco “No ai cristiani da pasticceria”, che letto così poteva suonare come
una preferenza per il semplice bar sotto casa, un caffè e una brioche e via.
Ma alla fine quel clima di attesa per
una Chiesa da mettere in liquidazione, che si era creato nei giorni precedenti,
non poteva essere cancellato come se niente fosse. Ecco allora che in tanti
servizi si è provato a far dire al Papa ciò che non aveva affatto inteso dire.
Clamoroso al proposito il servizio del
vaticanista di lungo corso Raffaele Luise al Gr1 ascoltato ieri mattina alle 8.
Il servizio esordiva così: “La Chiesa deve rifiutare radicalmente la lebbra
della mondanità spirituale e farsi povera e per i poveri. Nel suo intensissimo
pellegrinaggio nella terra del poverello, Francesco ha voluto così voltare
pagina rispetto agli ultimi 1700 anni di cristianesimo collaterale al potere”.
Insomma, non fa niente cosa dice il Papa, quello che deve passare è l’immagine
di un Bergoglio in totale rottura con la Chiesa del passato (durata ovviamente
fino a Benedetto XVI incluso), un giustiziere deciso a fare piazza pulita di
una Chiesa collusa, che ha tradito la sua missione praticamente quasi
dall’inizio. Ovviamente i 1700 anni di collusione con il potere non hanno
niente a che vedere con quanto il Papa ha detto e fatto ad Assisi, sono tutti
farina del sacco di Luise che peraltro dovrebbe spiegarci come mai, così
ammanicati con il potere, i cattolici subiscano in tutto il mondo violente
persecuzioni con decine di migliaia di martiri ogni anno.
Ma non basta, il Papa non è solo quello
che rompe con il passato, deve essere anche quello della solidarietà
universale, del “volemose bene” tutti quanti, nessuno escluso, e ovviamente
anti-capitalista. E allora ecco la sintesi di Luise: «Molti ci chiedono di
essere cristiani da pasticceria alieni dalla solidarietà e dalla fraternità, ha
stigmatizzato Francesco». Cioè, secondo Luise, il Papa avrebbe detto che il
cristiano da pasticceria è quello che non è solidale. E ci si chiede: cosa
c’entra la pasticceria con la solidarietà e la fraternità?
Tutto si chiarisce se si prende ciò che
il Papa ha effettivamente detto: «Dal primo battezzato, tutti siamo Chiesa, e
tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù, che ha percorso una strada di
spogliazione, Lui stesso. E’ diventato servo, servitore; ha voluto essere
umiliato fino alla Croce. E se noi vogliamo essere cristiani, non c’è un’altra
strada. Ma non possiamo fare un cristianesimo un po’ più umano – dicono – senza
croce, senza Gesù, senza spogliazione? In questo modo diventeremo cristiani di
pasticceria, come belle torte, come belle cose dolci! Bellissimo, ma non
cristiani davvero!».
I cristiani di (e non “da”) pasticceria
sono quelli che vorrebbero fare a meno della Croce e di Gesù, altro che «alieni
dalla solidarietà». I cristiani di pasticceria sono quelli di un cristianesimo
sentimentale e buonista, che poi il Papa bacchetterà ancora durante l’omelia in
piazza, quando farà a pezzi quell’immagine falsa di un San Francesco
«sdolcinato» che semplicemente non esiste. Ma che ovviamente Luise ripropone
nel suo servizio ricordando la «vocazione di pace e di amore alle creature di
san Francesco».
In tutto il servizio è semplicemente
mancata quell’unica cosa che il Papa ha voluto sottolineare per tutto il
giorno, in tutti gli incontri che ha fatto: Gesù Cristo. Tutto ruota attorno a
lui, San Francesco si capisce soltanto a partire da questo amore per Gesù.
Eppure dalla bocca dell’inviato Rai il nome Gesù non è uscito neanche per
sbaglio, l’importante era non rovinare quell’immagine di papa Francesco
giustiziere dei suoi predecessori che con tanta cura era stata costruita nei
giorni precedenti. Che tristezza.
di Riccardo
Cascioli06-10-2013
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