venerdì 25 ottobre 2013

LA CICUTA FRANCESE


Non penso qui da noi siano molti coloro che hanno appreso come in Francia, per un sindaco, sia diventato illegale rifiutarsi di sposare due gay. Un primo cittadino che non volesse compiere l’atto si vederebbe incriminato e passibile non solo di multa, ma anche di carcere. Fino a cinque anni. E senza la possibilità di delegare qualcun altro.

I commenti che ho letto, però, non mi pare azzecchino il punto. Infatti non è una questione di obiezione, di libertà di coscienza, di dovere civico. Per niente. E c’entrano davvero poco anche gli omosessuali. Sono stati usati. Utili idioti, se posso dirlo senza essere accusato di omofobia. Infatti non è un errore quello che sta avvenendo, non è una conseguenza della legge sul matrimonio gay, ma esattamente il fine ultimo per il quale quella legge contestata è stata concepita ed approvata. A causa sua, infatti, non è più possibile per un cattolico praticante e coerente aspirare alla carica di sindaco. A meno che non sia disposto a testimoniare fino al carcere e, diciamolo pure, al martirio, la sua fede.
Non è certo una novità, almeno in Francia. Nel 1790 il governo rivoluzionario, con la Costituzione Civile del Clero, aveva posto un’analogo aut-aut: o con lo Stato (per il bene del paese e della Rivoluzione, certo) sopra la Chiesa e sopra Dio, o…
Seguirono ghigliottine, annegamenti forzati, teste su picche e il resto del repertorio per chi non aveva aderito.
La prospettiva odierna è certo meno truculenta – ma anche nel 1788 nessuno pensava che di lì a poco sarebbe iniziato un bagno di sangue.
Con l’imposizione di un “sacrificio all’imperatore” gli attuali governanti francesi, che si sono distinti per una esplicita e reiterata ostilità al cristianesimo e per l’adozione in proposito di un’agenda indistinguibile da quella della massoneria, evidentemente sperano di ottenere un non expedit che liberi il campo da tutti quei fastidiosi provocatori cattolici che non accettano di stare rinchiusi in sacrestia. Magari pretendendo di dire pure la loro.
E qui da noi in Italia? Bene, ci provano. Infiltrando un po’ di ideologia gender nella legge sul femminicidio*, portando avanti la famosa legge sull’omofobia, oppure contando su colpi di mano europei (per adesso falliti).
Di utili idioti anche qui non ne mancano.

* Art.5 (…)
b) sensibilizzare gli operatori dei settori dei media per la realizzazione di una comunicazione e informazione, anche commerciale, rispettosa della rappresentazione di genere e, in particolare, della figura femminile anche attraverso l’adozione di codici di autoregolamentazione da parte degli operatori medesimi;
c) promuovere un’adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, nell’ambito delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle indicazioni nazionali per i licei e delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali, nella programmazione didattica curricolare ed extra-curricolare delle scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo; (…)

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