(…) Come riconoscono gli attori più autorevoli del dibattito
europeo, quel che è in gioco in queste elezioni è così cruciale che la prima
questione è votare.
La distanza che tanti di noi sentono – noi, malgrado tutto
quel che viviamo – e che sentono tanti nostri concittadini, noi possiamo
contribuire a superarla andando a votare, proprio perché la questione dei
fondamenti è così cruciale. Altrimenti noi non avremo l’energia e le ragioni
per muoverci e, quindi, cercheremo un equilibrio tra l’attivismo e l’ascetismo,
usandolo per non impegnarci fino in fondo.
Si tratta di capire che la vera discussione è sui
fondamenti, allora la cosa diventerà sempre più concreta fino a muoverci
nell’intimo per andare a votare e per continuare questo dialogo nella società
su quel che ci siamo detti, che ci siamo dati come strumenti in questi tempi:
il volantino sull’Europa e il testo della Pagina Uno di Tracce di maggio.
Attraverso questi gesti ancora una volta il Mistero non ci lascia decadere,
perché tante volte, quando ascoltiamo gli avvisi, pensiamo che siano come i
compiti che ci diamo come organizzazione ciellina.
Niente di più sbagliato, perché non basta questo, come
vedete. Gli avvisi che proponiamo sono gesti, gesti attraverso cui, buttandoci
nel reale, noi siamo generati.
Perché soltanto se uno prende in considerazione un avviso,
può verificare che esso è assolutamente pertinente, concreto; l’invito a questi
gesti è la modalità con cui il Mistero non ci lascia affondare nel nulla e
nell’indifferenza totale in cui spesso vediamo che tanti cadono.
Per questo non è prima di tutto per darci una mano
nell’organizzazione, sarebbe una riduzione assoluta dei gesti che ci proponiamo
negli avvisi. Tutti i gesti che proponiamo hanno uno scopo diverso, uno solo:
la possibilità di essere generati, perché ci sfidano a pensare. È una compagnia
che ci diamo per essere generati, perché è impossibile che uno, se legge il
volantino – come abbiamo detto – sull’Europa o la Pagina Uno, non ritrovi
qualcosa che lo genera, è impossibile! Nel fare insieme certi gesti – se poi
uno ti sfida, chiedendoti le ragioni che tu devi dare – vieni generato, e quindi
diventi te stesso. Se noi non ci rendiamo conto del legame che c’è tra gli
avvisi e l’essere generati, come modalità della permanenza di Cristo, della
fedeltà di Cristo alla nostra vita che ci rigenera, che si impone
costantemente, che non ci lascia tregua, noi non cogliamo il valore dei gesti.
Perché questi gesti sono la modalità con cui riconosciamo
ogni volta la pietà verso il nostro niente di Colui che ci genera e che ci
dice: «Guarda, se non vuoi finire nel nulla ti offro questo, ti invito a questo».
Oggi saranno le elezioni, domani sarà il Meeting, dopodomani sarà la Colletta
alimentare o le Vacanze. Se uno ignora tutto questo, come potrà vedere una
carne che lo genera? Saremmo noi a doverci generare con il nostro tentativo,
con tutto il nostro sforzo, con la nostra energia. E noi sappiamo già che esito
ha questo.
Carron scuola di comunità 21 maggio 2014
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