Cosa avrebbero detto i "dissidenti" Pdl in Senato
3 Ottobre
2013
Ecco la dichiarazione di voto che la
Senatrice Federica Chiavaroli avrebbe dovuto pronunciare in dissenso dal gruppo
Pdl, a nome di tutti i firmatari della risoluzione a sostegno del Governo,
qualora il Popolo della Libertà avesse votato contro la fiducia al premier
Letta. L'intervento è stato poi consegnato dalla senatrice Chiavaroli alla
presidenza del Senato.
Signor
Presidente, Signor Presidente del Consiglio, colleghi Senatori, signori del
Governo,
per me e per i (numerosi) colleghi a nome dei quali intervengo non è facile oggi prendere la parola in dissenso dal gruppo, ne è una scelta che abbiamo compiuto a cuor leggero.
per me e per i (numerosi) colleghi a nome dei quali intervengo non è facile oggi prendere la parola in dissenso dal gruppo, ne è una scelta che abbiamo compiuto a cuor leggero.
Non per difetto di convinzione: le ragioni
del nostro sostegno affinché il suo esecutivo, composto da rappresentanti di
forze politiche tra loro alternative, possa proseguire - in una stagione
straordinaria - nella sua opera di riforma dello Stato e di sollecitazione
della crescita diffusa dell'economia e del lavoro, ci appaiono ben chiare.
Come ci
appare chiaro che di fronte a comportamenti ai quali abbiamo assistito proprio
qui in Senato in sede di Giunta per le Elezioni, che hanno portato tutti noi a interrogarci su questa alleanza e sulla reale
esistenza di quel rispetto e quella correttezza reciproca che dovrebbe esserne
naturale presupposto, e di fronte alla tentazione di far saltare il banco
come estremo grido d'allarme per lo Stato di diritto nel nostro Paese, bisogna
fermarsi un attimo.
Bisogna
pensare che dalle nostre scelte e dai nostri comportamenti, in un tempo di così
grave crisi economica, politica e istituzionale, passa il bene di un'Italia
allo stremo.
E passa anche la difesa della nostra
storia, resa straordinaria, fin dal 1994, dalla capacità di Silvio Berlusconi
di farsi interprete del sentimento e dei bisogni profondi di un'Italia
semplice, moderata e popolare, fino a quel momento sommersa e silente, e che
grazie al fondatore del centrodestra ha trovato voce e rappresentanza.
Oggi
quell'Italia ci guarda. Condivide il
lacerante senso d'ingiustizia per il trattamento al quale è sottoposto l'uomo
che ha reso forza tranquilla di governo il centrodestra nel nostro Paese.
Ma ci chiede anche di occuparci di lei, di farci carico delle sue gravi
difficoltà, di preoccuparci del futuro dei nostri figli, di evitare salti nel
buio dagli esiti imprevedibili o fin troppo prevedibili. Quell'Italia chiede
oggi al centrodestra di saper coniugare la battaglia per la giustizia e la
difesa dello Stato di diritto con i bisogni di un Paese in difficoltà. Ci chiede di essere all'altezza della
nostra storia, che ha fin qui unito e non contrapposto la vicenda del Paese
e la vicenda di Silvio Berlusconi: non una vicenda personale, ma un paradigma
del "caso Italia" e di quegli squilibri che rendono fragile e
indifesa la nostra democrazia.
A questa Italia noi vogliamo parlare. E in nome di questa Italia noi pretenderemo dal governo, che già è intervenuto su punti qualificanti del programma con il quale ci siamo presentati ai nostri elettori, impegni tanto ambiziosi quanto precisi e inderogabili.
A questa Italia noi vogliamo parlare. E in nome di questa Italia noi pretenderemo dal governo, che già è intervenuto su punti qualificanti del programma con il quale ci siamo presentati ai nostri elettori, impegni tanto ambiziosi quanto precisi e inderogabili.
Signor
Presidente del Consiglio, noi siamo
parlamentari saldamente ancorati al centrodestra, e crediamo nella centralità
della persona.
Siamo perciò orientati al primato della
società e quindi ad uno Stato più leggero e più autorevole e a istituzioni che
funzionano. Siamo determinati a volere una giustizia giusta, meno tasse, meno
burocrazia, meno vessazioni. Crediamo nel vitalismo delle nostre comunità,
nell'iniziativa e nella solidarietà, nella funzione dei corpi intermedi.
Come tali,
lei sa che le chiederemo di rispettare gli impegni assunti e oggi ribaditi per
la detassazione della prima casa, per la riduzione delle imposte sulle
famiglie, sui consumi, sulle imprese, sul salario di produttività, per il
rilancio del Mezzogiorno. Così come ci attendiamo misure di forte
deregolazione, anche sperimentali, delle imprese e dei lavori nella prospettiva
dell'esposizione universale di Milano del 2015, grande opportunità per
mobilitare tutte le energie vitali della nazione entro una data certa.
Riteniamo che per rimettere in moto le energie della nostra societa' c'è
bisogno di incidere con coraggio sulla spesa pubblica e su quel debito che
divora in interessi il futuro delle giovani generazioni, attraverso interventi
di razionalizzazione, attraverso il criterio dei costi standard, attraverso il
principio di responsabilità. Noi siamo consapevoli delle ragioni della
stabilita' nell'Unione Europea. Ma l'Europa che vogliamo deve essere sostenuta
da una visione che ribadisca le sue radici, la sua vocazione atlantica, la sua
missione di pace e di sviluppo verso est e verso sud.
Noi vogliamo fermamente cambiare lo
Stato,
vogliamo istituzioni autorevoli ed efficienti, e crediamo che tanto più questa
esperienza avrà un senso quanto più sarà in grado di produrre riforme
strutturali. Ma riteniamo anche che la nostra democrazia non sarà mai realmente
compiuta fin quando non vi sarà certezza del diritto e nelle relazioni
giuridiche, secondo le regole di una giustizia giusta, efficiente, imparziale,
rispettosa delle garanzie dei cittadini e dell'equilibrio fra i poteri in una
Repubblica democratica fondata sulla sovranità del popolo. In questo
senso, le proposte condivise contenute nella relazione del gruppo di lavoro
politico-istituzionale costituito dal presidente Napolitano dopo le ultime
elezioni rappresentano una valida base di partenza e un'occasione da non
disperdere.
Signor
presidente del Consiglio, colleghi! Oggi votiamo a favore di questo governo
perché domani vogliamo il ripristino di una democrazia dell'alternanza, e
sappiamo che solo riforme strutturali ce lo potranno consentire. Difenderemo con passione e intelligenza
politica il presidente Berlusconi, vittima dell'uso politico della giustizia e
di un'aggressione feroce e implacabile, senza esclusione di colpi, che non ha
risparmiato la sua vita pubblica e privata, politica e imprenditorale. Non
arretreremo di un millimetro dalle battaglie di questi anni. Anzi: tenendo alta
la bandiera della nostra storia, ci impegneremo a realizzare il sogno di Silvio
Berlusconi di un paese libero dall'odio e da ogni tipo di oppressione.
Grazie.
Grazie.
(*Senatrice
del Pdl)
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