“No, non è la BI-BI-CI, quest’è la RAI, la RAI-TI-VU…”
Questo si cantava in una trasmissione radiofonica di grande successo degli
anni Settanta, condotta da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni.
In quegli anni era obbligatorio celebrare la tv di Stato inglese come la
migliore tv del mondo. Ma da allora essa è caduta in un declino che di recente
si è mutato in discredito.
Ma per il segretario della conferenza episcopale italiana Nunzio Galantino
il tempo dev’essersi fermato, visto l’inno che ha sciolto alla BBC di oggi, non
di ieri, davanti a un consesso di dirigenti della RAI, nel pomeriggio del 7
maggio, nella sede de “La Civiltà Cattolica”:
Evidentemente, nell’additare la BBC a “modello di paragone per un possibile
ripensamento dell’assetto del nostro sistema pubblico”, al segretario della CEI
deve essere sfuggito l’agghiacciante scandalo in cui la tv inglese è incappata
nel 2012 dopo la scoperta post mortem degli atti di pedofilia seriale compiuti
per decenni dal suo lodatissimo intrattenitore e filantropo Jimmy Savile persino
sui bambini degli ospedali che lui stesso finanziava e visitava con la
benedizione della real casa britannica.
Quella BBC che per decenni non ha visto che cosa covava in casa sua è la
stessa che ha trasmesso nel 2006 il filmato “Sex Crimes in the Vatican”, il più
velenoso atto d’accusa mai scagliato contro la Chiesa cattolica in materia di
pedofilia, poi ritrasmesso in vari paesi e in Italia da Michele Santoro ad
“Anno zero”.
Ed è sempre la BBC, nella persona del direttore di Newsnight Peter Rippon,
che ha vietato all’ultimo momento di mettere in onda un lungo servizio di
denuncia contro Savile. Rippon è stato sospeso dall’incarico, ma si è difeso
attribuendo il “cover up” all’allora capo delle news, George Entwhistle, oggi
direttore generale della rete, lì voluto dall’onnipotente presidente dell’ente
radiotelevisivo britannico, Lord Patten, ultimo governatore di Hong Kong,
rettore dell’università di Oxford, cattolico.
La mattina di quello stesso mercoledì 7 maggio monsignor Galantino era
stato a TV 2000, l’emittente di proprietà della CEI, per presentare i due nuovi
direttori della rete, Paolo Ruffini, e dei servizi giornalistici, Lucio
Brunelli.
Senza una sola parola di ringraziamento, nemmeno di routine, ai due loro
predecessori, Dino Boffo e Stefano De Martis, entrambi brutalmente estromessi
l’uno dopo l’altro senza un briciolo di giustificazione. E l’indomani sarebbe
stato cacciato in malo modo anche il direttore dell’amministrazione Marco
Guglielmi. Per tutti e tre è scattata la “damnatio memoriae”.
Eppure TV 2000, con la direzione di Boffo, era risorta da anni di magra,
aveva rivoluzionato i programmi e aveva raggiunto i più alti indici di ascolto
di sempre, attestandosi subito dopo le sette maggiori tv generaliste e in
alcuni momenti della giornata persino sopravanzandole.
All’atto di insediamento dei due nuovi direttori di TV 2000 Galantino ha
invitato anche il SIR, l’agenzia della CEI diretta da Mimmo Delle Foglie, non
però “Avvenire”.
Un motivo in più di inquietudine per il quotidiano della CEI. Al suo
direttore, Marco Tarquinio, ancora brucia l’intemerata che ha ricevuto da papa
Francesco in una pausa del viaggio ad Assisi, per aver dato notizia della
“conferma” in carica dell’allora segretario della CEI, Mariano Crociata, invece
che della sola sua “proroga”, anticamera della già decisa sua sostituzione.
Anche “Avvenire” ha avuto negli ultimi anni una crescita della diffusione,
in controtendenza con quasi tutti gli altri giornali italiani, e nei
primi mesi di quest’anno è ancora cresciuto, passando dalle 114 mila copie di
gennaio alle 116 mila di febbraio alle quasi 118 mila di marzo, al settimo
posto tra i quotidiani generalisti.
Ma dal segretario della CEI lì si aspettano di tutto, visto cosa ha fatto a
TV 2000.
Galantino ha tra l’altro già fatto capire di gradire, anzi, di esigere,
ampi spazi di sua presenza in tv. Questo stesso sabato 10 maggio, dopo
l’adunata con papa Francesco in piazza San Pietro per la scuola, il segretario
della CEI aprirà la prima serata su TV 2000 duettando con il ministro
dell’istruzione Stefania Giannini.
E martedì 29 aprile ha intrattenuto a lungo su RAI 3 gli spettatori di
“Ballarò”, con un Giovanni Floris visibilmente a disagio per la verbosità dell’ospite,
a quanto risulta non di sua scelta ma impostogli.
Il nuovo direttore di TV 2000 Ruffini, un osso duro sia a RAI 3 che a La 7,
dove ha coltivato e lanciato superstar televisive come Fabio Fazio, Sergio
Saviano, Michele Santoro, Daria Bignardi, Corrado Augias e altri non in odore
d’incenso, avrà un bel da fare con un editore decisionista e presenzialista
come Galantino, per di più prediletto da papa Francesco.
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